Un repository unico depositario dell’It

Il CMDB, o Configuration management database, è l’elemento cardine delle pratiche ITIL per la corretta gestione dell’infrastruttura tecnologica a sopporto del business

Nell’ambito della gestione delle infrastrutture It esiste un elemento ancora poco conosciuto ma che sta prendendo sempre più piede. Si chiama CMDB (Configuration management database) e deve buona parte della sua fama alla diffusione dei concetti espressi nell’ITIL (It Infrastructure library), di cui rappresenta un componente fondamentale. Un Configuration management database è un repository unificato (un database singolo, ma anche differenti database confederati) contenente una serie di informazioni inerenti tutti i componenti di un sistema informatico aziendale. Consente di registrare, mantenendo un costante aggiornamento, gli asset presenti e le relative configurazioni considerando le interazioni esistenti (trattasi dei cosidetti CI, o Configuration item, che si riferiscono a qualsiasi elemento configurabile: sistemi hardware come pc, server ed elementi di network, software, documentazione, procedure, ma anche dettagli sugli utenti It).


Un CMDB è molto di più di un database che gestisce l’asset management, consentendo di comprendere le relazioni fisiche, logiche e funzionali esistenti tra tutti gli elementi che fanno funzionare l’It, e permettendo di pianificare modifiche in base a policy, verificandone l’impatto generale. Per questo motivo, è legato a doppio filo con tutti gli aspetti dell’It service management così come sono concepiti dall’ITIL. In linea teorica, la presenza di un CMDB può portare solo benefici, fornendo una base comune, coerente e scalabile per supportare praticamente qualsiasi decisione in tema di gestione de servizi It.


Tutti i principali attori in ambito system management sono concentrati sulle tematiche inerenti il CMDB e quasi tutti puntano il dito sul valore aggiunto offerto dalla propria tecnologia. In generale, è ormai assodato l’approccio basato sul repository unico e centrale (da Ca a Bmc, da Hp, anche grazie all’acquisizione di Peregrine, a Ibm, fino a specialisti dell’asset management come Altiris), con un processo di transizione tecnologica teso ad abbattere la presenza di silos informativi frammentati, ciascuno utilizzato da una singola soluzione di gestione. La sfida posta dal CMDB, tuttavia, non può dirsi ancora raggiunta, anche perché i vantaggi offerti dai repository centrali di ogni fornitore sono fruibili pienamente se si fa una scelta di gestione sistemica monofornitore. Oppure, se si decide, bisogna sobbarcarsi l’operazione di integrazione e di interfacciamento dei differenti repository verso quello che diverrà il "gestore" centrale.

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