Google si accorda con l’Antirust Usa

Non luogo a procedere sulle eccezioni di legittimità sollevate dai concorrenti del colosso di Mountain View. Qualche blando impegno, ma nessuna sanzione. L’Europa, però, non si lascia infuenzare.

Non hanno certo infierito gli enti regolatori statunitensi chiudendo la disputa antitrust sollevata da Microsoft e altri player nei confronti di Google.
Non colpevole, è stato il verdetto della Federal Trade Commission, che ha assolto Google dalle accuse di aver manipolato i risultati delle ricerche Web per colpire i suoi avversari.

Qualche misura, se pure blanda, viene comunque imposta e Google si sarebbe impegnata, pena sanzioni pecuniarie, a cessare la pratica di cancellare le recensioni o altre analisi sui suoi prodotti dai siti della concorrenza, così come darà la possibilità agli investitori pubblicitari di esportare i dati, così da consentire valutazioni indipendenti delle campagne.
Non solo.
Google avrebbe acconsentito a non presentare più richiesta di blocco delle vendite sui prodotti della concorrenza che a suo avviso violano brevetti essenziali a garantire l’interoperabilità, vale a dire quelli che la Ftc definisce Standard Essential Patent.

La Ftc, evidentemente consapevole del clamore destato dalla sua decisione, ha rilasciato una dichiarazione nella quale si dice convinta che i cambiamenti garantiti di Google siano tali da assicurare ai consumatori il giusto livello di competizione e concorrenza nel mondo online.

Di parere contrario, naturalmente, i competitor, che ritengono il non luogo a procedere della Commissione un’occasione mancata per proteggere l’innovazione nella Internet economy.

Microsoft, dal canto suo, pur senza rilasciare dichiarazioni in merito, evidenzia tramite blog, come Google stia tenendo un comportamento poco corretto, impedendole di fatto l’accesso alle Api per portare verso Windows Phone una versione completa di YouTube.

E il commento forse più azzeccato, nella ridda di opinioni che stanno affollando in queste ore la rete è che alla fine, la montagna, invece dell’elefante, ha partorito un topolino.

Interessante, di converso, la presa di posizione dell’antitrust europeo: la Commissione, che sta conducendo un’analoga indagine nei confronti della casa di Mountain View, sembra non essere impressionata dal verdetto d’OltreOceano ed è fermamente intenzionata a portare a compimento la sua analisi senza influenze esterne. Gli atti finora presentati da Google non sono parsi sufficienti e la società ha tempo fino al 18 gennaio per presentare ulteriori prove a suo discarico.

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