Una nicchia "leggermente" profittevole

A che mondo appartengono vendor con conti brillanti distributori a forte valore aggiunto e rivenditori superspecializzati? A quello legato alle tecnologie del thin client e dei suoi protagonisti che qui si “confessano”

Ottobre 2003,
Un incremento del 68% delle entrate in un anno e un +230% nei profitti. Visti
i tempi che corrono, nel nostro settore nessuno si aspetterebbe dei dati fiscali
così e, invece, si tratta dei risultati annuali presentati il 21 agosto
da Neoware, azienda americana leader nella fornitura di soluzioni per il mercato
del server-based computing. Per identificare il settore si usano diversi nomi:
server-based computing, thin client, network computer o network terminal, e
il concetto di fondo è molto semplice. Abbiamo una rete, uno o più
server dove risiedono le applicazioni e una serie di postazioni composte da
macchine particolari. Si tratta di apparecchi diversi dai tradizionali pc, di
solito non hanno il disco fisso e le performance sono contenute. In una struttura
server-based, i terminali sfruttano la rete per collegarsi alla stessa applicazione
installata sul server. In questo modo, il carico di lavoro è tutto sulle
spalle del server (dove risiedono anche i dati) e della rete, che ne gestisce
il flusso.

Un mercato anomalo
Si parla di thin client da molti anni, ma le performance di questo mercato sono
alquanto particolari. Non c’è stato un timido periodo iniziale
e una crescita continua nel breve termine, come generalmente capita, ma piuttosto
una crescita lenta e non omogenea. A questo aggiungiamo anche una discreta ignoranza
dei potenziali clienti sull’argomento e, se vogliamo, anche una certa
"vaghezza" da parte dei produttori che cercano di evitare la focalizzazione
su un mercato troppo di nicchia.
Così i risultati di nomi poco noti come Neoware e Wyse passano inosservati,
mentre quelli di aziende più conosciute come Citrix, Tarantella e, perché
no, anche Hp ringraziano del buon stato di salute del mercato dei thin client.
In buona sostanza, il settore è composto dai produttori di soluzioni
applicative, come Neoware, Citrix e Tarantella, da quelli che realizzano le
macchine, come Hp, che tra i big è l’unica che ha mantenuto la
linea di prodotti, e poi c’è il variegato mondo di distributori, rivenditori,
concessionari esclusivi. In questo mercato "il ferro" assume un’importanza
relativa, trattandosi, in pratica, di un pc in versione light, ciò che
importa è soprattutto il software che si occupa di gestire il flusso
di dati dai client verso il server. Le soluzioni di tutti i produttori più
noti, però, sono "vaghe", come si diceva prima, o se preferiamo
universali. Sono implementabili in qualsiasi rete aziendale e con qualsiasi
sistema operativo, indipendentemente dal fatto che i client siano terminali
o pc veri e propri.
I maggiori acquirenti di sistemi server-based sono le grandi aziende, soprattutto
del settore banche, industria, Telco e sanità e ovunque ci sia un alto
numero di dipendenti che lavorano a poche applicazioni centralizzate.
Se da una parte un’architettura di questo tipo è limitata, dall’altra
ha l’enorme vantaggio di essere economica, risultando l’ideale per
grandi strutture. Per questo è facile comprendere perché l’Italia
sia un mercato dai "numeri ridotti" rispetto alle altre nazioni
europee.
Nel nostro Paese, si sa, le grandi aziende sono poche, mentre primeggiano le
piccole e medie realtà. Inoltre, poiché l’offerta di personal
co,puter è variegata, il divario di prezzo tra un terminale e un personal
vero e proprio non è tantissimo. E poi c’è anche un problema "culturale",
le aziende sanno poco dei sistemi server-based e non ne comprendono i reali
vantaggi.

Cosa dicono i numeri di Idc

Dai dati recenti della società di ricerche Idc
(tabella in pdf) è
emerso che questo mercato ha una crescita consistente e buone prospettive di
sviluppo, specie in alcuni paesi dell’Europa occidentale. Nel 2002, secondo
la società statunitense, in quest’area sono stati acquistati quasi 440mila
thin client, con una crescita del 22,9% rispetto all’anno precedente. La domanda
salirà ancora, tanto che Idc prevede che nei prossimi quattro anni le
vendite di questo tipo di prodotti continueranno a crescere a un tasso medio
del 28%, fino a raggiungere un livello di quasi 1,2 milioni di pezzi nel 2007.
Questo segmento di mercato ha anche un giro di affari interessante: Idc ha stimato
che il fatturato dei primi dieci costruttori di thin client è passato
da un valore di 193 milioni di dollari nel 2001 a oltre 216 milioni di dollari
nel 2002, con un aumento del 12,2%. Nel 2006 il valore del mercato dei network
computer nei paesi dell’Europa occidentale raggiungerà quota 498 milioni
di dollari. Da questi dati risulta che il prezzo medio dei thin client ha avuto
l’anno scorso una flessione di quasi il 9%, ma Idc ritiene che i prezzi si siano
stabilizzati, grazie anche all’introduzione di nuovi modelli dotati di display
Lcd, più costosi dei tradizionali Crt.

Domanda alta nei Nord Europa
Se questi sono i dati di fondo del mercato generato dai thin client, dobbiamo
dire però che non in tutti i Paesi la domanda è la stessa.
Infatti, le vendite in Europa sono concentrate in pratica solo in Gran Bretagna
e in Germania, che hanno assorbito l’anno scorso rispettivamente il 38%
e il 39% del totale dei thin client venduti in tutta l’area considerata
da Idc. In valore assoluto, si tratta, quindi, di circa 170mila pezzi.
Anche in Italia la domanda avrà una crescita a due cifre da oggi al 2006,
ma le quantità in gioco sono e resteranno molto più piccole. Idc
ha stimato, infatti, che l’anno scorso nel nostro Paese siano stati acquistati
poco meno di 13mila thin client, valore che alla fine del 2006 dovrebbe salire
a circa 27mila pezzi.
Con meno di un decimo dei valori tedesco e britannico, dunque, il mercato dei
thin client in Italia resta ancora un mercato di nicchia. Per dare un’idea,
senza voler paragonare i due tipi di prodotti, Sirmi prevede che nel 2003 saranno
acquistati circa 1,7 milioni di personal, desktop e notebook, per applicazioni
professionali, segno che le aziende preferiscono di gran lunga i computer tradizionali
ai thin client.
I motivi alla base di questo comportamento sono diversi. Eccone alcuni. In primo
luogo c’è un atteggiamento contraddittorio da parte dei grandi
produttori di personal rispetto ai thin client: Ibm, per esempio, ha deciso
di eliminarli dal proprio listino, ritenendo che la differenza di prezzo fra
un thin client e un portatile o un desktop non fosse più così
alta da attrarre sufficiente domanda verso questo tipo di prodotti.
Non la pensa così Hp, che ha, invece, mantenuto in listino i thin client
con il marchio Compaq, anche dopo l’acquisizione. E con lei altri produttori,
come Igel, Neoware, Praim e Wyse.
Stefano Bomassar, product manager di Praim, società che «in Italia
venderà circa 6mila pezzi a fine del 2003 e avrà una crescita
del 5 per cento», ci dice che il costo medio di un loro prodotto oscilla
da 300 a 500 euro, in funzione della dotazione di software e della capacità
della memoria flash.
Le ultime rilevazioni di Gfk, che risalgono all’aprile scorso, mostrano che
in Italia il prezzo medio di un desktop supera i 1.100 euro e quello di un notebook
i 1.700 euro. Sulla carta, quindi, i thin client possono competere sul prezzo
ed essere più attraenti anche per le aziende nostrane.

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