Le Pmi italiane non hanno risorse per sopravvivere a un’altra recessione

Lo afferma una ricerca internazionale di Forbes Insights svolta in collaborazione con Association of Chartered Certified Accountants, Certified General Accountants Association of Canada e Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.

Il 45% delle Pmi italiane non
è sicura di avere risorse finanziarie adeguate a superare un’altra crisi
economica, anche se la recessionele ha
costrette a diventare imprese migliori.

E anche se le piccole e medie
imprese in altri Paesi sembrino ormai guardare ad una
nuova crescita post ripresa, le imprese
della nostra penisoala tendono ancora a lottare per superare la recente
crisi economica. Interpellati in merito alle principali
preoccupazioni degli ultimi 12 mesi, per un’indagine da Forbes Insights in
collaborazione con l’Association ofChartered Certified Accountants,
Certified General Accountants Association of Canada e il Consiglio Nazionale dei
Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, l’ente rappresentativo della professione
contabile in Italia, 266 proprietari e decision maker di Pmi
italiane su un totale di 1.750 aventi sede in Canada, Cina, Italia, Regno Unito, Singapore e
Sud Africa, il 29% ha citato l’incertezza economica. Una percentuale analoga ha
rivelato le proprie preoccupazioni per la ricerca di nuovi e potenziali
clienti. Mentre reperire finanziamenti (25%) risulta essere la
terza preoccupazione più importante per le Pmi italiane.

Tra tutti i Paesi che hanno
partecipato all’indagine, le aziende italiane sono quelle che hanno registrato
in misura minore una crescita del fatturato nei 12 mesi successivi.
Complessivamente, solo il 24% delle Pmi italiane ha dichiarato un fatturato più alto rispetto
all’ultimo anno, il 34% ha indicato un calo dello stesso, mentre per il 42% è
rimasto sostanzialmente invariato. Le medie imprese sono quelle che sono cresciute di meno:
il 19% ha indicato un incremento del fatturato, mentre il 41% una contrazione.
Per quanto riguarda le previsioni, il 41% delle aziende si attende un fatturato più
alto per il prossimo anno, il 16% si attende un fatturato più basso,
mentre il 43% è convinto che resterà pressoché invariato.

Chiamate a formulare
previsioni su quali fattori avrebbero contribuito ad un
incremento del fatturato nei successivi 12 mesi, le aziende le intervistate hanno
indicato i seguenti elementi: incremento delle vendite di prodotti/ servizi già esistenti
(33%) e aumento della qualità dei prodotti / servizi (33%), seguiti da una maggiore presenza su
Internet (30%) e alleanze strategiche (28%). Il 34% delle medie imprese
italiane ritiene inoltre che anche la raccolta di ulteriore capitale contribuirà alla crescita
futura. Nessuna microimpresa ha però menzionato tale
fattore.

Complessivamente, il 43%
delle Pmi italiane ritiene che
gestire il flusso di cassa oggi sia più difficile rispetto a un anno fa, mentre solo il 12%
ha segnalato che è più facile; per il 44% la situazione non ha subito cambiamenti
rilevanti. Le microimprese italiane sono apparse le più suscettibili alle
problematiche di liquidità; il 56% ha dichiarato che la gestione del flusso
di cassa è più difficile, mentre solo il 2% ha affermato il contrario.

Per quanto riguarda le
principali sfide per la gestione della liquidità negli
ultimi 12 mesi, il 32% delle piccole e medie imprese ha indicato i clienti ritardatari o insolventi assieme a una riduzione del
fatturato (31%) e alle tasse (29%). Le medie imprese, ritengono che l’accesso al
credito abbia influenzato negativamente il loro flusso di cassa: il 22% ha segnalato
limiti di credito più bassi, mentre il 19% ha avuto difficoltà ad
ottenere i fi nanziamenti.

Il 45% delle Pmi italiane
ha dichiarato di non essere sicuro di
avere risorse fi nanziarie adeguate a superare un’altra crisi economica. Le piccole
imprese (10-49 dipendenti) sono apparse le meno preoccupate: il 52% ritiene
di disporre di riserve di cassa suffi cienti a fronteggiareun’altra
crisi congiunturale.

Anche se in difficoltà
economiche, più del 40% delle Pmi italiane ha dichiarato di aver ottenuto la
totalità o la maggior parte dei finanziamenti richiesti nel corso degli ultimi due
anni. Complessivamente, l’86% delle imprese ha
dichiarato di aver fatto richiesta di finanziamenti negli ultimi 2 anni. Di queste,
il 12% ha indicato di aver percepito l’intera somma, il 32% di averne ricevuta gran
parte, il 42% di averne ottenuta una piccola parte, mentre il 14%
non ha avuto alcun finanziamento.

Le tre modalità di reperimento del capitale di
debito a cui fanno più ricorso le aziende italiane oggi sono: prestiti bancari garantiti
(39%), carte di credito aziendali (28%), fi di bancari garantiti (27%) e credito commerciale
(25%). Si tratta delle stesse modalità di finanziamento mediante
indebitamento previste dalle imprese italiane nei prossimi 2 anni.

I primi tre obiettivi di
utilizzo dei fi nanziamenti mediante indebitamento nei prossimi due anni sono:
espansione nazionale (31%), investimento in nuove tecnologie (24%) ed
espansione della capacità (27%). Anche le Pmi che prevedono di ricorrere
al capitale di rischio hanno obiettivi pressoché analoghi.

Le Pmi italiane che
hanno partecipato all’indagine hanno dichiarato inoltre che la recessione, in ultima
analisi, le ha costrette a diventare imprese migliori.

Complessivamente, il 71% ha
dichiarato di pianifi care le proprie attività in modo più efficace, mentre il 57%
ritiene di sapersi gestire meglio rispetto a quanto avveniva prima della recessione. Il
60% avverte di trovarsi in una posizione più solida rispetto a
prima della crisi.

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