2002 in rosso per Philips

Il colosso olandese ha archiviato un Q4 con perdite superiori a quelle riportate un anno fa, e un intero esercizio fiscale con risultati negativi per 3,2 miliardi di euro

12 febbraio 2003 Si allarga la macchia rossa sui bilanci di Royal Philips Electronics. Per il quarto trimestre dell’esercizio fiscale 2002 il colosso olandese ha, infatti, annunciato perdite per 1,53 miliardi di euro, o 1,20 euro per azione, rispetto agli 1,06 miliardi, o 84 centesimi di euro per azione, in meno registrati nel medesimo periodo dell’esercizio precedente. Tra le cause principali, la svalutazione delle azioni possedute dal vendor in Atos Origin e nella joint-venture Lg.Philips Displays, stipulata con la sudcoreana Lg Electronics. E ora, per bocca di Gerard Kleisterlee, Ceo della società, si torna a parlare di riduzione dei costi e dei debiti, dopo le già drastiche misure adottate a partire da maggio del 2001, costate il posto al 15% dell’intera forza lavoro.
A peggiorare le cose, l’indebolimento del dollaro sulla moneta unica europea che, nella trimestrale considerata, ha prodotto un decremento nelle vendite nell’ordine del 4%, rispetto al pari periodo di un anno fa. Al termine dell’esercizio fiscale 2002, Philips ha così riportato perdite record per 3,2 miliardi di dollari e profitti per 208 milioni di euro, in linea con le sue stesse previsioni. A pesare in maniera significativa sono stati soprattutto i risultati negativi registrati negli ultimi tre mesi dell’anno nel settore dei semiconduttori, dove le perdite operative sono cresciute fino a toccare quota 312 milioni di euro, mentre le vendite hanno registrato un incremento del 7% rispetto a un anno fa, e del 4% se paragonate alla trimestrale precedente. Allo stesso tempo, le vendite registrate nel business dell’elettronica di consumo sono crollate dell’11%, fino a raggiungere i 2,88 miliardi di euro. Nel quarter recentemente conclusosi, Philips ha comunque ridotto di 1,7 miliardi di euro i propri debiti, fermi ora a quota 5,25 miliardi.

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