Tutti di fronte alla IpTv

Mai una tecnologia è stata tirata così in ballo da interessi economici e svolte e risvolti sociali. Ne facciamo un “quadro” da appendere accanto ai sistemi in Hd

È forte la sensazione che da qui a un lustro, o poco più, la Tv cambi letteralmente pelle. Lo dice Microsoft, che dal pc del salotto gestito alla Media Center sta prendendo da tempo le misure della Tv casalinga (tanto che proprio alla Xbox, nelle intenzioni di Bill Gates, sarà accreditata la funzione di set top box per l’IpTv).

Ma che sia un trend in atto, lo sostengono anche le strategie dei carrier, Telecom Italia in testa, seguita da Wind e Fastweb, che stanno affrontando il fenomeno come panacea di entrate sempre più risicate rispetto alla “old” telefonia. E all’estero At&T, Bt e Swisscom avrebbero già adottato la piattaforma Microsoft Tv in grado anche di registrare programmi da remoto attraverso il cellulare. Ci crede financo il mondo legato all’advertising, sempre più concentrato attorno a Internet e affini. E la Tv satellitare o meno non sta neppure a guardare: Rupert Murdoch in testa trova affinità alla locale AliceTv che ha certo forti contatti con La7. Poi anche i colossi come Skype stanno studiando come posizionarsi adeguatamente (vedi approfondimento a lato).

Ovviamente alla base ci sta la tecnologia Ip e, va da sé, l’importanza della diffusione della banda larga. Il che fa presupporre che l’Italia non sarà proprio tra i Paesi in testa. Anche se gli italiani con la televisione (almeno quella classica) ci sono sempre andati a nozze. Perché ora dovrebbe essere diverso: solo per i costi alti degli investimenti (Il Sole 24 Ore parlò di 80 miliardi di dollari)? Tanto più che il nuovo sistema di comunicazione ha come base una forte autogestione culturale e sociale. Insomma, normative e soldi a parte, siamo fiduciosi che non si rimarrà al palo.

Perché, in effetti, la rivoluzione è in atto. E viene anche dai fruitori, sempre più propensi ad allargare il modello dei blog semplicemente scritti, al mondo dei blog visivi. La User generated content (Ugc), ossia la creazione di video da parte degli utenti, sta diventando una delle più diffuse forme di fruizione di contenuti video on line.

Ma chi paga (ovvero come si guadagna con questa Tv)? Con un click probabilmente. Perché, sta circolando la tesi che, a dispetto del telecomando passivo, chi sceglie di apprendere sulla WebTv è altamente attratto dalle notizie, anche pubblicitarie. Internet sta insegnando in questo: banner, videospot, keyword, cookie. Tutt’altra creatività ci vuole.

Poi, si tratta di capire quali operatori entreranno in gioco. Sarà solo un business da grandi carrier o gli Isp potranno riciclarsi anche in questo ambito (protetti da una normativa antimonopolista adeguata)? Una recente ricerca condotta da Ciao Group per conto di Juniper Networks ha sottolineato come gli utenti finali decretino il favore verso gli Isp.

Dalla ricerca emerge anche che l’utilizzo dell’IpTv sarà sempre di più determinato in funzione della maggiore richiesta di servizi personalizzati da parte dei consumatori.

Comunque, anche gli operatori tradizionali dei Paesi interessati dalla ricerca (British Telecom, Deutsche Telecom, France Telecom) sono percepiti come i fornitori affidabili per i servizi IpTv. Altro risultato che emerge dalla ricerca è l’importanza strategica attribuita alla “sicurezza dei servizi Tv” attraverso la banda larga da parte di quasi la metà degli intervistati (48%), il che dimostra come la banda larga sia ancora percepita come un servizio soggetto a rischi di interruzione dell’attività e a scarsa sicurezza.

Proprio questa tendenza dovrebbe spingere gli operatori di telecomunicazioni e gli Isp a sfruttare il loro attuale vantaggio competitivo per far migrare i propri abbonati ai nuovi servizi IpTv prima che gli emergenti content provider prendano piede e si affermino in questo segmento di mercato.

A sottolineare come il mercato dei servizi Tv nel Regno Unito e in Germania sia dominato dai servizi satellitari e via cavo, ecco un ulteriore dato: più della metà degli intervistati utilizza o la Rete (28,2%) o i servizi satellitari (34%). Unica eccezione la Francia dove il mercato è, invece, ancora dominato dai servizi di broadcast analogico (44,8%).

Poi, per la produzione di contenuti, aspetto parzialmente tecnologico e più che altro culturale, c’è da aprire un capitolo a parte che andrà a toccare venature commercial consumer con l’erogazione anche di gaming, gambling e di tutta l’offerta di commercio elettronico. Ma non solo. Il giro di affari legato alla IpTv è stato valutato da Gartner secondo cui entro il 2010, a livello mondiale, si potrà parlare di 48,8 milioni di famiglie collegate alla Tv su Internet.

La rampa della crescita sarà visibile a breve: si dovrebbe passare, infatti, da 6,4 milioni di famiglie dello lo scorso anno ai 13,3 milioni di oggi e poi via a salire a 24,7, arrivando nel 2010, per l’appunto, alla soglia dei 50 milioni di famiglie.

Malgrado i tassi siano giudicati complessivamente interessanti, Gartner ribadisce quanto più volte sostenuto: il vero problema nella diffusione dei servizi di IpTv non è la tecnologia, né l’implementazione. Si tratta, più linearmente, di una questione di value proposition. Ovvero, far capire agli utenti potenziali l’effettivo vantaggio rispetto ai servizi televisivi tradizionali.

Per questo motivo, l’invito agli operatori e ai carrier è di evitare di concentrarsi sui fatturati a breve termine, ma investire su politiche e strategie di più ampio respiro, che consentano di far percepire realmente agli utenti l’IpTv non come semplice alternativa alla Tv tradizionale, ma come nuova piattaforma di distribuzione dei contenuti.

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