L’Anie in prima fila per una corretta definizione dei diritti d’autore sulle apparecchiature digitali

Per adeguarsi alle direttive europee. La Siae vorrebbe estendere la regolamentazione che riguarda le tecnologie analogiche anche al digitale. Ma le associazioni di categoria, l’Anie prima fra tutte, sono assolutamente contrarie

A fronte di una direttiva comunitaria, in molti paesi europei, Italia
compresa, sono in via di approvazione leggi che dovrebbero estendere ai
dispositivi digitali (personal computer, stampanti, cellulari, masterizzatori e
lettori Mp3) la tutela del diritto d’autore. Ma quella che si profila
all’orizzonte, almeno per quanto concerne il nostro Paese, è una semplice
estensione delle attuali tasse imposte dalla Siae sulle apparecchiature
analogiche.


Questa decisione sta creando un grosso fermento in seno alle organizzazioni
di categoria, che non sono assolutamente d’accordo con quella che definiscono
una decisione iniqua, che potrebbe rivelarsi una sorta di boomerang: ossia
anziché tutelare la proprietà intellettuale potrebbe a un danno di grave entità
per i consumatori, per gli artisti e per l’industria.


Tra i più attivi nei confronti della disputa contro le nuove potenziali leggi
in tema di protezione dei diritti di autore troviamo l’Anie, la federazione
nazionale delle industrie elettrotecniche ed elettroniche, che tra i circa 1.000
soci annovera anche l’associazione nazionale delle telecomunicazioni e
dell’informatica, ossia quell’organo che riunisce le società operanti in Italia
nella ricerca, nello sviluppo, nelle fornitura nell’installazione di
apparecchiature e sistemi Ict.


L’Anie è d’accordo sul fatto che sia corretto esigere un compenso anche sui
dispositivi digitali, ma la definizione di questo compenso deve avvenire in modo
equo, impiegando strumenti adatti e non semplicemente decidendo di estendere
l’attuale sistema di tassazione, che si rivela obsoleto e non rilevante per la
distribuzione di contenuti in forma digitale. «Se si continua con il sistema
dei compensi dell’era analogica
– ha sostenuto Salvatore Randi, presidente
dell’associazione telecomunicazioni e informatica – non ci sarà più nessun
tipo di incentivo per l’industria a trovare nuovi sistemi di protezione
tecnica
».


Sono disponibili, propone l’Anie, soluzioni tecnologiche come il Technical
Protection Measurement (controlla l’accesso ai contenuti) e il Digital Rights
Management (individua chi accede ai contenuti) che, se impiegate, potrebbero
consentire la riscossione di un compenso basato sull’utilizzo reale e non
ipotetico. Sul mercato si trovano già prodotti che incorporano questi
sistemi.


La direttiva europea deve essere applicata entro dicembre del 2002 e quindi
per quella data bisognerà aver preso una decisione definitiva. Per questo
l’Anie, che è deputata dal sistema confindustriale a rappresentare il mondo
dell’industria elettrotecnica e dell’Ict, vorrebbe condurre sul tavolo delle
trattative la Siae al fine di riuscire a trovare una via più corretta per la
riscossione dei nuovi compensi.


Nella sua campagna per un’equa tassazione, l’Anie si è
schierata a fianco dell’Eicta, organismo istituito lo scorso ottobre a Bruxelles
come rappresentante di 18 associazioni Ict europee e di 45 aziende
multinazionali che operano nel nostro continente. L’Eicta ha creato un sito (www.eicta.org)
attraverso il quale fornire informazioni ai propri associati e a chiunque
intenda essere informato sulla situazione inerente le normative sul copyright.

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