Quando l’impresa cambia in tempo reale

Social media che portano a ragionare su un piano globale, un cloud che va affrontato senza resistenze, le App, il software federato: tutti temi che emergono quando tra fornitori e Cio si confrontano.

«Oggi se un cliente russo ha una esperienza negativa nel nostro negozio di via Montenapoleone, dopo dieci minuti la nostra catena in tutta la Russia registra effetti negativi sulle vendite». Così Fulvio Grimaldi, Cio di Prada, intervenuto durante la tavola rotonda del recente convegno “Ict e innovazione: cronaca di una rivoluzione più volte annunciata”, organizzato nei giorni scorsi dalla School of Management del Politecnico di Milano.

Il responsabile dei sistemi informativi intendeva dare evidenza a come oggi un marchio del lusso importante del settore retail sia esposto ai fenomeni congiunti del social networking e del continuo rapporto tra l’utente e il suo dispositivo mobile, due innovazioni con cui si deve fare i conti, volenti o nolenti: «Nello scenario dei social media, la sfida per una realtà come la nostra, che a fine anno avrà attivi 400 negozi in oltre 20 Paesi, è sviluppare, implementare e mettere in opera l’innovazione contemporaneamente e in modo univoco in tutte le parti del mondo; non possiamo più procedere con una logica regionale, dobbiamo invece sempre più dimostrare una capacità di risposta a livello globale».

Se questo è un caso che oggi può essere ancora circoscritto a un ambito con target e caratteristiche specifiche, presto potrebbe diventare la normalità per molte altre aziende di settori diversi. È quindi importante che nelle aziende i sistemi informativi guidino in prima persona, e con spirito critico, i fenomeni di innovazione prendendo in seria considerazione le tecnologie emergenti negli ambiti business e consumer.

«Il cloud computing porterà a far convivere nelle aziende una parte dei sistemi con logiche on premise insieme ad applicazioni e servizi virtualizzati – spiega Massimo Cappato, social partner di Nolan Norton Italia -. Progettare e mettere in produzione architetture capaci di governare questa complessità sarà ancora più difficile; il Cio deve iniziare ad approcciare il tema senza resistenze».

Il responsabile dei sistemi informativi non può sfuggire dal prendere in considerazione tutto quello che oggi sta accadendo fuori dalla sua azienda e che prima o poi busserà alla sua porta, e deve essere pronto a mettere in discussione i modelli e le pratiche più consolidate.

Vediamo alcuni esempi emersi dalla tavola rotonda.
«La mobilizzazione è un fenomeno con cui dobbiamo fare i conti – afferma Umberto Angelucci, Cto di Sky Italianon possiamo prescindere dal fatto che i nostri contenuti diventino presto fruibili in un contesto everytime everywhere. Abbiamo già lavorato sulle App e le nostre sono ormai state scaricate oltre un milione di volte in Italia; ma abbiamo notato che quando si passa da una modalità free a una a pagamento il volume dei download cala in modo considerevole, dobbiamo capire come intervenire per renderle più profittevoli».

«Nel nostro contesto di sistema informativo federato che raggruppa realtà It diverse con logiche comunque di uniformità su diversi temi abbiamo adottato la logica del Software as a Service – racconta Carlo Polese, Cio Corporate di Parmalat -. È nato così un quasi mercato, che mette a disposizione in modo semplice e flessibile funzionalità che possono essere utilizzate sia dalle grandi che dalle piccole realtà».

«L’esperienza dal 1999 sull’internet banking ci dice che per affrontare business ad alto contenuto tecnologico bisogna coinvolgere componenti non solo It, come quelle di marketing, legali, di organizzazione e tutte le altre, in modo non episodico – dichiara Roberto Fonso, direttore information technology e operations di Banca Popolare di Milano -. Per questo abbiamo preferito all’epoca costruire una società focalizzata sul mondo web con all’interno queste competenze e non creare gruppi di lavoro misti con persone che avevano molte altre cose da fare. Il nostro modo di costruire l’innovazione ha portato risultati importanti e oggi lavoriamo alle nuove sfide della mobility e del 2.0».

Ma cosa pensano i principali interlocutori dei Cio, ovvero i Ceo? Un importante contributo in questo senso alla tavola rotonda è stato portato da Giovanni Linzi, general manager sales di Ibm: «Rispetto agli ultimi tre anni, la nostra indagine annuale su 1.500 Ceo in tutto il mondo evidenzia che dal 2010 il principale problema non è più come gestire il cambiamento, ma come affrontare la complessità che ormai è diventata normalità operativa».

Per fare questo i capi azienda sono alla ricerca di: nuove leadership creative per abilitare nuovi business e nuovi modelli di business; capacità di reinventare la relazione con i propri clienti coinvolgendoli anche nella co-creazione dei prodotti; continuare a trovare le risorse per l’innovazione dall’ottimizzazione dell’organizzazione e dei processi.

A parte il terzo punto, a cui i Cio sono abituati da tempo, le altre due sfide implicano la piena consapevolezza di quanto sta accadendo fuori dalla porta di casa.

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