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2016, cinque trend da seguire

Sicurezza, Data Center Transformation, Big Data, IoT e Mobility sono i cinque assi lungo i quali si svilupperà l’innovazione Ict dei prossimi mesi. Ecco come e anche perché.

Sicurezza
Nei prossimi dodici mesi, la sicurezza sarà certamente la base prioritaria sulla quale si dipaneranno investimenti e tempistiche di riprogettazione dell’Ict. L’osservazione nasce dagli avvenimenti internazionali della fase finale del 2015, che hanno avuto luogo in parte anche per la disomogeneità nella raccolta e trasmissione di informazioni sensibili nella lotta al terrorismo. I sistemi informativi dovranno essere migliorati e controllati, processi costosi per denaro e tempo e che impattano anche su tutte le altre operazioni. Aumenterà quindi importanza e posizione nell’organigramma del Cso, chief security officer.
Sempre per la nuova spinta internazionale le varie declinazioni nazionali di security, safety e privacy subiranno un’accelerazione nei processi di equiparazione. Certamente nel breve volgere di un anno non saranno del tutto uniformate, ma nella classifica delle complicated legal decisions scenderanno verso le questioni in via di risoluzione.

Data Center Transformation
Nonostante tutto venga semplificato da interfacce immediate e processi ben strutturati, da qualche parte i dati e il software devono risiedere e gli scambi devono essere instradati, secondo architetture che vengono modificate dalle necessità reali. La Data Center Transformation è quindi il vero nodo, l’argomento al quale chi produce e vende infrastruttura deve prestare la massima attenzione, pena l’uscita dal mercato più competitivo che esista. E ovviamente la richiesta di sicurezza è urgente.
Nel 2015 il settore dovrebbe chiudere a 142 miliardi di dollari, con un decremento del 3,8% sul 2014 ma nelle unità più che pareggiato dall’apprezzamento del dollaro; anche il 2016 presenta al momento rischi di decrescita.
Ma all’interno dei data center esistono nicchie in grande crescita: una di queste è la data center fabric, il tessuto di piccoli nodi interconnessi che dovrebbe crescere dai 5 miliardi del 2014 ai 15 miliardi del 2019, con una crescita composta del 24% annuo  e valori ancor maggiori per il subsegmento degli switch.

Big Data
La richiesta di maggior controllo internazionale spingerà ulteriormente anche il settore dei big data: si tratterà di raccogliere, integrare e scambiare moltissime informazioni riguardanti centinaia di milioni di persone nei cinque continenti.
Sono grandi, anche se strutturati, i dati del machine to machine, che ampliano le possibilità delle industrie. Sempre M2M, eventualmente con l’intermediazione d’una piattaforma specializzata, sono le informazioni scambiate tra le auto nella spinta verso l’adaptive cruising, la guida assistita.
Altri rivoli d’innovazione contribuiranno a produrre dati non strutturati, anche se più facili da arricchire con metadati di catalogazione: le personal analytics e i nuovi video. Ciascun individuo è da tempo produttore d’informazioni volontarie ed involontarie, che aumenteranno di molto grazie alla raccolta di info prodotte da altri e riguardanti i singoli e soprattutto arricchite dalla diffusione di smartwatch e wristband, con dati georeferenziati. L’analisi di questi dati per curiosità del singolo, per necessità del professionista (personality analytics) o anche per morbosità del fan sono un trend la cui esplosione metterebbe a dura prova qualsiasi architettura di memorizzazione ed analisi.
Molto più disruptive sono i nuovi video, quelli da telefonino pubblicabili su Facebook, quelli ripresi dai droni, quelli delle videocamere intelligenti di luoghi sotto controllo e forse anche quelli della retromarcia delle automobili. Ma le due piattaforme Ict più innovative sono quelle dei droni (per il 2016) e connected cars (2017). I dispositivi volanti, che in Italia sono stati liberalizzati sotto i 300 grammi di peso, potrebbero generare situazioni a priori imprevedibili.
In questa categoria, infine, si segnalano due sub-trend strutturali: l’avanzata dell’approccio Spark da contrapporre ad Hadoop, e la fissazione del dirigente che vuole il riconoscimento nella figura del Cdo, il chief data officer.

Internet of Things
La si ritrova in quasi tutti i trend esaminati, ed è quindi a sua volta un trend: è la IoT, internet of things, il paradigma che consente d’inserire in rete qualsiasi oggetto che può essere passivo o attivo, di sola raccolta informazioni (come nei supermercati) o attivo (come il controllo della caldaia su telefonino). Non bisogna dimenticare che qualsiasi oggetto in rete può essere anche una minaccia, certo, ma i rischi vanno valutati caso per caso. Al momento le regole della comunicazione mettono troppe cose nel calderone dell’IoT, e il fumo rende difficile distinguere i buoni bocconi dalle bolle del brodo.
Per fare un esempio forte, nel 2016 vedremo finalmente in Italia la rivoluzione del controllo in tempo reale del consumo di energia elettrica, che dovrebbe portare a risparmi del singolo e della rete, alla riduzione dei blackout e all’eliminazione dei conguagli pluriennali, con un significativo efficientamento complessivo del sistema. E fa IoT anche l’automobile connessa, il cui software, come recentemente assurto alle cronache mondiali, può fare grossi scherzi anche se il device non è connesso alla rete (e figuriamoci se lo è).

Mobility
Lo schermo principale della nostra giornata è ormai quello del telefonino, che possiamo dire essere la promesse mantenuta dalla mobility. Questi dispositivi tascabili sono davvero la soluzione ad un mondo più complesso che ora trova ordine; gli altri dispositivi mobili, come tablet o smartwatch, svolgono funzioni di supporto. Nel 2016 è attesa la diffusione di servizi efficienti di consegna non all’indirizzo di casa, usando i punti vendita in modalità hub & spoke per il ritiro di merci acquistate prevalentemente tramite app su cellulare o tablet. In Italia, in particolar modo, si confida in una forte crescita dell’e-commerce, al momento usato da circa il 4% dei consumatori. Un’altra funzione in mobilità sarà l’integrazione tra lo smartphone e la vetrina o lo scaffale del negozio, secondo i principi del neuromarketing e dell’ambient proximity. E se l’app diventa vetrina, anche quello schermo cercherà d’indovinare i desideri del suo padrone.

 

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