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Microservizi: Kubernetes semplificato dalla community

La teoria dei microservizi è tutto sommato semplice, ma la pratica no, dato che qualsiasi architettura a microservice si traduce in centinaia o migliaia di container di cui bisogna gestire l’allocazione di risorse e il ciclo di vita e quasi sempre per farlo si usa Kubernetes.

Però è anch’esso una piattaforma, che richiede tempo e impegno prima di saperla usare con una certa disinvoltura.

Uno dei punti di forza di Kubernetes è che ha intorno una community di sviluppatori e software house che stanno facendo nascere moduli aggiuntivi di particolare interesse.

Si tratta di una piattaforma relativamente giovane e le sue espansioni lo sono ancora di più, quindi spesso si tratta di sviluppi preliminari. Ma per gli ambienti IT con le debite competenze sono disponibili alcuni progetti che potenziano le funzioni della piattaforma di base.

Per la gestione in senso più ampio dei cluster Kubernetes è nato ad esempio Kubed. Il nome sta per Kubernetes daemon e questo spiega la natura del progetto.

Si tratta in sintesi di un singolo processo demone che abilita alcune funzioni specifiche: snapshot periodici del cluster, un “cestino” per gli oggetti cancellati che permette di recuperarli, notifiche via mail e SMS, pulizia dei dati di log e via dicendo.

La dashboard di monitoraggio di Kubernetes

Sempre in tema di gestione generica, Kubicorn permette di usare un approccio dichiarativo nella gestione di Kubernetes in cloud.

Un po’ come in Puppet, l’utente usa un linguaggio per descrivere lo stato voluto del cluster e Kubicorn fa in modo che questo venga raggiunto e mantenuto, usando gli appositi componenti e funzioni di Kubernetes stesso.

Lo stato può anche essere definito con uno snapshot del cluster, che farà da base per successive configurazioni.

Ci sono poi numerosi progetti che non hanno obiettivi di gestione altrettanto trasversali ma si concentrano su aspetti specifici.

Ark ad esempio si collega al disaster recovery dei cluster Kubernetes perché prevede il salvataggio dello stato di un ambiente containerizzato usando lo storage cloud di AWS, Google o Microsoft Azure.

Sonobuoy invece si occupa della “certificazione” degli ambienti Kubernetes: dato che le installazioni della piattaforma sono spesso molto personalizzate, il software verifica che siano ancora abbastanza standard da poter recepire gli update alla piattaforma.

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