SAN veloci, la proposta diventa «di serie»

A circa un anno dalla sua introduzione, oggi l’interfaccia a 4 Gbit al secondo è entrata nei cataloghi di tutti i produttori di storage networking. A partire da Ibm per arrivare a Emc

Dalla scorsa estate, i produttori dell’ambito storage networking si sono convertiti all’interconnettività a 4 Gigabit al secondo (Gbps). Accanto ai vendor di dischi e array (Ibm in testa, con il sistema Ds4800), si sono mossi gli specialisti di apparati di rete e i produttori di controller. Il movimento ha dato come risultato l’attuale disponibilità di SAN a 4 Gbit end-to end, cioè in grado di garantire tale velocità dall’inizio alla fine del percorso, dal server fino al disco sugli array condivisi. La tecnologia consente la compatibilità a ritroso con le strutture a 1 e 2 Gbit e promette anche quella con le future interfacce a 8 Gbit, che arriveranno nel 2008.
Il trend dei 4 Gbit sembra già portare fortuna ai propri patrocinatori, se è vero che Brocade afferma che ormai più del 70% delle entrate relative agli switch è pertinente all’area dei 4 Gbit, mentre Ibm riporta il successo, anche italiano, del Ds4800.


La velocità dei 4 Gbit comporta ovvi vantaggi prestazionali. Tuttavia, gli stessi produttori avvertono che il passaggio da un’infrastruttura a 1 o 2 Gbit, in generale, non è da considerare se la SAN mostra di funzionare efficientemente e ci si aspetta che possa supportare adeguatamente la crescita stimata del carico di lavoro.


Gli sviluppi del precursore


L’esordio nei 4 Gbit di Big Blue fu a suo tempo criticato perché il contesto, fatto anche dagli altri componenti della “catena” (switch, controller) non era pronto. Dall’estate scorsa ad oggi, però, l’offerta si è adeguata. Forte di ciò, ora Ibm ha integrato la proposta con un nuovo sistema di storage capace di supportare collegamenti completi a 4 Gbps end-to-end: il Ds4700 Express, che viene indirizzato espressamente alle Pmi. Il nuovo sistema disco esterno (array), disponibile a inizio di giugno, porta, al tempo stesso, dischi Fibre Channel e Serial Ata, il che significa che consente di miscelare le prestazioni proposte dalle due tecnologie. L’architettura di switching interna, poi, ottimizza il traffico su disco.


Si tratta, a tutta prima, di un sistema con caratteristiche di fascia alta (anche per le funzioni di gestione), che non stupirebbe trovare in una SAN di una grande impresa. Ma Ibm lo propone più in basso, anche grazie a un consolidamento della tecnologia di base e a un prezzo ritenuto adeguato (superiore ai 19.000 dollari). La tecnologia è ovviamente “non-disruptive”: se l’utente ha una infrastruttura a 1 o 2 Gbit, il sistema si autoconfigura per quella velocità.


Le proposte della new entry


La concorrenza di Ibm in ambito SAN a 4 Gbit non si è fatta, dunque, molto attendere: già in luglio Hitachi ha rilasciato soluzioni Fibre Channel con tali prestazioni, mentre Hp si è mossa nei primi mesi di quest’anno con la connettività a 4 Gbit (e iScsi) nei sistemi midrange Eva. Anche NetApp dallo scorso marzo fornisce il proprio supporto. A chiudere il cerchio arriva ora Emc (e Dell, grazie alla partnership con lo specialista di storage), fin qui il vendor meno “caldo”, con la connettività inserita nei nuovi array per SAN midrange Clariion: tre configurazioni (Cx3-20, Cx3-40 e Cx3-80) con capacità massime che variano da 59 a 239 Tb e prezzi, comunque, di un certo impatto: dai 27.000 ai 101.000 dollari.
Si tratta di soluzioni basate sulla sua architettura UltraScale, che supporta la tecnologia Fibre Channel a 4 Gbit, consente di miscelare dischi a 2 e 4 Gbps abbinati a differenti livelli di capacità e velocità. I sistemi Cx3 sono configurabili, oltre che in SAN, in deployment di tipo DAS (Direct attached storage) o SCSI (Small computer system interface).

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