Il futuro dell’umanità fra sfide ambientali e opportunità fornite dalla tecnologia, in un’intervento del presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale.

Il futuro pone davanti a noi una serie di sfide abbastanza complicate. Grazie alla letteratura e agli studi scientifici prodotti nel corso del 2020 è emerso che la pandemia causata dal COVID-19 è stata originata dall’impatto dell’uomo sull’ambiente.

Tra le cause vengono annoverate: la perdita di biodiversità, la deforestazione, la prossimità con animali selvaggi, gli allevamenti intensivi, il riscaldamento globale, e molto altro ancora.

Questa non è l’unica pandemia – peraltro annunciata da tempo – a cui l’umanità ha assistito negli ultimi anni: aviaria, SARS, mucca pazza, ebola, AIDS per non citare la spagnola (secondo il ricercatore Mark Honigsbaum sono state almeno 10). Tutte originate dalla “aggressione” delle attività umana rivolta all’ambiente che ci permette di vivere.

Per raggiungere un’armonia e limitare i danni che l’essere umano sta causando nei confronti dell’ecosistema, vi è la necessità di ridefinire gli obiettivi che l’umanità si pone e fornire una diversa interpretazione ai costi di beni e servizi prodotti non più considerati in termini di valore monetario ma, al contrario, in un’ottica di impatto ambientale.

Tutte le attività hanno un effetto sul pianeta: dall’invio di una mail, alla produzione di un bene, dalla coltivazione, agli allevamenti, comprese le recenti attività su big data e intelligenza artificiale.

Una considerazione, quest’ultima, perfettamente in armonia con il modello ideato da Kenneth Ewert Boulding il quale, metaforicamente, suggerisce di considerare la Terra una navicella spaziale con limitate risorse: ogni azione compiuta deve quindi tenere in considerazione lo spazio circoscritto e le scarsità dei mezzi.

Una teoria che si pone in forte antitesi con l’economia classica, quella vecchia di due secoli, che considera invece risorse scarse il capitale ed il lavoro e giudicava quelle ambientali inesauribili e inalterabili. Una certezza che però viene scardinata dalla conoscenza di oggi.

L’uomo è convinto di essere la specie più evoluta sul pianeta, ma se non è in grado di utilizzare le sue facoltà per diffondere equamente il benessere tra la popolazione mondiale, senza distruggere – per riprendere la teoria di Boulding – la grande astronave che lo ospita e tutte le altre specie che costituiscono il sistema di sopravvivenza, allora dimostra scarsa intelligenza.

Se da una parte, dunque, si manifesta una sfida importante, ovvero innovare adottando strumenti per soddisfare, in modo cooperativo, i desideri dell’uomo, senza alienare le risorse scarse, dall’altra potremmo avere a disposizione una tecnologia sufficientemente avanzata per raggiungere tale obiettivo.

Ma qual è questo scopo ultimo da raggiungere? È la prima domanda da porsi per definirlo correttamente. Fino ad ora il mezzo è stato scambiato per il fine, un esempio lampante è fornito dal fatto che si è cercato di massimizzare il profitto credendo che tale azione potesse generare del benessere e, ancora, che il costo potesse essere determinato dal mercato.

Queste ultime però non sono dinamiche reali. E se non è così allora vi è il bisogno di un nuovo modello di sviluppo che tenga in considerazione i costi, che punti ad ottimizzare le risorse scarse, a non danneggiare il sistema di sopravvivenza e riesca, nello stesso tempo, a generare benessere per tutti.

Il modello di sviluppo sta portando anche a nuove forme di schiavitù e di sfruttamento, ad un aumento intollerabile delle diseguaglianze. Pochi si arricchiscono sempre di più, molti vengono sfruttati con salari infimi e senza diritti, e accade in tutti i Paesi del mondo, anche in Italia. C’è una diffusa perdita di fiducia nella democrazia.

È una sfida davvero rilevante e, a mio avviso, per superarla e vincerla è richiesto uno sforzo interdisciplinare.

In questo contesto potrebbero giocare un ruolo fondamentale gli strumenti in grado di semplificare i compiti complessi, ottimizzare le risorse e misurare gli impatti.

Diventa inoltre essenziale la definizione di nuovi indicatori di benessere: è ormai chiaro che il PIL è inadeguato per questo scopo, ma si continua a considerarlo l’unico indice, non tenendo in considerazione gli altri già a disposizione – come ad esempio il BES, oramai pubblicato annualmente nel bilancio dello Stato.

La ricerca e l’innovazione da essa derivante sono i due elementi indispensabili, oggi più che mai da considerare come alleati per costruire un nuovo futuro più sostenibile.

Tuttavia, la ricerca ha bisogno di continui investimenti che coinvolgano tutte e tre le seguenti tipologie:

  1. Ricerca di base, finanziata senza scopi. Si pone l’obiettivo di capire come è fatto il mondo, e i fondi, principalmente Statali, vanno anche erogati a favore di quei progetti che non sembrano essere promettenti, perché anche da questi potrebbe derivare una nuova idea vincente.
  2. Ricerca a medio termine, che punti a scopi definiti. Deve procedere step by step permettendo anche un cambio di direzione durante il percorso. Su questa possono collaborare sia enti statali che imprese.
  3. Ricerca a breve termine finanziata dalle aziende che permette loro di trovare soluzioni e innovazioni a casi d’uso concreti.

Risulta fondamentale creare una catena di trasmissione fra queste tre tipologie di ricerca e di innovazione, con un trasferimento culturale e tecnologico continuo.

In conclusione, credo che esistano moltissime soluzioni dove il digitale, l’IoT e i sistemi di Intelligenza Artificiale possono fornirci un concreto supporto per aumentare il livello di democrazia, il benessere, puntando all’economia circolare e riducendo o addirittura azzerando l’impatto negativo che stiamo generando.

Questa pandemia, oltre a tanti effetti negativi, ha generato anche una diffusa cultura dell’uso di strumenti innovativi. L’altro aspetto che dobbiamo promuovere è un approccio multidisciplinare.

Abbiamo bisogno di ricercatori di intelligenza artificiale che lavorino insieme ad economisti, sociologi, storici, ecologi, medici, botanici, fisici, matematici ed artisti, musicisti, psicologi, legislatori e utenti finali. Abbiamo bisogno di far collaborare donne e uomini, culture diverse, diverse opinioni. Abbiamo bisogno di tanta intelligenza e non ne abbiamo in abbondanza.

 

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