Timore di recessione sull’Italia che produce

Un netto timore delle Pmi per occupazione e stagnazione emerge da un’inchiesta de Il Sole 24 Ore che ha coinvolto i presidenti delle federazioni confindustriali alimentare, Gd, elettronica, legno-arredo, macchine utensili e meccanica.

Il Sole 24 Ore – Dopo un agosto che ha messo a soqquadro gli scenari economici e finanziari, la stagione autunnale delle Pmi dell’industria italiana si apre in un clima scandito da numerosi campanelli d’allarme. Recessione e dollaro in primis.

Lo scrive Il Sole 24 Ore in un’inchiesta che ha coinvolto i presidenti delle federazioni confindustriali che fanno capo ai settori industria alimentare, Grande distribuzione, elettronica, legno-arredo, macchine utensili e meccanica varia.

Stando al loro parere, le maggiori preoccupazioni sarebbero il vento recessivo, gli effetti delle tensioni speculative sulle materie prime e il cambio euro-dollaro che, agli attuali livelli, rappresenta un ulteriore ostacolo alle vendite del Made in Italy Oltreoceano.

Salvate in parte solo dall’export, le piccole e medie imprese di casa nostra si ritroverebbero, insomma, sospese tra l’ombra della recessione (che porta con sé un possibile calo dell’occupazione), la paura della stagnazione e una crescita che potrebbe diventare sempre più flebile.

A peggiorare il clima congiunturale, segnato da un taglio alle stime di crescita del Pil anche per il 2012, ci sarebbero poi i contenuti e gli effetti della manovra di Ferragosto, che non prevede interventi a favore dello sviluppo per una crescita dell’industria o a sostegno dei consumi delle famiglie.

Come se non bastasse, alimentata soprattutto dalla bolletta energetica, in Italia, l’inflazione è al top a quota 2,8% dal 2008 e, per Giancarlo Losma, presidente di Federmacchine, «solo chi ha saputo internazionalizzare la propria attività cresce, mentre il vero problema è uscire dal ristagno dell’economia».

Tuttavia, proprio da questo comparto produttivo (cui fanno capo 6.300 imprese, 182mila addetti, 34 miliardi di euro di fatturato nel 2010, il 67% realizzato grazie all’export) arrivano segnali incoraggianti, visto che «ad agosto molte aziende della meccanica hanno accorciato i giorni di chiusura, perché avevano gli ordini da consegnare».

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