Zotto: «la Soa deve essere libera»

Il ceo di Iona interviene sulla questione Oracle-Bea e mette in guardia da stack middleware troppo pesanti.

La vicenda della tentata acquisizione di Bea da parte di Oracle ha riempito le cronache delle ultime settimane, complice la strenua resistenza all’offerta da parte del management di Bea.

Alcuni osservatori, interessati, si sono chiesti che tipo di affare sarebbe potuto essere, per il mercato e per gli utenti. Così ha fatto Peter Zotto, Ceo di Iona Technologies, la società irlandese produttrice di middleware per le Soa.

Secondo Zotto «La potenziale combinazione di Bea e Oracle finirebbe per rendere forti i produttori di stack middleware. Una simile unione sarebbe uno spot per l’utilizzo di infrastrutture pesanti a supporto nelle necessità di interoperabilità e integrazione dei clienti, con costi crescenti».

Zotto insiste sul concetto di stack middleware: «per i grandi fornitori il gioco è semplice. Puntano su stack applicativi complessi per risolvere i problemi di integrazione. Se andasse in porto, l’acquisizione di Bea da parte di Oracle renderebbe lo stack ancora più grande, costoso e complesso. Cioè il contrario di quanto si propone la Soa. Noi non crediamo in un approccio a stack e ci chiediamo quale Cio vuole appesantire di costi e complessità la sua rete? Perché invece non aggiungiamo intelligenza?».

L’opinione manifestata da Zotto, da buon Ceo, ricalca quella della sua società, da tempo indirizzata a promuovere un approccio incrementale alle Soa, capace di influire sull’infrastruttura It già presente in azienda.

«La maggior parte dei progetti Soa – dice ancora – cresce in modo graduale, da progetti pilota che si estendono lungo una rete di sistemi e realtà connesse in un ambito Soa. In questo processo le aziende solitamente utilizzano sia software open che closed, scegliendo quella che ritengono essere la tecnologia migliore per ogni progetto. Crediamo che questo approccio ibrido e incrementale all’implementazione di una Soa sia il migliore e offra sia i benefici dell’open source che quelli delle soluzioni commerciali».

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