Zucchetti, il gestionale italiano che non sente la crisi

Per la software house lodigiana il 2008 si è chiuso con una crescita del 6%, in linea con il 2007, e anche il nuovo anno si è avviato bene. Ora il futuro si gioca sulle nuove soluzioni Infinity Project

Ci sono aziende Italiane che continuano ad operare come se negli ultimi sette mesi nulla fosse successo in campo economico e finanziario. La ricetta di tanta fortuna sta, nel caso di cui stiamo parlando, nella capillarità del business e in una connotazione che a dispetto delle dimensioni raggiunte è ancora di stampo imprenditoriale. L’azienda è Zucchetti, nome legato a doppio filo con l’italianità del software gestionale, che ha chiuso il 2008 con un incremento del 6% nel fatturato (arrivato così a 217 milioni di euro) e poco meno di 5.000 nuovi clienti (ora a quota 64.000): un trend quasi fotocopiato dall’andamento del 2007.
«Questi risultati sono stati ottenuti grazie a tutti i nostri settori, abbiamo conquistato nuovi clienti sia in ambito professionisti che in quello aziendale. Le soluzioni per la gestione delle risorse umane si sono comportate particolarmente bene, con una crescita superiore al 15%, anche grazie al fatto che abbiamo guadagnato clienti di fascia alta che portano più valore ai progetti» ha commentato Cristina Zucchetti, che da poco più di un anno ha sostituito il padre nel ruolo di presidente della società.
I primi mesi del 2009 per la società lodigiana sembrano seguire le orme dei precedenti, con 1250 nuovi clienti nel primo trimestre, anche se secondo Giorgio Mini, vicepresidente del gruppo, qualche differenza si avverte: «il mercato è diventato più selettivo e le trattative spesso sono più lunghe. Ma possiamo dire che quel poco che c’è riusciamo a intercettarlo meglio dei nostri concorrenti».

Anima e corpo radicati sul territorio
Il modus operandi di Zucchetti è cambiato poco in tre decenni. «L’industria del software per anni ha creduto che bastasse avere un laboratorio a Seattle, a Zurigo, a Bangalore, e lì progettare ciò che serve alle aziende del mondo – commenta Antonio Grioli, presidente del Comitato direttivo -. Ma questo modello è fallito. Oggi funziona meglio un modello come il nostro, basato su tantissimi clienti, con centinaia di addetti all’assistenza che raccolgono le esigenze dal basso e che conta su una grande capacità di sviluppo: su 1800 persone, 1000 sono di “fabbrica”. Inoltre il fatto di essere fortemente radicati in provincia ci ha consentito di garantire una continuità nelle professionalità: spesso il turnover distrugge competenze e crea discontinuità».
Pur nell’alveo della continuità e senza brusche virate al timone, è comunque necessario trovare sempre nuovi ingredienti per continuare a crescere. Il momento di mercato poteva essere propizio per qualche occasione di shopping ma la stagione degli acquisti, a parche qualche caso tattico, per Zucchetti si è chiusa anni fa e gli investimenti recenti sono tutti stati concentrati sulla preparazione di nuove soluzioni con cui dare linfa al mercato asfittico e, soprattutto, fiducia ai partner di canale. Tra distributori, Var e rivenditori si tratta di un bacino di 800 realtà che Zucchetti da sempre coccola in quanto rappresentano per il 90% le sue vie di sbocco sul mercato.

Le nuove soluzioni
Ed ecco arrivare, quindi, l’ultimo sforzo della software house, creato con in mente soprattutto la fascia medio-alta del mercato: Infinity Project. Non si tratta di un prodotto ma di un modo di interpretare le soluzioni, frutto di un lavoro di tre anni e di una scelta precisa che non ha posto limiti di budget. Così lo spiega Giorgio Mini: «La storia passata di acquisizioni di Zucchetti necessitava di un disegno organico. Bisognava trovare le motivazioni perché i clienti continuassero a scegliere la nostra offerta, al di là delle esigenze primarie gestionali già coperte. Abbiamo scelto di concentrarci non solo sull’Erp, ma anche sul portale, sul Crm, sulla business intelligence, sulle risorse umane, su tutte le porzioni tra loro integrabili, con un’offerta che fa del suo insieme la sua forza».
Tecnologicamente Zucchetti ha lavorato totalmente in ambito Web, con ingredienti opensource adattati e incanalati secondo un percorso d’insieme. Sotto il cappello di Infinity Project sono confluite la piattaforma tecnologica e i tool di sviluppo, il framework “infrastrutturale” (database, collaboration, business intelligence) e tutte le applicazioni, dal portale all’Erp alla gestione risorse umane. Ciò che ne risulta, per l’utente, è un luogo di lavoro virtuale che contiene tutto ciò che serve per svolgere la propria attività, con funzionalità di tipo orizzontale come l’e-mail o l’agenda e altre verticali pertinenti alle applicazioni. Il mondo strutturato degli applicativi e le informazioni destrutturate della comunicazione convergono nell’ottica della condivisione tipica del knowledge management con, se vogliamo, un’impronta di Web 2.0.

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