Yahoo, purché open sia

L’HackDay 2009 offre alla società lo spunto per ribadire la sua attenzione verso il mondo open e per rafforzare i suoi modelli di business con i partner.

In realtà, l’apertura dell’HackDay 2009 offre a Yahoo l’occasione per lanciare alcuni messaggi importanti e relativi alla sua strategia.

“Aperto” è una delle parole d’ordine adottate dalla società dallo scorso anno, ma oggi aperto non è semplicemente una dichiarazione di intenti bensì un paradigma. Lo scorso anno, l’attenzione verso il mondo open e gli standard aperti si è tradotta per Yahoo nell’adesione a open social e nel rilascio di Y!Os (Yahoo! Open Strategy) e Boss (Build your Own Search Service), vale a dire un servizio che consentirà all’utenza business di realizzare dei veri e propri motori di ricerca fai-da-te.

L’impegno per il 2009 è quello che viene chiamato Rewire Yahoo!, ovvero portare i prodotti sulla piattaforma, creare collegamenti più stabili tra applicazioni che a volte sembrano coesistere senza molti punti di contatto l’una con l’altra. In realtà il passaggio è bidirezionale: portare Yahoo sul proprio sito e il proprio sito su Yahoo. In poche parole, significa poter utilizzare applicazioni Yahoo sul proprio sito e nel contempo mantenere gli aggiornamenti propri e del proprio network nella frontpage personalizzata di Yahoo.

Aperti alle terze parti come mai siamo stati prima”, è la definizione che di questo nuovo corso dà la società.
Ma cosa significa per gli sviluppatori e qual è il modello di business proposto?

In primo luogo c’è la monetizzazione diretta, vale a dire il puro pay per use. In questo modello rientrano sia le applicazioni degli sviluppatori, sia gli strumenti messi a punto da Yahoo per loro. Ad esempo, per quanto riguarda Boss, a partire dall’estate il modello di utilizzo potrà prevedere una forma di revenue share, indirizzata ai siti che superano la soglia dei 10.000 click per Api al giorno. Si tratta di una soglia alta, dicono in Yahoo, raggiungibile dai siti che già guadagnano parecchio.
Non vogliamo fare soldi sul lavoro degli sviluppatori, – è la filosofia aziendale – quindi non andiamo a chiedere contributi a chi genera un traffico contenuto. A chi però ha un volume di traffico tale da generare ricavi chiediamo una partecipazione alle spese di sviluppo e mantenimento”.

Il secondo modello si basa sulla condivisione di spazi pubblicitari, generalmente nella misura di 70 a 30 a favore del partner, mentre il terzo, più tradizionale, si basa sulla semplice generazione di traffico.

È difficile dire con esattezza quanto sia nutrita la community degli sviluppatori Yahoo. Il dato certo, che può essere comunicato, è quello degli sviluppatori che richiedono le chiavi d’accesso alle Api: nell’ultimo trimestre dello scorso anno sono stati 250.000, in tutto il mondo, il 60% dei quali al di fuori degli Stati Uniti.
Non ci sono in questo momento dati precisi sulle applicazioni create dagli sviluppatori, anche se Yahoo non esclude la creazione di una sorta di marketplace sul quale i membri di Yahoo! Developers Network possano eventualmente scambiare tool o applicazioni.
Non c’è invece l’idea di creare uno store per le apps, sul modello di quelli nati in questi mesi nel mondo della telefonia mobile. “Non fa parte del nostro modello di business. Non ci interessa vendere applicazioni ma generare traffico sui nostri siti”.

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