Secondo uno studio promosso da Ricoh, i dirigenti della PA riconoscono ai Cio un ruolo nei processi di digitalizzazione, ma tendono a escluderli dove si interviene sui processi e sulla gestione del cambiamento.
Background in ambito marketing, conoscenze tecnologiche ed expertise nei processi di business: sono queste le tre caratteristiche chiave per un Cio del settore pubblico, stando a quanto emerge da una indagine promossa da Ricoh Europe e condotta da Coleman Parkes Research presso 735 dirigenti del settore pubblico nelle aree business e IT, suddivisi in 8 settori verticali (istruzione, legale, energia elettrica e utilities, sanità, settore pubblico, commercio al dettaglio, produzione, servizi finanziari) e provenienti da Regno Unito, Irlanda, Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Scandinavia (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca), Svizzera e Russia.
C’è fiducia nel ruolo dei Cio, che secondo il 90 per cento degli interpellati ritiene in grado di guidare la trasformazione delle Pa verso la digitalizzazione e verso il miglioramento dei
servizi ai cittadini, così come previsto dalle diverse Agende Digitali dei vari Paesi.
Ci sono però dei distinguo importanti.
L’ottimismo sembra generalizzato quando si parla di gestione finanziaria, coinvolgimento dei cittadini, business intelligence; è quasi del tutto assente quando si vanno a toccare aree come il cambiamento nei processi, nelle quali solo il 9 per cento dei rispondenti considera interlocutori di riferimento i Cio,
È scarsa – in questo caso parliamo di un 29 per cento – anche la percezione che possa far parte delle competenze del Cio la capacità di gestire il change management: manca dunque la consapevolezza di quanto invece la gestione del cambiamento sia fondamentale per introdurre nuove modalità operative ed entrare nell’era digitale.
In generale dall’analisi emerge che non si è ancora diffusa né consolidata l’idea che l’ottimizzazione e l’implementazione di nuovi flussi di lavoro, in abbinamento a seri programmi di change management, migliorerebbero la macchina organizzaztiva del settore pubblico, agevolando di conseguenza l’ingresso nell’era digitale.