Windows costa meno di Linux. Parola di Idc (e Microsoft)

Definiti cinque ambiti applicativi aziendali ed effettuato un monitoraggio su casi reali, il ricercatore, pagato però da un committente di parte, ha stabilito che in quattro di questi l’ambiente di Microsoft prospetta, sul medio-lungo termine, costi inferiori.

3 dicembre 2002 Una ricerca sponsorizzata da Microsoft e commissionata alla società di ricerche Idc mette a confronto i total cost of ownership degli ambienti server Windows 2000 e Linux in cinque ambiti applicativi aziendali monitorati in oltre cento aziende reali. Il sorprendente risultato? Nell’arco di cinque anni Windows costa meno di Linux in quattro ambiti applicativi su cinque. Il documento appena rilasciato da Microsoft a un gruppo di clienti e partner e attraverso la stampa a tutta l’opinione pubblica, è intitolato “Windows 2000 e Linux nell’informatica enterprise: una valutazione dei rispettivi valori di business in funzione di specifici carichi di lavoro”.

In quattro aree – infrastruttura di rete, serving di stampa, file serving e applicativi di sicurezza – lo studio rileva che una soluzione server basata su Windows 2000 ha un costo calcolato su un arco di cinque anni inferiore – tra l’11 e il 22% in meno rispetto a una analoga soluzione Linux. L’unica area applicativa in cui Linux si rivela davvero vantaggioso, con un margine di risparmio del 6% rispetto a Windows 2000, è il Web serving. La ragione della maggiore convenienza di Windows, si legge nella ricerca Idc, sta nei costi relativi al personale specializzato It, che nel caso dell’ambiente Microsoft è “notevolmente più basso”. «Lo studio conferma che il ridotto investimento iniziale è solo uno dei fattori, non certo decisivo, per chi deve calcolare i costi complessivi di manutenzione nell’arco di cinque anni», scrivono gli autori, gli analisti Idc Jean Bozman, Al Gillen, Charles Kolodgy, Dan Kusnetzky, Randy Perry e David Shiang.

L’analisi si è basata sul confronto tra gli ambienti Windows e Linux in funzione presso più di cento imprese nordamericane. «Le metriche di Tco vengono descritte in costi complessivi per 100 utenti in cinque anni. La metodologia applicata tiene conto dei costi di acquisizione e supporto dell’hardware e del software necessari in ciascuno dei cinque ambiti applicativi. I costi sono segmentati in sei categorie: hardware, software, personale, downtime dei sistemi, formazione del personale It, costi di outsourcing», si legge anche nel documento.

Gli imprenditori vengono invitati a tener conto di costi che potrebbero non essere immediatamente evidenti nel confronto tra i due sistemi operativi. È ipotizzabile che sulla natura fortemente sponsorizzata di questa ricerca faranno leva gli sviluppatori Linux che vorranno confutare tali risultati, ma Microsoft attraverso i suoi portavoce sottolinea che la metodologia, le informazioni e i fatti derivanti sono stati controllati esclusivamente da Idc.

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