Nasce l’intesa per un Linux standard universale

Quattro dei principali distributori dell’Os open source, ovvero Caldera, SuSe, TurboLinux e Conectiva, hanno creato l’iniziativa UnitedLinux, con l’intento di sviluppare e certificare una versione comune del sistema operativo per le imprese. Molti big hanno già dato supporto alla piattaforma.

Anche se il sistema operativo Linux ha costruito la propria fama sul fatto di essere “libero” e ha generato il filone dell’offerta open source, c’è anche l’altra faccia, più commerciale, della medaglia. Molti vendor sono saliti sul carro dell’Os, spostando progressivamente l’ago dello sviluppo verso il business, chi (come Ibm) creando addirittura dei mainframe specializzati, chi semplicemente aggiungendo “valore” alla distribuzione dell’Os.

Ora, questo mercato inizia a maturare, tant’è che alcuni big player iniziano a unire le forze. Nel tentativo di bloccare ulteriori frammentazioni nel mondo Linux, infatti, quattro dei principali distributori, ovvero Caldera, SuSe, TurboLinux e Conectiva, hanno creato l’iniziativa UnitedLinux, il cui intento primario è lo sviluppo di «un’unica distribuzione del sistema operativo indirizzata agli utenti aziendali», come ha affermato Orlando Zanni, responsabile di Caldera per Italia, Grecia e Turchia. Come si può notare, dal gruppo manca Red Hat, considerata la leader del settore e, quindi, vista da tutti gli altri come il concorrente diretto da fermare. Se Red Hat ha una quota di mercato migliore, stando alle stime dei ricercatori di mercato, altri minori, come Mandrake e Debian, resteranno fuori dal gioco, almeno per ora. «Non siamo preclusi a nessuno – si è affrettato a precisare Robert Loos, country Manager di SuSe Linux Italia – purché accetti le regole che ispirano il consorzio». Da Red Hat sono giunti per ora commenti attendistici all’iniziativa: «Se questo è uno sforzo per consolidare le distribuzioni, allora si tratta di uno sviluppo positivo – ha dichiarato a Linea Edp il marketing manager europeo Fiona Phelps -. Ma nel mondo Linux il supporto è tutto e il nostro Advanced Server già ora lo possiede. Il tempo ci dirà se UnitedLinux potrà raggiungere lo stesso livello».

Ciò che uscirà dal lavoro congiunto di UnitedLinux sarà un codice unificato pensato in primis per le architetture a 32 e 64 bit di Intel e Amd, nonché per la gamma eServer di Ibm. Il prodotto, che sarà disponibile in versione multilingue, supporterà gli standard Lsb, Li18nux e Gb18030. Non solo il kernel sarà comune, ma anche l’interfaccia desktop (Gnome o Kde), le applicazioni di networking e i tool di sviluppo (come la libreria C o il compilatore Gnu C/C++). La disponibilità è prevista già per la fine del 2002. Ognuna delle aziende partecipanti proporrà un proprio box, con il marchio dell’Os sin qui proposto in proprio (OpenLinux per Caldera o Enterprise Server per SuSe, per esempio), tutti però completati dalla dicitura “Powered by UnitedLinux”, a sottolineare come il contenuto di base sia il medesimo. Come si può notare, le citate Intel, Amd e Ibm sono fra i primi sostenitori dell’iniziativa, insieme ad altri big dell’It, come Hp, Sap, Computer Associates, Nec, Fujitsu Siemens, Borland Software e Progress.

L’annuncio dovrebbe essere accolto positivamente dalla comunità degli sviluppatori, che finora hanno dovuto adattare il proprio lavoro alle caratteristiche delle differenti distribuzioni. Tuttavia, c’è chi ha fatto notare che dall’intesa potrebbe nascere una lobby capace di controllare i futuri sviluppi del sistema operativo e, quindi, in contrasto con lo spirito libero e di massima condivisione che ha fin qui caratterizzato la crescita di Linux. «Certamente c’è la proprietà intellettuale sul marchio – hanno rassicurato Zanni e Loos – ma il codice sorgente di UnitedLinux e gli sviluppi saranno messi come sempre in comune».

Inoltre, va aggiunto che SuSe, TurboLinux e Conectiva sono società private e, dunque, è più difficile avere informazioni certe sulle cifre di ciascuna. Di certo, più o meno tutte hanno di recente licenziato e si sono riorganizzate. Il fatturato di Red Hat (21 milioni di dollari) non è molto più alto di quello di Caldera (17 milioni), ma l’andamento azionario ha sin qui retto meglio allo sgonfiamento della bolla delle dotcom. Per quanto riguarda i riflessi dell’intesa sul mercato italiano, detto che TurnoLinux e Conectiva non sono presenti, qualche problema potrebbe sorgere per Caldera e SuSe a livello di canale, al quale entrambe le aziende si appoggiano massicciamente: «Non ci sono ancora stati incontri diretti a livello locale – affermano Zanni e Loos – anche se è probabile che ognuno continui a seguire la propria strada commerciale, anche perché, al di là di UnitedLinux, le due aziende hanno un’offerta diversamente posizionata e connotata».

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