Secondo Idc, da anni il settore registra una crescita continua. Nelle pagine seguenti, otto responsabili It testimoniano l’elevato livello d’attenzione, illustando le soluzioni implementate in azienda
Aumentare la produttività, migliorare il customer service, espandere i mercati di riferimento, ma anche ampliare l’offerta con nuovi prodotti, abbattere i costi e adeguarsi alle ultime normative. Sono queste, oltre alla frammentazione delle informazioni e alla difficoltà di una gestione ordinata dei dati, le motivazioni che stanno spingendo sempre più imprese ad abbracciare le soluzioni di Business intelligence disponibili sul mercato. Un’indagine europea, condotta da Idc a marzo di quest’anno su un campione di 380 aziende, rivela che il 65,5% delle realtà intervistate ritiene la Bi una priorità e conta di affrontare il tema entro un anno. Il 73,7% al massimo entro i tre. Lo faranno con il supporto e la sponsorizzazione del management aziendale nel 72,4% dei casi, un dato che testimonia quanto sia alta anche l’attenzione della componente business su una tipologia di strumenti in grado di dare impulso alle prestazioni aziendali nel senso più ampio.
«Il mercato della Business Analytics è sano – ha esordito Fabio Rizzotto, It research manager di Idc Italia -. I dati di mercato confermano l’andamento positivo di questo settore, che da anni, a differenza di altri, dimostra una crescita costante per i continui investimenti effettuati da parte delle aziende. In particolare, il mercato italiano registra un incremento a tassi medi attorno all’8%. Per la precisione, nel 2007 il segmento ha raggiunto i 164 milioni di euro di investimenti con una crescita del 7,9% sul 2006, tasso che si manterrà invariato nel 2008, ma incrementerà fino all’8,5% nel 2009».
Ancora più dinamica è la giovane componente di Business performance management e Financial performance, che nel 2007 ha realizzato in Italia un giro d’affari pari a 33,7 milioni di euro e una crescita del 12% sul 2006.
«A differenza di quanto accade in altre aree tecnologiche emergenti – ha proseguito Rizzotto -, l’Italia mostra di stare al passo con il trend di crescita europeo. Senza dubbio questo è dovuto alla maturità di alcune componenti di questo mercato, ma anche al fatto che le aziende italiane, soprattutto le medie e grandi imprese, sono estremamente consapevoli dell’importanza di investire in queste aree per gestire le complessità con cui devono confrontarsi quotidianamente».
Ma se l’importanza di queste tecnologie è fuori discussione, l’atteggiamento nei confronti di una possibile standardizzazione delle piattaforme che le aziende hanno acquistato nel tempo sembra registrare un’apparente schizofrenia.
In base all’indagine condotta da Idc, il 44,5% dei 380 intervistati si è dichiarato favorevole al consolidamento dei tool di Bi, mentre il 35,1% si è detto contrario.
«La dicotomia tra consolidamento e proliferazione – ha sottolineato Rizzotto – è un argomento che tocca soprattutto le grandi realtà, dove nel corso dei decenni si è investito molto in Business intelligence e, quindi, c’è una stratificazione di soluzioni che richiede una razionalizzazione. Se c’è una netta tendenza verso il consolidamento, è altrettanto vero, però, che ancora oggi tante aziende acquistano soluzioni puntuali. D’altra parte una scelta non esclude l’altra: un’azienda, infatti, può consolidare delle soluzioni implementate nel corso degli anni, ma decidere anche che una specifica soluzione sia per il momento svincolata dalla piattaforma di riferimento, dal momento che opera su processi che possono essere disallineati o su aree diverse. Oggi, poi, le aziende si trovano nella posizione di poter decidere di continuare ad acquistare soluzioni puntuali, sfruttando tutta una serie di nuovi standard in grado di dialogare con tutte le piattaforme. In passato questo era più difficile, visto che spesso gli strumenti di Bi erano fortemente customizzati ed era, quindi, difficile garantire il tema dell’integrazione e del dialogo».
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- Il credo della Bi dallo sportello alle decisioni strategiche
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- L’importanza di normalizzare le anagrafiche di prodotti e clienti
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- Fondamentale il lavoro di consolidamento dei dati
- La reportistica al servizio della cultura
- Conclusioni





