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Huawei verso una fabbrica italiana

La storia di Huawei è molto interessante, e parte da lontano. Il nome può essere tradotto come “Successo cinese”, dove “cinese” è in realtà l’ideogramma del fiore, reso pittoricamente nel rosso logo dell’azienda. L’attività è stata iniziata nel 1987 da Ren Zengfei, nella distribuzione di apparecchiature di rete telefonica, ma subito l’azienda, per far crescere il proprio business, ha deciso di costruire i propri dispositivi.
L’iniziativa non fu favorita dall’ambiente cinese, che non ha permesso una crescita facile da Huawei; comunque, anno dopo anno, l’azienda attrae nuovi esperti di telecomunicazioni”. E’ questo il racconto di Leon He, Presidente dell’Enterprise Business Group in Europa Occidentale fin dal 2012. Prima di questa qualifica ha svolto numerose funzioni dal 1998, anno del suo ingresso in azienda. L’abbiamo incontrato durante la prima Convention europea, la HCCEU2016 che si è appena svolta a Praga.
Reclutare personale competitivo è sempre una questione complessa, soprattutto per una forza in fase ancora embrionale rispetto a leader consolidati. “Huawei aveva bisogno di più esperti di telecomunicazioni di quanti non fosse in grado di attrarre, quindi la sua forza lavoro crebbe anche con esperti It”, continua Leon. Questa scelta di fatto amplia l’attività dalle telecom pure verso quello che oggi è il cloud computing, uno dei perni dell’oggi.

In qualche modo, l’avvio del business in Italia somiglia agli inizi in madrepatria. Per mappare le sue possibilità, Huawei iniziò a parlare con le aziende locali. Dopo qualche tempo arrivarono i primi contratti, e l’attività cresce di anno in anno. Oggi, i suoi clienti includono Fastweb, Telecom Italia, Wind e molte altre aziende.

Presentati in occasione dell’ultimo Cebit di Hannover, i server KunLun sono macchine di fascia alta con cuore Intel Xeon, disponibili nelle versioni a 8, 16 o 32 socket.

Huawei vuole primeggiare in tutti i campi del suo interesse. KunLun, la famiglia di server mission-critical basata su chip Intel, ne è un esempio. Prende il suo nome alle montagne più alte in Cina: si tratta di una metafora che mostra l’obiettivo della società, il desiderio di raggiungere i punti più alti.

Verso una fabbrica in Italia

Oggi, la fabbrica digitale è forse la più grande sfida mondiale. Il piano tedesco Industrie 4.0 sta ottenendo grandi risultati. In Cina, l’obiettivo nazionale è raffigurato nel framework China Manufacturing 2025. “Abbiamo già alcune esperienze e contratti in questo settore”, spiega il Presidente, confermando che oggi questa parte rappresenta una piccolissima parte del fatturato globale di un colosso, “ma Huawei sente questa direzione come la più importante nel prossimo futuro”.
Come risultato combinato di competenze e sviluppo, “Huawei amerebbe fare un’esperienza con una società di vetture italiana, non solo nel settore automobilistico ma anche treni, veicoli commerciali e di altro tipo”, per mostrare le capacità nel campo del controllo industriale e robotico in senso moderno e futuribile.

Industry_4.0

Curiosamente questa intervista ha avuto luogo a Praga, città natale del termine “robot”: fu inventato dallo scrittore Pavel Čapek, e poi reso immortale dal fratello Karel, nel romanzo R.U.R, Rossum’s Universal Robots (Rossumovi Univerzální Roboti). La tomba di Karel Čapek si trova a Praga, presso il cimitero di Vyšehrad. Questo potrebbe essere un buon auspicio.

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