Alla settima edizione di Ict Trade, dealer e vendor hanno creato un prezioso filo diretto, discutendo delle maggiori criticità di un settore in profonda evoluzione. In primo piano l’internazionalizzazione dell’Ict italiana e la promozione delle capacità innovative
settembre 2008
Un’Italia che cresce, ma non abbastanza.
Un’Italia che sembra perdere
il passo nella competizione globale.
Un’Italia priva di progetti coerenti di rinnovamento.
Sotto i riflettori, nella sessione di apertura dell’edizione
2008 di Ict Trade a Ferrara (la manifestazione
organizzata da Sirmi in collaborazione
con Il Sole 24 Ore Business Media e Ferrara
Fiere), non il canale, non i fornitori, ma l’intero
Sistema Paese. Lo evidenzia Pietro Varaldo,
direttore generale dell’area Servizi Innovativi e
Tecnologici di Confindustria: «L’Italia presenta
un gap significativo rispetto all’Europa. Abbiamo
cercato di misurarlo con uno strumento che abbiamo
definito “cronometro dello sviluppo”, attraverso
il quale creiamo delle griglie di valutazione
sulla base di 13 indicatori parametrati rispetto al
Pil. Tra questi compaiono il numero di laureati rispetto
alla popolazione e il numero dei laureati in
materie scientifiche, il valore aggiunto dei servizi,
le percentuali di occupati con contratti a tempo
determinato o, ancora, la spesa pubblica in beni
e servizi intermedi. La sintesi è che per ogni punto
di Pil, quello italiano contiene il 20% in meno
di innovazione, istruzione, ricerca e sviluppo rispetto
agli altri Paesi europei».
Il quadro non è
confortante, visto che i ritardi, secondo Varaldi,
sono nella liberalizzazione dei mercati, nel superamento
dell’in house, nell’eccessivo numero di
società pubbliche, nelle troppe stazioni appaltanti
e nel ritardo dei pagamenti della Pa con
effetto valanga sull’intero sistema.
Non che la
situazione sia priva di soluzioni, per fortuna.
Varaldo parla di una revisione della Pa, virata verso
modelli di management che valorizzino meritocrazia,
interoperabilità, outsourcing (ora inferiore
al 5%) e che mettano al centro la misurazione
della soddisfazione del cittadino cliente.
Parla di
una nuova regolamentazione del mercato del lavoro
basata su flex security, qualità dei risultati,
nuove infrastrutture di rete e tecnologiche. Parla,
soprattutto, di un nuovo ruolo nel mondo dei
servizi a valore, l’unico in grado di portare spinte
innovative al Paese.
Gli fa eco, in questa disamina, Gianfranco Granara,
presidente Cna e terziario avanzato, che
punta a una valorizzazione delle competenze.
«Fondamentale è innescare un processo di formazione
e certificazione continua nel settore,
che vada oltre le proposte delle società fornitrici.
È un processo che vorremmo mutuare da altre
associazioni e che ci aiuta a dimostrare l’adeguamento
e la crescita continua nel settore».
In questo scenario Granara lancia un messaggio
di conforto: «Non siamo soli. Ci siamo resi conto
che, soprattutto quando si parla di Pmi, i problemi
sono identici a livello paneuropeo. Per questo,
nell’ambito della European Association of Craft,
Small and Medium-sized Enterprises abbiamo
dato vita a un tavolo paneuropeo che verifica i
problemi comuni alle Pmi, per fare leverage sulla
Ue e mettere in rete le problematiche delle imprese.
Un esempio? La fatturazione elettronica,
che presto richiederà normative europee».





