Sas Forum: l’Italia che va

Al Sas Forum Italia si è discusso di progresso, di business (intelligence) e sociale. Luttwak: «l’Italia potrà dire la sua».

Oltre 1.100 partecipanti, sei sessioni di approfondimento per settore di mercato e per soluzione, più di 160 contributi specialistici.

Questa è stata l’edizione 2007 del Sas Forum Italia, la due giorni di incontro con gli utenti che la società tiene con il coinvolgimento di analisti ed esperti di fama mondiale, quasi a voler proporre una “Cernobbio” a Milano.

Questa volta è stato il turno del politologo Edward N. Luttwak e dell’inventore del pensiero laterale, Edward de Bono, che hanno dato il proprio contributo per delineare lo scenario macroeconomico in cui le aziende si troveranno a competere.

Il padrone di casa, Alessandro Zeigner, Vice President Southern Europe di Sas, è partito dalla considerazione del fatto che i manager incontrano sempre maggiori difficoltà a ricavare indicazioni utili da una massa di dati che cresce a ritmo esponenziale, raddoppia ogni 11 mesi e tende a superare la stessa di memorizzazione. Secondo il manager italiano si esce dal guado dando ampio campo alla Business intelligence analitica.

Per Zeigner, da un lato, il monitoraggio delle variabili che influiscono sul business, dal capitale umano ai processi produttivi, dalle dinamiche della domanda ai fattori di rischio, consente di individuare gli elementi di forza su cui far leva per allargare il vantaggio competitivo. Dall’altro, i metodi analitici sono indispensabili per allargare l’orizzonte temporale e modellare gli scenari futuri in tutta la loro complessità, dai trend tecnologici ai comportamenti dei clienti, dai driver demografici a quelli socio-politici.

Per Edward N. Luttwak siamo in un quadro di sostanziale stabilità.
Secondo il politologo non dobbiamo farci traviare dalle drammatizzazioni mediatiche. Quella che stiamo traversando è una fase di riassestamento. Sotto il profilo economico si assiste a un ciclo naturale di crescita riflessiva, che sgombrerà il terreno dagli eccessi del passato. Sotto quello geopolitico, i contrasti di Russia e Cina con l’Occidente non sono tali da minacciare una cooperazione ormai certa, mentre i conflitti sono estremamente localizzati.

Il quadro italiano? Complesso e a macchia di leopardo per Luttwak: accanto a situazioni di totale eccellenza convivono situazioni di arretratezza e la crescita è tutto sommato modesta. Continua però il trend della dematerializzazione delle merci a favore dei servizi.

Per competere nel mercato globale sono necessarie la capacità di valorizzare le competenze, a livello di singola azienda e di sistema, quella di rispondere alle necessità degli utenti e la capacità di saper innescare processi di macroinnovazione.
Si va, insomma, versto un’economia della qualità, in cui l’Italia potrà dire la sua.

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