Tutto sul podcasting

Principi di funzionamento, caratteristiche e vantaggi della nuova modalità per fruire dei contenuti digitali

novembre 2006 Come spesso avviene nel campo della microinformatica
per il mercato di massa, il continuo progresso tecnico “quantitativo”
(nella fattispecie: aumento della velocità, della capacità della
memoria di massa, dell’autonomia della batteria e riduzione delle dimensioni,
del peso e del prezzo), superata una certa soglia, permette anche un vero e
proprio salto “qualitativo” nel tipo di applicazioni e di dispositivi
che è possibile realizzare e lanciare sul mercato.

Nel caso dei dispositivi portatili con capacità multimediali come palmari,
console portatili per videogiochi, lettori MP3 e lettori multimediali audio/video,
la memoria di massa è cresciuta al punto che sono sempre più numerosi
i dispositivi di costo abbordabile che risultano in grado di memorizzare centinaia
di ore di musica o migliaia di brani, riproducibili con ottima qualità
audio.

Quasi sempre è presente un display chiaro e ben visibile, con un pratico
sistema di controllo che consente di selezionare velocemente il brano da ascoltare,
liberando l’utente dalla quasi necessità di ascoltare i brani in
ordine sequenziale o casuale; in alcuni tipi di dispositivi è perfino
presente una qualche capacità di accesso wireless alla rete, via Wi-Fi
o GPRS. La leggerezza, le minime dimensioni, la lunga autonomia di funzionamento
a batteria consentono, poi, un comodo utilizzo in mobilità anche per
lunghi periodi.

Questi “ingredienti”, contemporaneamente presenti in un unico
dispositivo, aprono la possibilità di scaricare sul proprio lettore non
soltanto un vasto repertorio di canzoni, ma anche registrazioni audio di altro
genere, come notiziari, letture di libri (audiobook), trailer di film o semplicemente
brani digitalizzati di programmi radiofonici o anche televisivi.

Dal Walkman all’iPod
Il fatto che il prodotto più rappresentativo e desiderato, stilisticamente
molto curato e tecnicamente aggiornato, ormai vero e proprio emblema di questa
categoria di dispositivi digitali, sia il riuscitissimo Apple iPod, ha reso
quasi spontanea l’identificazione dei player multimediali con il termine
pod. È immediato il parallelo con il mitico Walkman, un riuscitissimo
prodotto Sony diventato poi un suo marchio commerciale ultraprotetto, anche
se il termine era ormai entrato nel linguaggio comune per identificare un riproduttore
portatile stereo di audiocassette con cuffia, indipendentemente dalla marca.

Rispetto all’antenato Walkman, la novità dell’iPod e di
tutti i dispositivi che gli assomigliano (sebbene cerchino di differenziarsi
nel tentativo di conquistare una propria identità) è, in fondo,
la facilità e la velocità con cui enormi quantità di contenuti
multimediali, non solo audio, possono esservi riversati per un ascolto in diretta
(nel caso sia possibile una connessione in rete e quindi lo streaming) o in
differita, attingendo alla memoria di massa del lettore.

Se ora grazie ai pod è possibile questa nuova forma di fruizione differita
o in mobilità di programmi radiofonici, la cui diffusione via etere è
detta broadcast, ecco che la lingua inglese ha partorito nel 2004 l’ennesimo
neologismo tanto intraducibile quanto efficace: podcast. Alcuni sostengono,
invece, che POD non sia altro che un acronimo di Personal On Demand; ai posteri
l’ardua sentenza…

Il termine è talmente calzante ed entrato nell’uso comune da
essere stato inserito già nel 2005 nel New Oxford American Dictionary,
che ne dà la seguente definizione ufficiale: “Una registrazione
digitale di un programma radio o simile, reso disponibile via Internet per il
download su un riproduttore audio personale”.

Vantaggi del podcasting
Uno dei principali vantaggi del podcasting come modalità di fruizione
di contenuti multimediali è sicuramente quello di poter differire con
estrema facilità il momento dell’ascolto rispetto al momento della
pubblicazione o trasmissione del materiale: una sorta di funzione timeshifting
senza limitazioni, resa possibile dalla grande capacità di memorizzazione
dei player multimediali, che immagazzinano i contenuti da riprodurre in seguito.

Appositi feed RSS vengono usati dagli autori o da chi diffonde
i contenuti per annunciare nuove puntate di una serie, nuovi capitoli di un
audiobook, nuovi argomenti di una discussione, nuove notizie di un canale informativo.
“Sintonizzandosi” con questi feed è quindi possibile essere
messi al corrente sulla disponibilità di nuovi contenuti interessanti
e scaricarli sul proprio lettore.
Meglio ancora, si può fare in modo che l’operazione di individuazione
di nuovi contenuti e il loro scaricamento sul lettore portatile avvengano in
modo completamente automatico.

Esistono innumerevoli canali podcast sui più svariati argomenti, dai
classici canali all-news alle comic strip quotidiane, dagli audiobook ai trailers
di film. Sempre più numerose, poi, sono le radio che accanto al classico
canale “hertziano” stanno adottando la forma pod­cast per diffondere
la propria programmazione. Il bello è che gran parte dei materiali, spesso
di ottima qualità, è disponibile gratuitamente.

RSS e Atom
Elemento fondamentale del sistema podcast è il formalismo con cui i siti
intenzionati a pubblicare contenuti scaricabili possono esporne su Internet
la lista in una rappresentazione che consenta a un programma automatico (detto
aggregator) di individuare l’eventuale comparsa di nuovi
contenuti. Il formato RSS, oggi giunto alla versione 2.0 considerata “definitiva”,
ha avuto una storia piuttosto lunga e tormentata.

I precursori dell’RSS vero e proprio possono essere considerati il CDF
(Channel Definition Format), introdotto nel 1997 da Microsoft per supportare
gli ActiveChannel di Internet Explorer 4, e l’RDF (Resource
Description Framework), un formalismo progettato per identificare e descrivere
risorse in rete, standardizzato dal W3C nel 1999. L’RDF venne impiegato
nel quadro di uno schema più ampio, l’RDF Site Summary (RSS), per
descrivere l’intero contenuto scaricabile di un sito. Lo standard risultante,
proposto nel 1999 da Netscape dopo una fase iniziale di sviluppo condotta in
Apple, si chiamava RSS 0.9.

Successivamente, nonostante lo standard e le sue applicazioni stessero conoscendo
una crescente diffusione, Netscape perse interesse nel guidare lo standard,
che venne così preso in carico da un apposito gruppo, RSS-DEV, che nel
2000 emise lo standard RSS 1.0 proprio mentre, in parallelo,
altri sviluppatori indipendenti proponevano versioni evolute dell’RSS
0.9. Nel 2002 si arrivò a un punto di unificazione con il rilascio della
versione RSS 2.0, in cui all’acronimo veniva ufficialmente assegnato il
significato di Really Simple Syndication, e la proprietà e manutenzione
dello standard venivano assegnate ufficialmente alla Harvard University.

Con questa storia così poco lineare, non stupirà sapere che
l’RSS non risulta essere uno standard progettato in modo particolarmente
robusto e “pulito”. I suoi limiti consistono principalmente in un
imperfetto recepimento di alcuni importanti standard del mondo XML e Internet,
come il formato di rappresentazione di date, attributi e titoli, o come il processo
di registrazione del MIME type usato per etichettare il tipo di flusso RSS.

Altro difetto dello standard RSS 2.0 è il fatto che la sua gestione
non sia stata affidata a un ente normativo riconosciuto a livello internazionale
ma a un soggetto privato, seppure autorevole (la Harvard University). Queste
ragioni hanno portato alla comparsa, nel 2003, di uno standard alternativo,
Atom, questa volta ratificato dall’IETF dopo la classica fase iniziale
di brainstorming.

La comparsa di Atom come formalismo alternativo, unito alla
dichiarata intenzione dei manutentori di RSS 2.0 di congelarne l’evoluzione
a tempo indeterminato, fa presumere che in futuro il mondo del podcasting possa
progressivamente migrare da RSS ad Atom, specialmente se in RSS dovessero emergere
problemi o limiti incompatibili con eventuali nuovi tipi di contenuto o nuove
forme d’utilizzo. Per questo, cominciano a vedersi degli aggregator che
supportano sia RSS che Atom, ed è lecito aspettarsi che il trend continui
nei prossimi anni.

Che cosa occorre
Qualunque lettore multimediale portatile collegabile al PC può essere
usato per la fruizione di contenuti in podcast. Tutto quello che si deve fare
è installare sul PC un apposito programma aggregator (per feed RSS),
o più specificamente podcatcher (in particolare per
feed RSS che annunciano contenuti destinati al podcasting) e lasciarlo attivo
in background sul proprio PC.

Periodicamente, il podcatcher si collega con i feed RSS sui quali ci siamo
registrati e verifica se sono comparsi nuovi contenuti. In caso affermativo,
li segnala all’utente che può comandare manualmente il download
oppure, se espressamente configurato per farlo, li scarica automaticamente sull’hard
disk del PC in una apposita cartella.

In seguito, quando l’utente collega il lettore multimediale al PC, il
podcatcher potrà trasferire automaticamente i contenuti sul dispositivo,
oppure l’operazione potrà essere effettuata con un semplice drag
and drop. Va da sé che l’operazione di trasferimento automatico
è preferibile, in quanto garantisce che i contenuti presenti nei due
file system siano perfettamente allineati, anche in caso di file omonimi recentemente
modificati. In questo caso si parla di sincronizzazione, una funzione purtroppo
non presente in tutti i sistemi.

Uno dei migliori esempi di integrazione fra podcatcher e lettore multimediale
è, naturalmente, l’accoppiata iTunes+iPod proposta
da Apple. Il software iTunes è un ottimo aiuto per l’organizzazione
della propria libreria multimediale e per il download di nuovi contenuti gratuiti
o a pagamento, ma soprattutto integra una funzione per la gestione dei podcast
che si occupa sia di facilitare al massimo l’accesso a elenchi ragionati
di podcast per categorie, sia di scaricare automaticamente i nuovi contenuti
dei podcast quando compaiono, sia (ciliegina sulla torta) di sincronizzare automaticamente
i contenuti dell’iPod con gli ultimi materiali quando il player viene
parcheggiato nella sua sede, o comunque collegato al PC. L’utente non
deve effettuare alcuna operazione e tutto avviene in modo automatico.

iTunes è probabilmente la soluzione di podcatching più completa
e diffusa, ma è fortemente rivolto all’impiego con iPod: chi dispone
di player multimediali di altro tipo non può sfruttare la sua comodissima
funzione di sincronizzazione automatica dei contenuti. Vero è che rimane
sempre l’opzione drag and drop per popolare manualmente il lettore, ma
esistono alternative.

Per esempio, programmi di podcatching promettenti ma ancora in fase di maturazione
sono l’open source Juice, il recente Doppler
e l’interessante FireAnt (in grado di supportare anche
target inusuali con capacità video come la Sony PSP e di scaricare contenuti
via BitTorrent e in streaming ).

Il sito specializzato PodcatcherMatrix.org ha censito, ad oggi, ben 20 diversi
programmi per il podcatching che differiscono, oltre che per il prezzo (molti,
fortunatamente, sono gratuiti) per i sistemi operativi supportati, le funzioni
accessorie come la gestione delle playlist, i download a orari programmati o
a più riprese, la sincronizzazione più o meno automatica con iPod,
PSP e Media Player, la capacità di riprodurre direttamente contenuti
prima di trasferirli su un lettore, il supporto ai protocolli RSS o Atom per
la descrizione dei feed e ai protocolli HTTP, BitTorrent e altri per il trasferimento
dei contenuti. Scegliere il proprio podcatcher diventa allora quasi una questione
di gusti: noi vi consigliamo di provarne diversi prima di decidere.

Una interessante alternativa ai podcatcher classici da installare sul proprio
PC è quella dei servizi on line. In pratica, il podcatcher
risiede su un server Internet e su quel server grava, quindi, il carico di lavoro
per il controllo periodico dei feed e per il download e immagazzinamento dei
contenuti via via pubblicati. L’accesso al servizio potrà avvenire
da qualsiasi postazione Internet, liberando l’utente dalla necessità
di portare con sé il PC e di riempirne il disco con contenuti spesso
ingombranti solo per riscaricarli subito dopo sul lettore portatile. Per i gestori
del sito, invece, il vantaggio è la riduzione del consumo di banda, visto
che in caso di feed a cui sono registrati più utenti questo sistema permette
di effettuare una sola scansione e un solo download per tutti.

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