Sempre più hi-tech nella sanità

Offerta e domanda si incontrano sul terreno ospedaliero.

Ottobre, 2003

Quello sanitario è uno degli scenari più aperti
del mercato. C’è molto da fare, dall’integrazione di
base alla convergenza di reti, dall’e-business all’Eai. It
vendor e pazienti, posti agli estremi della catena, premono lo stesso
tasto: è possibile (e doveroso) investire di più nella salute.

Fino a che punto le istituzioni ne siano coscienti non lo sappiamo, segnaliamo
comunque in queste pagine una serie di applicazioni che hanno trovato
riscontro presso ospedali e realtà sanitarie varie. L’obiettivo
è fornire una serie di informazioni che possano tornare utili nel
momento in cui veniate contattati da un cliente che ha a che fare con
il mondo ospedaliero. Buona lettura.

Scarni, ma significativi i numeri che rendono interessante il mercato della
sanità collegato agli acquisti di tecnologia informatica. Così
NetConsulting e Assinform valutano che nel "lontano" 2001 la
spesa Ict nella sanità italiana sia cresciuta del 10,5% (valore che
va paragonato ad altri settori industriali che nello stesso anno erano cresciuti
complessivamente solo del 8%, dati che comunque non si sono affatto ripresentati
in questi ultimi due anni). Ma c’è un altro dato che deve far
riflettere coloro i quali vogliono approcciare il mercato sanitario di casa
nostra dandogli un po’ di fiducia: la spesa Ict italiana in questo
comparto rappresenta, secondo fonte Cnr, solo lo 0,66% degli investimenti
correnti sanitari. La cosa va ragionata prendendo la percentuale di investimento
dei Paesi avanzati che si aggira attorno al 2%. Pare quindi che l’obiettivo
italiano sia quello di giungere a una cifra simile da qui a cinque anni.

Intanto, la forte accentuazione dei rapporti fra ministero dell’Innovazione
e ministero della Salute, una volta impensabile, produce il fenomeno di
strutture sanitarie e informatiche integrate "all’italiana". La
parola integrazione non è spesa a caso. Il succo della questione
sta proprio qui. Il campo sanitario rappresenta forse il miglior terreno
d’elezione per tutte quelle società dell’It che vivono a cavallo
di andamenti tecnologici come l’Eai, l’Erp (con tutte le sue derivazioni,
Crm e Scm in prima linea), gli enterprise portal, i framework, il networking
intelligente, la disponibilità delle infrastrutture in modalità
on demand, la sicurezza, la firma digitale. Praticamente, la maggior parte
degli It vendor e system integrator.
La sanità, quindi, ha per il mondo It un valore semantico, è
lo specchio di quanto sta accadendo e di quanto accadrà. Specie se
saranno confermate le stime di spesa che analisti, come Idc, stilano per
i prossimi tre anni.
Al momento (secondo i dati Idc per il 2002, confortati da quelli del Cnr),
la spesa Ict in campo sanitario è di circa 500 milioni di euro, lo
0,66% del totale della spesa sanitaria nazionale, che assomma a 750 miliardi
di euro. E se mille miliardi di vecchie lire vi sembrano pochi, cresceranno.
Lo dice Idc, che fino al 2006 stima un Cagr dell’8,7%, con un picco,
già quest’anno, che sfiora il 10%. Lo dicono i vendor e i system
integrator, che stanno investendo in soluzioni per questo settore (spesso
ancora, e purtroppo, solo con progetti "vetrina") perché
hanno colto il succo: la sanità esprime una forte domanda di ottimizzazione
delle strutture, previa integrazione, e di elevamento della qualità
del servizio verso l’utente, paragonabile alle tematiche assolte dal
Crm. Spazio, quindi, alla tecnologia, l’unica cosa che può
abilitare il cambiamento. Questo lo hanno capito i vendor, i responsabili
delle Aziende sanitarie e ospedaliere, lo ha capito il ministro dell’Innovazione
tecnologica e anche quello della Salute.
Il binomio Stanca-Sirchia potrebbe esercitare appieno il proprio potere
di indirizzo (attualmente non lo fa), anche se ciò non darebbe lo
stesso sazietà. Per ora si parlano, utilizzando la stessa lingua.
Il che è un obiettivo raggiunto, rispetto a quanto accadeva vent’anni
fa. All’epoca, il ministro della Sanità Donat Cattin, che non aveva
un interlocutore "tecnologic" con cui parlare, lasciava alle lettere
aperte, con tutto ciò che di polemico ne conseguiva, il compito di
contrastare il fenomeno Aids. Ed è sempre vent’anni fa che, secondo
il presidente della Simg, Società italiana di medicina generale,
Claudio Cricelli, «si sarebbero dovuti creare i centri di prenotazione
unificati. Farlo oggi significa solo ammettere il proprio ritardo»
.

Sanità in ritardo, quindi, ma non priva di tecnologia
e non avulsa dalle tematiche che concernono l’integrazione tecnologica.
Un esempio di quello che sta accadendo è dato dalla cronaca legata
a un convegno tenutosi la scorsa primavera a Roma, dove si è tenuta
la prima riunione per la costituzione della sezione italiana di Hl7. Se
la sigla non dice nulla, Xml dovrebbe suonare più familiare. Hl7,
infatti, è il dialetto Xml per il settore applicativo sanitario.
Ovvero, è il prodromo al manifestarsi di quello che, in campo produttivo
e commerciale, è dato dall’e-business. Il fatto che lo standard necessiti
di lavoro locale è intimamente legato al segmento di riferimento,
il sanitario appunto, dove regna l’eterogeneità dei sistemi, specie
nel nostro Paese.

Lo sa bene Finsiel, che ha stretto una partnership per lo sviluppo di sistemi
clinici con Oracle, che ha dedicato una parte della propria E-Business Suite
(Oracle Htb) proprio al settore sanità, basandola su Hl7. Lo sa anche
Mpsnet, la società del Monte dei Paschi di Siena per i progetti e-business,
che assieme a Venture Consulting ha creato una piattaforma da erogare in
Asp, basata su Sap Enterprise Buyer, per i processi della filiera logistica
fra i produttori di farmaci e le aziende ospedaliere e le Asl. Ma prima
di arrivare all’e-business o, se si vuole, contestualmente, bisogna integrare
i sistemi esistenti. Lo confermano vendor mondiali che producono database
come InterSystems, che con Caché realizza anagrafiche di pazienti
comuni, o Erp per la gestione delle risorse umane come Infinium Software
(del gruppo di Ssa Global Technologies). Ma anche società apparentemente
meno altisonanti, come l’italianissima Noematica, che dà la tecnologia
al progetto Itaca del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, orientato a realizzare
un unico grande database clinico (con una visione "pazientecentrica",
tanto che si parla di Epr, Electronic Patient Record) consultabile via Web
da medici e strutture sanitarie. Protagonisti tecnologici del repository,
ovviamente gli standard: Hl7 per i dati strutturati e Dicom per le immagini.

Impegni draconiani come la creazione di un unico repository per i sistemi
informativi sanitari fanno, forse, passare in secondo piano progetti "vetrina"
come quelli del portale di "patient relationship management",
realizzato da Business-e per l’ospedale milanese Humanitas, o come
quello di messaging implementato da Vodafone Omnitel, Regione Piemonte,
Cto e Servizio 118, per l’allertamento via Sms delle equipe delle
ambulanze di emergenza e la comunicazione di dati. Ma forse, alla fin fine,
tutti servono alla causa.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome