Advisor: il nuovo ruolo della system integration

A colloquio con Andrea Navalesi, ad di Sinergy che, in Italia, negli ultimi 12 mesi, ha visto crescere di 20 volte la richiesta di gestione delle infrastrutture aziendali.

Efficienza e risparmio. Uguale ma diversa rispetto al passato, oggi la richiesta che arriva dalla grande industria italiana a chi si occupa di Information technology è di soluzioni cloud per disporre di «infrastrutture sicure e affidabili a un prezzo certo e con tempi di implementazione altrettanto definiti».

Si capisce allora come raddoppiare la produttività dei datacenter sia l’argomento preferito di Andrea Navalesi (nella foto), amministratore delegato di Sinergy, system integrator milanese avvezzo a lavorare all’interno delle infrastrutture aziendali per realtà enterprise del calibro di Vodafone.

Proprio per quest’ultima, la realtà sul mercato dal 1994, e presente nel resto del territorio italiano con sedi a Torino, Genova, Roma, Padova e Bologna, ha di recente curato la realizzazione di un’infrastruttura as a Service, «prodromo di quella nuvola di cui tanto si parla».

Qui, a tener banco, sono Sla garantiti e standard Itil v3 diversamente applicati «per ottenere una diversa percezione del costo e della fruizione delle tecnologie – sottolinea Navalesi –, chiamate a offrire tutta una serie di servizi al resto dell’azienda tenendo conto che, oggi, molti progetti, anche di mobility, non partono più dalla divisione It ma dal marketing imponendo ai Cio di modificare il proprio ruolo in azienda».

Si spiega anche così l’evoluzione del mestiere dei system integrator chiamati al tempo della comunicazione via cloud, della virtualizzazione e della consumerizzazione dell’It a spiegare nel dettaglio alle aziende come mettere in sicurezza le applicazioni aziendali mission critical partendo dall’advisory, come nel caso di un cliente come Gruppo Luxottica, e non dal numero di licenze per la data loss prevention da acquistare.

In tal senso il racconto di Navalesi è di realtà enterprise pronte «ad affidare a terzi qualcosa di proprio». Una richiesta di presa in carico delle infrastrutture (che, però, non corrisponde, per forza di cose, ad altrettanti progetti effettivamente realizzati) cresciuta, secondo il numero uno di Sinergy, di venti volte negli ultimi 12 mesi «sotto il segno dei managed services». Non senza una serie di rischi per la sicurezza «che non tutte i manager italiani, spesso accaniti utilizzatori di strumenti come Dropbox, mostrano di aver compreso fino in fondo».

Forte di 27 partnership ai massimi livelli siglate in quasi vent’anni di attività con altrettanti hardware e software vendor, tra cui Symantec, Ibm, Hp nelle aree security, storage, system server & desktop e networking, la ricerca per Sinergy è, dunque, «di alleanze tecnologiche con realtà in grado di fornire, oltre a un ampio portafoglio prodotti, metodologie trasferite attraverso certificazioni così da far nostro – conclude Navalesi – un approccio nella proposizione delle diverse tecnologie che possa trasformarsi in best practice».

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