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Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha pubblicato sul sito del progetto Misura Internet Mobile, il resoconto della campagna 2019 di drive test per la misurazione della velocità delle reti mobili.

L’attività di misurazione è stata svolta da agosto a ottobre 2019 dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in 45 città italiane. Rispetto alla campagna di misurazione dello scorso anno, sottolinea l’Agcom, il resoconto delle elaborazioni complessive sulle tre reti evidenzia un generalizzato miglioramento nelle prestazioni.

Il valore medio della velocità in download è risultato, ad esempio, di oltre 66 Mbps, con un aumento del 111%, mentre la velocità in upload risulta maggiore di 29 Mbps, il 45% in più dell’ultimo anno, considerando le misure statiche (cioè con strumentazione ferma). Considerando invece le misure dinamiche (cioè eseguite in movimento), il valore medio della velocità in download risulta di oltre 50 Mbps, con un aumento di più del 89%, mentre la velocità in upload è di circa 26 Mbps, il 36% in più dell’ultimo anno.

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Tra le città dove sono state registrate le migliori prestazioni nelle misure statiche, evidenzia ancora Agcom, si segnalano in particolare Bologna (102 Mbps in download e 36 Mbps in upload, rispettivamente in aumento del 156% e del 56%), Verona (81 Mbps in download e 33 Mbps in upload, con un aumento del 104% e del 47%), Milano (circa 79 Mbps in download e 34 Mbps in upload, rispettivamente in aumento del 144% e di quasi il 53%) e Bari (70 Mbps in download e 28 Mbps in upload, rispettivamente in aumento del 107% e del 31%).

Il resoconto completo, con metodologie e risultati, è disponibile sul sito del progetto Misura Internet Mobile.

Agcom ha anche pubblicato il primo Osservatorio sulle piattaforme online. Tale Osservatorio, ha informato l’Autorità, avrà una cadenza annuale e si inserisce tra le attività di monitoraggio dei settori di interesse istituzionale dell’Agcom, nella consapevolezza del ruolo assunto dalle piattaforme non solo per i settori delle comunicazioni, ma per l’intera economia e società moderna.

Nel 2018, ha dunque illustrato Agcom, Alphabet/Google, Amazon, Apple, Facebook, Microsoft e Netflix hanno conseguito complessivamente 692 miliardi di euro di ricavi nel mondo, un valore quattro volte superiore a quello delle principali imprese di TLC e media tradizionali.

Le piattaforme, prosegue l’analisi di Agcom, mostrano un’elevata globalizzazione, realizzando quasi la metà del proprio fatturato al di fuori del continente domestico, a fronte di una quota del 15% per le TLC e le media company. Maggiore per le piattaforme è anche la produttività del lavoro: nel complesso, un loro dipendente produce il 53% di ricavi in più di un dipendente delle imprese di TLC e media (0,7 vs. 0,4 milioni di euro per dipendente).

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L’Osservatorio ha rilevato anche che, in media, le piattaforme online presentano una profittabilità lorda del 49% e un margine operativo pari al 21% dei ricavi, corrispondente a 24 miliardi di euro. Ingenti sia le spese sostenute dalle piattaforme in innovazione (13 miliardi in media nel 2018), sia gli investimenti in asset patrimoniali (195 miliardi complessivi in 3 anni). Molto elevate, prosegue l’Osservatorio dell’Autorità, risultano la redditività del capitale proprio (32% in media negli ultimi 3 anni) e del capitale investito (15% il ROI medio degli ultimi 3 anni). Valori decisamente superiori a quelli rilevati per le principali TLC e media company e per le oltre 2.000 maggiori imprese italiane.

A livello mondiale, le piattaforme considerate occupano le prime posizioni in tutti i settori di attività in cui operano, e le quote di mercato delle piattaforme che si collocano al primo posto non sono mai inferiori al 30%. Anche la diffusione presso gli utenti nei servizi gratuiti offerti dalle piattaforme appare molto concentrata, con gli individui che, per la fruizione di un servizio, si rivolgono per lo più esclusivamente alla piattaforma prevalente.

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Inoltre, prosegue Agcom, nei settori in cui le piattaforme sono i principali operatori si riscontra la sussistenza di ostacoli per la crescita per i nuovi entranti: nel 2018, si stima che un’impresa, per raggiungere la soglia di profitto nel mercato mondiale dell’e-commerce, debba realizzare oltre 50 miliardi di euro di ricavi, mentre il break-even point di un motore di ricerca è stimato al di sopra dei 20 miliardi; superiore ai 10 miliardi anche la dimensione ottima minima di un social network non specializzato.

Sotto il profilo dei dati acquisiti dalle piattaforme, Agcom stima che il valore annuo di quelli generati dagli utenti attraverso ricerche (search), social network e intrattenimento gratuito oscilli tra i 10 e i 40 euro per utente. Peraltro, il valore dei dati individuali riflette la disponibilità a pagare dei cittadini: i dati di un utente medio statunitense valgono, ai soli fini pubblicitari, circa 150 euro in un anno nel search e oltre 90 euro nei social, tre volte tanto quelli degli europei, e 15-18 volte quelli degli utenti che si trovano in Paesi in via di sviluppo, conclude l’analisi di Agcom.

Il report completo è disponibile sul sito dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

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