Riparte l’Europa dell’Ict

L’analisi di Eito: software e servizi sospingono il mercato continentale con un +3,6%. Bene la Spagna, l’Italia paga ancora la troppa frammentazione. Tripi: “Approfittiamo del trend e investiamo adesso”.

L’Europa dell’Ict riparte, trainata dal business del software e dai servizi It.
Lo rivela il Rapporto Eito 2007 (Osservatorio europeo dell’Ict), presentato oggi a Roma.
Una crescita che nel 2006 è stata del 3,6%, nel 2007 si prevede del 4,4% e nel 2008 del 4,7%. Tassi che potrebbero essere rivisti al rialzo, in linea con le previsioni di incremento del Pil europeo.

La Spagna è il Paese dell’Europa occidentale che cresce di più nell’It, con un incremento medio del 6%, la Germania invece frena specialmente nell’ambito delle telecomunicazioni e si prevede che nei prossimi mesi (2007-2008) la crescita media nelle Tlc sarà vicina allo zero.

«L’Europa si è finalmente svegliata dal lungo sonno in cui era piombata nel 2001 – ha detto Bruno Lamborghini, presidente Eito -. Questo risveglio è dovuto in particolare allo sviluppo del settore software e dei servizi It che crescono entrambi a ritmi del 5-6% l’anno e addirittura nel 2008 è previsto un assestamento dell’Europa addirittura a livelli superiori degli Stati Uniti in questi comparti. In particolare nel settore dei servizi in cui per il 2008 l’Unione Europea dovrebbe registrare una crescita del 5,4%, contro il 5,1% degli Stati Uniti».

Si tratta di una crescita un po’ drogata dal boom dei Paesi dell’Est che crescono nell’Ict a ritmi medi del 10% l’anno. E’ un po’ quello che sta succedendo nei Paesi emergenti, che crescono nell’Ict a ritmi del 20% l’anno, Brasile, Cina e India in testa.
Applicazioni Web, VoIp, convergenza, sistemi mobili, Vpn, Rfid, sistemi open source e ambienti collaborativi sono le tecnologie abilitanti per la fruizione e lo sviluppo Ict in Europa.

«Sono tecnologie che stanno cambiando il modo di fare business in ogni settore – ha continuato Lamborghini -. Stiamo assistendo a un progressivo cambiamento, specialmente nel settore hi-tech (da parte di operatori della rete e dai fornitori dei contenuti) e della Sanità. Anche l’Italia sta seguendo questo trend di crescita e le previsioni la vedono allineata, nel giro di un paio di anni al resto d’Europa, con picchi di eccellenza nell’ambito del software, che dovrebbe arrivare a crescere nel 2007 del 3% e nel 2008 addirittura del 6%».

È nei servizi It che l’Italia rimane indietro, con un incremento nel 2007 dell’1,9% e per il 2008 stimato del 2,9%, molto al di sotto della media europea.
Un rallentamento dovuto a un’estrema frammentazione del mercato, che conta circa 70 mila aziende, che spesso sono composte da una sola persona. Una frammentazione che non piace all’Unione Europea, che anzi sta portando avanti un programma di aggregazione, condivisione e un piano di intervento per il rilancio dell’Ict.

In linea con quanto prevede il Settimo Programma Quadro (2007-2013), che stanzierà circa 9 miliardi di euro per la ricerca dell’industria Ict europea, ben il 75% in più rispetto al piano precedente.

Ha concluso Alberto Tripi, Presidente di Confindustria
Servizi Innovativi: «L’Europa sta puntando molto sull’Ict e vuole sostenere
una crescita costruita sull’unità e sulla condivisione. Solo così potremo
competere anche con i colossi asiatici e con gli Stati Uniti. Come Italia
dobbiamo continuare a investire in Ricerca e in formazione. Un paese che non fa
Ricerca di base e applicata non può valorizzare gli investimenti esteri. Per
questo facciamo fatica ad attirarli. Ci auguriamo che nel prossimo Documento di
Programmazione Economica e Finanziaria sia dia maggiore centralità da una parte
all’innovazione, dall’altra alla concorrenza, attraverso le liberalizzazioni,
auspicabili in un contesto come quello attuale in cui il mercato ha bisogno di
nuovi stimoli. Dobbiamo approfittare di una ripresa dell’economia europea e
italiana e dei nuovi finanziamenti per l’Ict per rilanciare l’Italia e l’Europa.
Serve la collaborazione tra università, imprese e governo
».

Il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, da
parte sua, ha promesso la gara per la distribuzione della frequenze per il
Wi-Max entro l’estate, sottolineando come l’Italia si collochi, insieme a Paesi
come Francia, Regno Unito e Spagna, ai primi posti in Europa nel settore delle
Tlc, mettendo in evidenza la progressiva apertura e flessibilità del mercato
italiano delle Tlc: i casi Mediaset, Endemol e Telecom Italia ne sono un
esempio.

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