Esternalizzare l’It nella Digital Era: istruzioni per l’uso

Verizon_CorrealeSecondo Alfonso Correale, managing client partner Italy di Verizon, attualmente, nove aziende su dieci presenti nella lista Fortune 500 hanno esternalizzato alcune attività svolte dal proprio dipartimento It, ma molte non sono ancora riuscite a cogliere i reali benefici di questa scelta.
Queste aziende, fa notare il manager, sono spesso blindate da contratti rigidi a lungo termine, che offrono risparmi bassi e deludenti, ricevendo di contro una limitazione in termini di agilità e reattività causata dalla perdita di controllo.

Tuttavia, sempre secondo Correale, i tempi sono cambiati: la tecnologia si è evoluta e le priorità di business sono state ridefinite. Nell’era digitale, i modelli tradizionali di Information technology outsourcing non funzionano più efficacemente ed è giunto il momento di rivederli.
La trasformazione digitale è qui e ora. La convergenza tra cloud, social media, mobile, analytics e Internet of Things sta portando alla creazione di nuovi prodotti e servizi, ma anche modelli di business, considerati irrealizzabili fino a pochi anni fa”.

E a sostegno cita i risultati della ricerca Verizon, intitolata “Better outcomes for It sourcing – Building partnerships fit for the digital era”, secondo cui le aziende che credono fortemente nei benefici derivanti dall’adozione di nuove tecnologie hanno maggiori probabilità di verificare una crescita dei ricavi e un riposizionamento nel mercato.

La sentenza è che, al fine di essere flessibili, agili e realizzare il potenziale di trasformazione digitale, le aziende non possono più essere legate a modelli di service delivery inflessibili. I vincoli nei modelli di outsourcing tradizionale, con i loro ambiti di lavoro rigidi e i contratti vincolanti pluriennali, non sono più accettabili.
La trasformazione digitale richiede l’adozione di modelli flessibili in grado di incoraggiare l’innovazione, e questo sta avendo un forte impatto nelle decisioni riguardanti l’outsourcing It.

Tre i fattori che influenzano, al momento, il dibattito.
Il primo riguarda la performance: l’outsourcing It si è storicamente concentrato sulla riduzione dei costi, a scapito della flessibilità e dell’innovazione futura. Per garantire che ciò non accada di nuovo, le misurazioni devono focalizzarsi totalmente sulle metriche di core business e premiare i fornitori con contratti basati sui risultati. Questo incoraggia i partner a integrare le proprie soluzioni con prodotti di terze parti che aggiungono valore e con un servizio continuo di miglioramento che porta valore all’intero ciclo di vita del contratto.
Ad esempio, la sicurezza, una funzione considerata critica, è spesso gestita in outsourcing, poiché molte aziende non sono in grado, con limitate risorse interne, di tenere il passo con le minacce che variano in tempo reale. Fornitori specializzati di soluzioni di sicurezza sono in grado di offrire visibilità globale di quanto accade in Internet per identificare nuovi attacchi e sviluppare contromisure. Questo si presta anche a una misurazione dei risultati, come ad esempio il tempo necessario per correggere vulnerabilità zero-day o aiutare le aziende a raggiungere la conformità con il Payment card industry data security standard.

Il secondo fattore riguarda la platform: spinta da cloud, social media, analytics, mobile e Internet of Things, la rivoluzione di business digitale continuerà a guidare le aziende in base al tipo di funzionalità It che vogliono gestire in outsourcing. I modelli as-a-Service possono favorire flessibilità, scalabilità, efficacia e riduzione dei costi, ma andrebbero considerati solo qualora aggiungano valore.
Ad esempio, soluzioni cloud e as-a-Service consentono alle aziende di spostare il provisioning It verso un modello di spesa basato su Opex, dove si paga per ciò che si consuma. Questo permette, inoltre, alle aziende di non dover investire pesantemente in risorse come datacenter che debbano durare almeno vent’anni. Al contrario, possono acquistare soltanto ciò che serve, nel momento in cui ne hanno effettivamente bisogno.

Infine, il terzo e ultimo fattore è quello delle partnership: l’Information technology outsourcing non dovrebbe essere visto semplicemente come uno strumento per spostare un problema o servizio verso un terza parte e liberarsi di esso. Le aziende dovrebbero selezionare con attenzione i loro partner e assicurarsi che possano lavorare al meglio insieme, per il bene duraturo dell’azienda.
La trasformazione digitale ci sta portando nell’era della “Smart Partnership.
È chiaro che, per diventare un’azienda digitale di successo, le organizzazioni devono trovare nuovi modi di interagire con i partner tecnologici e portare questa esperienza nel loro business. Hanno la necessità di riconoscere e agire rapidamente in caso di potenziali opportunità di business, reagire prontamente ai cambiamenti nei loro mercati e non essere vincolate a modelli operativi fissi, così da poter superare le aziende concorrenti.

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