Primo ostacolo per il Jtc?

L’iniziativa per l’interoperabilità dei tool di sviluppo Java, appena partita, fa già i conti con le due grandi assenze: Borland e Ibm.

8 gennaio 2004

L’iniziativa per l’interoperabilità dei tool di sviluppo Java, fatta partire da Sun, con l’avallo di Bea, Compuware, Oracle, Sap e Sas, la Jtc, Java Tools Community, suscita già polemiche.


Facile comprendere da dove provengono. Sufficiente scorrere la lista dei nomi e scovare le assenze. Nobili: Borland e Ibm. Due società, cioè, che da sole detengono una ottima fetta del mercato dei Java Ide (Integrated developmnent environment), cioè degli ambienti di sviluppo. Il che è in evidente contrasto con la funzione d’uso della Jtc: fare gruppo.


Qui il gruppo, invece, sembra essere già incompleto prima di partire.


Ma perché è successo questo?


Come in tutte le grandi operazioni, le cause sono difficili da individuare. Vanno, quindi, ricostruire.


C’è che Joe Keller, per esempio, che di Sun è direttore marketing di Java, dei tool e dei Web service, giura di tenere sempre la porta aperta alle due grandi assenti.


Peraltro, Borland stessa, per voce del suo general manager del java business group, George Paolini, ritiene prematura l’iniziativa: lasciate che si esprima nel merito il Java Community Process (Jcp), e poi vedremo, sostiene.


Anche i responsabili marketing di Bea, peraltro, ammettono che ci sia ancora molto lavoro da fare per definire struttura e ruoli del Jtc. Ma, intanto, la società c’è.


E mentre da Armonk non giungono voci in merito, vale la pena di capire come, presumibilmente, opererà il Jtc.


Scontata l’andatura a braccetto con il Jcp, al quale andranno sottoposte le Java Specification Request (Jsr), registrati i commenti e adeguate le risultanti Api da dare in pasto ai tool Java.


Nonostante ciò, non pare esserci nel carnet delle prime cose da fare la costruzione di un kit per la compatibilità dei test su Java, cosa che invece aiuterebbe molto sulla strada di una voluta e cercata standardizzazione dello sviluppo.


Insomma, quello che rischia il Jtc è di essere una duplicazione di iniziative analoghe condotte in passato (qui, di nuovo, c’è il numero degli aderenti): il recente incontro novembrino delle Api di WebSphere e WebLogic, o la specifica Jsr 198 di Oracle di due anni fa. E il silenzio assordante di Ibm parrebbe confermarlo. Non foss’altro che, ad Armonk, il gran rifiuto di Sun a Eclipse pare se lo siano legato al dito.

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