Helion, 3Par, Haven e la mobility: ecco le direzioni di Hp Discover

Se Meg Whitman ha incentrato il suo keynote inaugurale dell’edizione 2015 di Hp Discover sulla sua visione di una nuova Idea Economy e sul ruolo che Hp può avere in questo scenario, è toccato a Mike Nefkens, responsabile di Hp Enterprise Services, Antonio Neri, senior vice president di Hp Enterprise Group, Robert Youngjohns, executive vice president Hp Software, e Dominic Orr, Ceo di Aruba, dare concretezza ai quattro punti finali del discorso di Whitman. Tradurre, cioè, il “Transform, Protect, Empower, Enable” in azioni e soluzioni.
Rispetto al passato c’è già una novità.
Il racconto si è fatto corale.
Laddove un anno fa ciascun responsabile parlava per la propria area e per i propri prodotti, oggi i contributi si intrecciano, per dar forma a quel percorso delineato dal Ceo.
Così è Nefkens che parte dal concetto di Transform per indicare la necessità di una più convinta transizione verso le infrastrutture ibride.
Non limitiamoci ad andare passo passo verso il cloud ibrido. Procediamo per balzi”, è la sua esortazione.
E a supporto di questo suo invito, arrivano gli annunci di un significativo ampliamento del portafoglio Converged Systems, nonché del rilascio della nona release di Helion CloudSystem, la soluzione cloud di classe enterprise di Hp, oltre ad alcuni aggiornamenti per Helion Managed Cloud Services, introdotti per migliorare la gestione dei carichi di lavoro in ambienti cloud sicuri.

Antonio Neri ribadisce come Hp sia il player con l’approccio “giusto” per il viaggio delle imprese verso la trasformazione.
Rilegge il concetto di legacy, che oggi, a suo parere “è di fatto tutto quanto vi è in un datacenter. L’obiettivo è creare un ponte verso il futuro, modernizzando, automatizzando, orchestrando”.
E visto che di datacenter si parla, non si può non parlare di storage.
Flash, flash, flash è la parola d’ordine. Per 3Par StoreServ Storage tre novità: una nuova classe di flash array scalabili, schede flash da 4 terabyte e nuovi servizi di protezione dei dati.
L’obiettivo? Accelerare le iniziative in ottica It-as-a-Service e quelle indirizzate verso infrastrutture cloud ibride.
Anche per quanto riguarda la sicurezza Neri cerca la precisazione: “La nuova scuola di pensiero è la protezione delle interazioni, non solo quella dei dati”, sottolineando come ancora sia scarsa l’integrazione tra rischi e protezione.
Gli fa eco Youngjohns, che sottolinea come la comprensione di quanto accade sia indispensabile per rendere sicure le interazioni digitali. “Detect and manage” è il suo imperativo.
La sicurezza, del resto, è indispensabile in una organizzazione data driven. E se questo è un focus, allora anche qui serve una strategia di approccio.
Neri la sintetizza in tre step: “In primo luogo ottimizzare l’infrastruttura per i dati di oggi, poi portare continua analisi nei processi di business, infine, non dimenticarsi della vecchia amica business intelligence”.
E la risposta in questo caso, interviene ancora Youngjohns, sta in Hp Haven Platform, che gestisce i “compute, machine, human data”.

Si arriva al quarto step, la trasformazione del posto di lavoro.
La raccomandazione di Neri è apparentemente semplice: puntare tutto alla user experience, tenere l’utente al centro, lavorare sull’ingaggio dell’utente.
La complicazione sta nel non rendere episodica questa attenzione: “Azioni casuali non possono tradursi in un miglioramento della produttività”, sostiene con forza. Ecco allora che l’azienda deve essere broker di app e servizi, deve incoraggiare gli sviluppatori a dar vita a soluzioni di business di qualità.
A loro supporto, Hp ha annunciato una nuova soluzione di testing, LeanFT, pensata proprio per accelerare il rilascio delle applicazioni.
Il collante di tutto questo scenario è rappresentato da Dominic Orr, o, per meglio dire, da Aruba, oggetto di un accordo definitivo di acquisizione raggiunto all’inizio del mese di marzo.
Dominic sposta l’accento sulla mobility e sulla necessità che tutto quanto è stato finora raccontato si sviluppi in un’ottica mobile first.
Mobile, certo. Ma con quattro S: “simple, smart, secure, stable”. E probabilmente non c’è bisogno di tradurle.

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