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Davos: cinque milioni di posti di lavoro in meno

Un rapporto spiega quale sarà l'impatto delle nuove tecnologie. C'è un forte bisogno di nuovi skill

Nella Davos che ci ha mostrato un mondo alla rovescia con la Cina che chiede maggiore globalizzazione e gli Usa che si apprestano a stringere i propri confini, il tema principale di discussione è stato quello della rivoluzione industriale, di Industria 4.0, il nuovo paradigma che segnerà il futuro delle imprese e dei lavoratori nei prossimi anni. Per cercare di scrutare il futuro al World economic forum è stato presentato il rapporto “The future of jobs”, che indica in cinque milioni il numero dei posti di lavoro che andranno persi nel mondo entro i prossimi quattro anni.

La disruption e l’Industria 4.0

L’utilizzo dei robot, la diffusione dell’intelligenza artificiale e lo sviluppo di nuove tencologie come nanotecnologie, stampa 3D e altro porterano non solo alla distruzione di posti di lavoro ma anche al cambio degli skill richiesti. L’indagine realizzata tra i responsabili delle Risorse umane di 350 fra le più importanti aziende del mondo spiega che se ne andranno sette milioni di lavoratori con la contemporanea creazione di due milioni di nuovi lavori. L’Italia se la cava con saldo zero visto che si parla di duecentomila posti persi e altrettanti creati. Ma il dato, esiguo, forse nasconde una certa lentezza dell’industria nazionale ad adeguarsi alla nuova situazione, all’adeguamento delle tecnologie e la creazione di nuovi servizi. A pagare pegno saranno soprattutto i lavoratori impegnati nelle vendite e servizi collegati, gli amministrativi e gli addetti alla produzione. Brutte notizie anche per agricoltura e pesca, mentre più spazio dovrebbe esserci nei trasporti e nella logistica, business, legal and financial, installatori e manutentori, Ict e occupazioni legate a matematica e scienze oltre ad architettura e ingegneria. Secondo l’indagine per quanto riguarda l’impatto dei top trend ci si aspettano cambiamenti soprattutto nella natura del lavoro e nella flessibilità, nelle nuove fonti di energia e nella tecnologia oltre che dal cambiamento climatico. Meno impatto si dovrebbe avere dal mobile Internet e cloud forse anche perché sono tecnologia che qualche passo avanti l’hanno già fatto. Sul fronte del lavoro qualche segnale si è già visto.

Da una parte c’è il libro verde della Cisl sull’Industria 4.0 e dall’altra il segnale arrivato con la firma del contratto dei metalmeccanici che, se non altro, prende atto della necessità di analizzare e approfondire le dinamiche economiche, produttive e occupazionali innescate dalla rivoluzione digitale. Per questo motivo è stato varato un Osservatorio paritetico sull’industria metalmeccanica per effettuare approfondimenti specifici rispetto ai diversi ambiti in cui operano le aziende del settore. Ci sarà molto bisogno di studi e analisi perché, almeno tando alle risposte dell’indagine, l’industria italiana si appresta a un importante cambiamento. L’approfondimento che riguarda la Penisola dice che il 50% ritiene che la principale strategia da adottare sia l’investimento negli skill dei lavoratori, il 42% l’arrivo di talenti dall’estero, il 38% la collaborazione con scuole euniversità e il 29% il supporto alla mobilità e alla job rotation.

Orizzonte spostato per l’Ai

Dal punto di vista tecnologico nel mondo gli intervistati vedono già gli effetti di mobile e cloud, big data, Iot, advanced manufacturing e stampa 3D, mentre si sposta l’orizzonte al periodo 2018-2020 per robot e trasporti autonomi, intelligenza artificiale e machine learning. Il futuro del lavoro porta con sé nuovi skill e conoscenze. Fra queste il più apprezzato è sicuramente il problem solving, ma guadagneranno terreno anche pensiero critico e la creatività. La figura più ricercata sarà sicuramente il data analyst che permetterà alle aziende di orientarsi in mezzo alla marea di dati che affluiranno da macchine intelligenti. Molto spazio ci sarà anche per venditori specializzati in particolari segmenti di business a causa della natura innovativa dei prodotti o perché saranno destinati a una nuova tipologia di clientela. Altre figure sono relative all’ambito delle risorse umane, specialisti dello sviluppo organizzativo, ingegneri specializzati nel biochimico, nanotech, e robotica oltre a specialisti dei regolamenti e relazioni con i governi.

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