Synergie: vantaggi (ed esigenze) dell’AI nel recruiting aziendale

L’AI chiama a nuove competenze. E Synergie la sfrutta per affinare il match tra una domanda e un’offerta sempre più orientate al digitale

Le aziende da un lato e i professionisti dall’altro, uniti da un fattore che sta diventando sempre più comune: quell’intelligenza artificiale che ormai sta iniziando a fare sentire i propri effetti anche nel mondo del lavoro.

Sia chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, sia i professionisti che devono reintegrarvisi o cambiare azienda, si trovano infatti di fronte all’esigenza sempre più pressante di acquisire nuove competenze per interagire con l’AI che sta via via uscendo dalla sperimentazione per entrare, con effetti concreti, nelle aziende. Una tecnologia che se integrata in azienda, per poterne godere i benefici, non richiede adattamenti, ma un ridisegno vero e proprio dei processi aziendali e, pertanto, nuove competenze da parte di chi in queste aziende ci lavora. Esigenza di cui si è presa carico Synergie, agenzia del lavoro, che oltre al normale supporto agli uffici HR dei propri clienti, si sta impegnando proprio a supportare aziende e lavoratori nel percorso di aggiornamento delle competenze, favorendo un inserimento efficace in un mercato che è sempre più guidato dall’innovazione digitale.

La trasformazione del mercato del lavoro sta infatti diventando sempre più evidente, soprattutto ora che l’intelligenza artificiale, con la sua rapida diffusione, sta generando una crescente domanda di professionisti in grado di interagire con questa tecnologia, modificando profondamente il panorama occupazionale.

Nicoletta Vittadini, sociologa ed esperta di innovazione digitale dell’Università Cattolica di Milano

La necessità di acquisire nuove competenze non riguarda più solo il settore tecnologico, ma si estende a diversi ambiti professionali, dai servizi a, soprattutto, le professioni intellettuali – segnala la prof.ssa Nicoletta Vittadini, sociologa ed esperta di innovazione digitale dell’Università Cattolica di Milano, intervenuta in occasione di un incontro concentrato proprio su questo tema –. L’impatto dell’AI non si limita ai settori tradizionalmente automatizzabili, ma sta ridefinendo anche le professioni intellettuali. Contabili, avvocati, architetti e professionisti delle scienze umanistiche si trovano oggi di fronte alla necessità di integrare le loro competenze con la capacità di interagire con strumenti basati sull’AI”.

L’automazione ha già iniziato a sostituire alcune mansioni ripetitive, ma, come sottolinea Vittadini, “la prospettiva di una sostituzione totale è un’interpretazione semplicistica. In realtà, l’AI apre nuove opportunità per chi sa utilizzarla in modo strategico, trasformando il lavoro in una sinergia tra competenze umane e capacità computazionali avanzate”.

L’adozione dell’AI non procede però alla stessa velocità in tutte le realtà produttive. “Le grandi aziende hanno compreso il potenziale dell’IA e stanno investendo in modo strutturato, mentre le PMI si trovano spesso a dover affrontare sfide più complesse, tra cui la necessità di outsourcing per competenze non ancora consolidate al loro interno”, afferma la sociologa.

In questo scenario, emergono nuove figure professionali specializzate nel supporto alle imprese nell’integrazione dell’AI nei processi aziendali. E nella preparazione di un’economia basata sulle nuove logiche dell’AI, che coinvolga l’ecosistema complesso di aziende, professionisti e mercati, un nuovo ruolo, di maggior rilievo nel panorama internazionale, è auspicabile venga assunto dall’Europa e dall’Italia se si vuole ridurre la dipendenza da tecnologie sviluppate altrove, con investimenti mirati e strategie che favoriscano l’innovazione locale e lo sviluppo delle necessarie competenze per sostenerla.

Che poi, il problema delle competenze mancanti non riguarda solamente chi deve mettere mano alle applicazioni basate su AI, o agli sviluppatori in generale, ma riguarda chiunque coin l’AI si debba interfacciare per svolgere il proprio lavoro.

Il “prompting”, ossia la capacità di interagire con l’AI formulando richieste precise ed efficaci sta diventando o presto lo diventerà, un vero scoglio per i nuovi lavoratori – avvisa la docente –. Non si tratta infatti solo di conoscere il linguaggio delle macchine, ma di sviluppare una visione strategica che consenta di sfruttare l’AI nel modo più efficace, anche da chi in azienda non ha per forza un background di sviluppo o tecnologico”.

Synergie affronta e sfrutta il cambiamento: l’AI diventa alleata nel recruiting

Trasformazioni importanti che richiedono un adattamento consapevole da parte dei professionisti e delle aziende. Synergie ne è consapevole, ha compreso questa necessità e sta ridefinendo le proprie strategie per rispondere a un mercato del lavoro che ha accelerato la sua evoluzione.

Marco Valsecchi, amministratore delegato di Synergie Italia

Il cambiamento del mercato del lavoro ha visto ultimamente un’inversione di ruoli – osserva Marco Valsecchi, amministratore delegato di Synergie Italia – : se un tempo erano le aziende a cercare candidati, oggi sono i quest’ultimi a dettare le regole. L’attrazione di talenti rappresenta oggi un problema per le aziende, non solo in termini numerici ma anche in riferimento alle competenze richieste. Per questo motivo, Synergie ha sviluppato programmi di formazione e re-skill per colmare il divario tra le competenze disponibili e quelle richieste dal mercato. E in questo contesto, l’intelligenza artificiale generativa sta cambiando il modo in cui vengono selezionati i candidati. Anche tra i recruiter. E non per sostituirli, ma per offrire loro strumenti in grado di aumentare la loro capacità di individuare le competenze richieste in modo rapido ed efficiente. Grazie a strumenti di AI, è possibile infatti analizzare vasti database e selezionare i profili più adatti alle esigenze delle aziende, velocizzando i processi di selezione e migliorando allo stesso tempo anche la qualità delle scelte effettuate, garantendo un migliore matching tra domanda e offerta di lavoro”.

L’AI favorisce l’introduzione nel mondo del lavoro

Ma gli aiuti che derivano dall’AI nel campo del recruiting sono anche altre, come il supporto ai programmi di politiche attive del lavoro, che Synergie porta avanti con un team di oltre 130 operatori su tutto il territorio nazionale. Oppure, ancora, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per agevolare il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, come chi non parla fluentemente l’italiano o chi è rimasto fuori dal mercato del lavoro per lunghi periodi, sfruttando strumenti di traduzione automatica e analisi delle competenze, facilitando la creazione di curriculum vitae e migliorare i candidati nella loro preparazione ai colloqui di lavoro.

Servizi a supporto sia delle aziende sia di chi è alla ricerca del lavoro che rispecchia le proprie aspettative o esalta le proprie potenzialità, che Synergie eroga attraverso le sue 160 filiali diffuse su tutto il territorio nazionale.

Synergie e le filiali, tante, sul territorio. Perchè il recruiting chiede prossimità

Un forte radicamento locale – evidenzia Valsecchi –. Nonostante la crescente digitalizzazione, emerge infatti con forza il bisogno di prossimità, ossia la necessità per aziende e candidati di interfacciarsi direttamente con le filiali fisiche. Per questo abbiamo pianificato l’apertura di ulteriori 100 filiali nei prossimi cinque anni, con un focus particolare sul Nord-Est del Paese”.

Iniziative che hanno l’obiettivo di aumentare il numero di persone impiegate in somministrazione (si dice così – ndr) da 26.000 a oltre 40.000 al giorno e aumentare il fatturato di Synergie Italia da da 815 milioni a 1,5 miliardi di euro. Risultati cui certamente contribuirà anche il recente lancio del servizio Synergie Executive, servizio dedicato al recruiting di figure dirigenziali.

Strategie che seguono la logica che muove l’intero Gruppo e la sua visione del mondo del lavoro e delle nuove modalità di approccio richieste dal mercato.

Synergie Group, tecnologia sì, ma con logiche e supporto umano e personalizzato

Viviamo in un’epoca di profonde trasformazioni, non solo nel mondo del lavoro, ma nella società in generale. Il lavoro da remoto, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale stanno cambiando radicalmente il nostro panorama. Per questo motivo, le aziende hanno bisogno di competenze e supporto per garantire che abbiano le giuste risorse umane al momento opportuno” afferma Victorien Vaney, Presidente e CEO di Synergie Group.

Victorien Vaney, Presidente e CEO di Synergie Group

L’obiettivo di Synergie è diventare un partner strategico a lungo termine per le aziende, permettendo loro di concentrarsi sui propri obiettivi mentre garantisce l’accesso ai migliori talenti disponibili. Vaney sottolinea come il capitale umano sia la risorsa più preziosa e che una gestione efficace delle competenze possa determinare la crescita e il successo di un’organizzazione. Per questo Synergie non si limita a connettere aziende e talenti, ma si impegna a creare opportunità lungo tutto il percorso lavorativo, offrendo supporto a giovani in cerca del primo impiego, ai professionisti in transizione di carriera e a persone che hanno bisogno di riqualificazione per rimanere “appetibili” nel mondo del lavoro.

L’azienda, pur essendo internazionale, mantiene un approccio umano e personalizzato: “La tecnologia ha certamente un ruolo fondamentale ma – Vaney ribadisce – la connessione umana resta insostituibile: il futuro del lavoro sarà ibrido, coniugando innovazione digitale e interazione diretta. Per questo l’impegno di Synergie va anche nella direzione dell’inclusione nel mercato del lavoro, favorendo la diversità e valorizzando i talenti indipendentemente dall’età, dal genere o dall’origine. E attraverso collaborazioni con scuole, università e aziende, sviluppa competenze mirate alle esigenze del mercato, facilitando la transizione tra settori in evoluzione”.

I temi sul tavolo del futuro del lavoro non sono da poco. Hanno a che fare con la crescente competizione per i talenti, l’importanza della diversità e dell’inclusione, l’impatto della tecnologia e la necessità di una maggiore flessibilità nei modelli lavorativi. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione chiede anche di avere un’attenzione particolare alla trasmissione delle competenze e all’integrazione dei lavoratori senior.

Il nostro compito è anticipare i cambiamenti e offrire alle aziende e ai lavoratori gli strumenti migliori per affrontarli con successo, tenendo conto delle direzioni che sempre più rapidamente cambiano con l’evoluzione dei mercati e delle tecnologie che man mano ne orientano, o addirittura stravolgono, il percorso” conclude Vaney.

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