La causa da un miliardo di dollari intentata dall’azienda contro Big Blue potrebbe rivelarsi una manovra di apertura per una strategia mirata all’uscita dal mercato del software d’impresa.
10 marzo 2003 Un’acquisizione potrebbe forse risolvere le controversie legali che assillano Ibm. Più specificamente, l’acquisizione di Sco, l’azienda che nei giorni scorsi ha portato Big Blue in tribunale con le gravi accuse di violazione contrattuale, appropriazione indebita di segreti commerciali, concorrenza sleale e via dicendo. Il tutto con la richiesta di un miliardo di dollari di risarcimento danni. Le dichiarazioni, comparse sulla stampa estera nella scorsa settimana, lascerebbero comunque intendere la possibilità di varie soluzioni, nonché la complessità dello scenario e degli attuali accadimenti. Portavoci di Sco avrebbero, infatti, dichiarato un certo interesse in un’eventuale acquisizione dell’azienda da parte di Ibm, per dirimere la controversia nata in seguito alla cancellazione di un progetto relativo a una versione a 64-bit del sistema operativo Aix su Intel di Big Blue (il Project Monterey), nonché il conseguente supporto dell’azienda di Armonk per Linux su Intel. La strategia open source di Ibm, secondo Sco, avrebbe quindi violato gli accordi di licenza della tecnologia Unix di Sco in Aix.
Pronti a tutto, dunque, pur di proteggere il proprio business. Ma anche alla possibilità di un’acquisizione da parte di Ibm, la cui capitalizzazione di mercato si aggira intorno ai 130,3 miliardi di dollari, contro gli appena 25 milioni di dollari di Sco. Per il momento, da Armonk, tale possibilità viene però definita come pura speculazione, indicando più o meno esplicitamente l’iniziativa di Sco come una mossa disperata. La risposta non tarda ad arrivare da Sco, i cui responsabili mettono avanti i risultati finanziari degli ultimi tempi: l’azienda versa in ottima forma, dunque l’azione legale intrapresa nei confronti di Ibm è del tutto legittima.
