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Quando il robot c’è ma non si vede

Ci sono robot e robot. Per la maggior parte delle persone il termine fa pensare a robot fisici, automi industriali che sostituiscono il personale umano nelle fabbriche svolgendo compiti magari semplici e ripetitivi ma che richiedono precisione e possono anche essere pericolosi.

Ma il segmento di robot a maggior crescita attualmente non è così concreto: sono invece i robot software, aiutanti invisibili che promettono di essere molto più diffusi. È l’approccio della RPA, o Robot Process Automation.

Il mondo del lavoro d’altronde è pieno di compiti noiosi, ripetitivi e tutto sommato semplici da gestire. Controllare se una fattura è stata compilata correttamente, convertire formati di documenti, verificare la presenza della documentazione, anche banalmente copiare dati da un’applicazione a un’altra. Sono tutte operazioni che nelle aziende possono rivelarsi necessarie all’interno di processi più articolati e che richiedono sempre meno azioni fisiche perché i loro passi sono sempre più digitalizzati.

Ecco quindi aprirsi lo spazio per la RPA. Basta creare robot software che imitino il comportamento degli addetti umani per svolgere le medesime funzioni. Lo scopo è quello che caratterizza da sempre l’automazione di qualsiasi cosa: rendere un processo più efficiente e con meno errori.

fujitsu robotic process automation

Contrariamente alla robotica industriale, i robot software non nascono esplicitamente con l’obiettivo di sostituire del tutto gli operatori umani, anche se questo in alcuni casi può accadere. Però è raro, per due ragioni principali. Da un lato difficilmente il lavoro di un dipendente è fatto solo di compiti banali e ripetitivi, dall’altro i robot software sanno gestire le operazioni semplici e ben definite ma serve (ancora) un umano per gestire le possibili eccezioni.

L’idea è che i robot software affianchino gli addetti umani togliendo loro i compiti più banali e permettendo di concentrarsi su quelli a maggiore valore aggiunto. È un obiettivo che interessa le aziende che devono ottimizzare i costi, ovviamente, ma va anche incontro alla generale necessità di automatizzare i processi che la digitalizzazione ha portato nelle imprese.

Ostacoli da superare

La RPA è un mercato per cui si prevedono forti tassi di crescita ma che ha ancora alcuni aspetti su cui lavorare. Il primo, banalmente, è che non esiste una vera e propria formalizzazione di cosa sia la Robot Process Automation. Concettualmente l’approccio è chiaro, le cose si complicano quando si scende nel dettaglio di cosa potrebbero e dovrebbero fare le varie soluzioni portate sinora sul mercato.

Le soluzioni peraltro non mancano: si contano decine di vendor RPA sul mercato, che però lanciano messaggi non allineati sulle potenzialità delle loro tecnologie. Questo non aiuta i potenziali clienti a capire come muoversi, anche se la tecnologia si è evoluta e implementare progetti pilota di RPA non è poi così difficile.

L’altro ostacolo importante è organizzativo. Per molte aziende i compiti più ripetitivi e a minor valore sono già stati esternalizzati: anche a voler considerare le potenzialità della RPA, diventa difficile riportarli al proprio interno mettendoli “in mano” a robot software. I quali però diventano una soluzione interessante per le aziende che hanno ricevuto in outsourcing questi processi poco pregiati.

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