Sistri: se la procedura digitale non partirà il 30 giugno, si torna alla carta

Secondo il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, se la tracciabilità elettronica dei rifiuti non funzionerà a dovere nei termini previsti dalla legge si potrebbe andare verso lo stop totale del sistema, per tornare alle vecchie procedure burocratiche, “con tutti i problemi che questo comporta”.

Il Sistri partirà davvero il prossimo 30 giugno? Il sistema elettronico per la tracciabilità dei rifiuti, che avrebbe dovuto assestare un colpo mortale o quasi ai traffici illegali dell’ecomafia, sta rischiando di perdersi in un pozzo senza fondo. A sentire il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, «stiamo lavorando per fare quello che è previsto dalla legge, far entrare il Sistri in funzione entro il 30 giugno». Aggiungendo, però, che «se il sistema non dovesse funzionare, dovremmo rassegnarci a quello cartaceo, con tutti i problemi che questo comporta».

Ancora nessuna certezza, quindi, sulla reale capacità del Sistri di sostituire tutta la burocrazia di carta che finora ha regolato i trasporti dei rifiuti speciali in Italia. L’idea del controllo elettronico, attraverso chiavette usb e scatole nere installate sui camion, risale al 2007 per poi concretizzarsi nel 2009 con l’ex ministro Stefania Prestigiacomo. Eppure il sistema non è mai stato pienamente operativo, collezionando una serie di rinvii (sette in totale) mentre circa 400.000 aziende hanno già pagato diversi contributi per questo servizio fantasma alla Selex service management, società del Gruppo Finmeccanica cui il Governo ha affidato la gestione di questa rete digitale. Il “click day” dell’ottobre 2011, che doveva saggiare il buon funzionamento del Sistri, si tramutò in un flop tra guasti, errori di trasmissione e perplessità dei trasportatori.

Una recente inchiesta di Repubblica ha svelato il controverso contratto “segreto” firmato nel 2009 tra Selex e ministero dell’Ambiente, con tutto il suo corollario di vantaggi per Finmeccanica. A cominciare dal rischio economico interamente a carico dello Stato (e delle aziende che pagano i contributi), per gli investimenti nelle infrastrutture tecnologiche che dovrebbero sorvegliare il transito dei rifiuti nell’intera Penisola. Finora Selex ha incassato un centinaio di milioni di euro dagli iscritti al sistema, 70 milioni nel 2010 e 30 nel 2011, mentre il pagamento 2012 è slittato al 30 novembre prossimo.

Selex ha cercato di difendersi. «Abbiamo fatto diversi test che hanno coinvolto sia Legambiente sia l’Università di Roma: il sistema funziona anche con carichi molto superiori a quelli richiesti – ha dichiarato il presidente e amministratore delegato della società, Massimiliano Veltroni -. Oggi le aziende spendono tra i 750 e gli 800 milioni l’anno per la tracciabilità cartacea dei rifiuti. Con il Sistri spenderanno il 70% in meno, secondo me anche oltre». Intanto la DigitPa (l’Ente nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione) sta verificando, come ha ricordato il ministro Clini, le caratteristiche tecniche del Sistri e dovrebbe consegnare la sua relazione entro la fine di maggio.

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