Proton, la società di privacy e sicurezza nota per le soluzioni Proton Mail, Proton VPN, Proton Drive e Proton Pass, ha pubblicato oggi una nuova ricerca che illustra il massiccio aumento dei dati degli utenti consegnati alle autorità statunitensi da Google, Apple e Meta negli ultimi dieci anni.
Secondo i dati raccolti dai siti web di queste aziende, sostiene Proton, il numero di account utente con dati condivisi con le autorità statunitensi in un periodo tipico di sei mesi è aumentato del 606% negli ultimi dieci anni. La condivisione dei dati da parte di Meta ha registrato l’aumento maggiore con il 675%, seguita da Apple con il 621% e da Google con il 530%.
L’aumento di Apple è particolarmente sorprendente – sottolinea Proton – perché non ha ancora pubblicato alcuna informazione oltre il giugno 2023. Ciò avviene anche in un momento in cui Apple sta lanciando campagne pubblicitarie globali in cui si vanta del suo impegno nei confronti della privacy degli utenti, cosa che è stata descritta da molti operatori del settore come “privacy-washing”. In totale, negli ultimi 10 anni sono stati condivisi con il governo degli Stati Uniti più di 3,1 milioni di account utente, evidenzia ancora l’azienda svizzera.
Proton afferma che i dati mostrano chiaramente il crescente desiderio del governo statunitense di sfruttare le enormi riserve di dati delle Big Tech. Mentre le intercettazioni e la sorveglianza guidata dalla NSA sono state a lungo tecniche comuni di raccolta di informazioni, ora è sufficiente un ordine del tribunale alla Silicon Valley. Indipendentemente dal partito politico alla Casa Bianca, le richieste di dati sono aumentate rapidamente e costantemente nel tempo.
Non si tratta di una critica alle policy delle Big Tech quando si tratta di rispettare le richieste delle autorità, precisa Proton, che aggiunge: ogni azienda deve agire nel rispetto della legge e Google, Apple e Meta hanno l’obbligo legale di rispondere a queste richieste. Tuttavia, secondo la società svizzera l’enorme quantità di informazioni condivise è resa possibile solo grazie al rifiuto di queste aziende di mettere la privacy degli utenti al primo posto e di incorporare la crittografia end-to-end in tutte le loro suite di prodotti.
Se lo facessero, mette in evidenza Proton, i dati personali degli utenti sarebbero in gran parte protetti dalle intrusioni del governo, ma si rifiutano di farlo perché ciò comprometterebbe i loro modelli di business basati sui dati. Dal punto di vista della società svizzera, ancora una volta, il profitto viene prima delle persone.
La raccolta di dati da parte del governo statunitense appare particolarmente estrema se confrontata con quella di altri Paesi, prosegue l’analisi di Proton. Negli ultimi 12 mesi, quando i dati erano disponibili, Google e Meta hanno ricevuto più richieste dal governo statunitense che dal resto della Fourteen Eyes Surveillance Community messa insieme.
Negli ultimi 10 anni le richieste governative a Google, Meta e Apple sono aumentate anche da numerosi altri Paesi, come Germania, Francia e Regno Unito, evidenzia Proton.
Inoltre, le cifre riportate non includono le richieste di contenuti ai sensi del FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act) a Meta e Google, che nello stesso periodo sono aumentate rispettivamente del 2171% e del 594%. Le richieste FISA sui contenuti sono particolarmente preoccupanti – sottolinea Proton – in quanto vengono emesse da tribunali riservati con un controllo limitato e non possono essere legalmente rifiutate dalle aziende.
Raphael Auphan, COO di Proton, ha dichiarato: “Sappiamo da anni che il governo impiega molte energie per scoprire tutto ciò che può su di te. Dove vai, con chi parli, cosa leggi, cosa compri. In passato si affidava a un apparato di sorveglianza enorme, complesso e legalmente discutibile, gestito da organizzazioni come la NSA. Ma grazie all’avvento del capitalismo della sorveglianza, questo non è più necessario.
Tutto ciò che serve al governo per scoprire praticamente tutto ciò di cui potrebbe avere bisogno è un messaggio di richiesta alle Big Tech in California. E finché le Big Tech si rifiuteranno di implementare una diffusa crittografia end-to-end, questi enormi archivi di dati privati rimarranno esposti ad abusi“.
La ricerca pubblicata oggi secondo Prorton evidenzia il pericolo di fidarsi delle aziende che rifiutano di utilizzare la crittografia end-to-end in tutta la loro gamma di prodotti, in un momento in cui il governo è sempre più propenso ad approfittare delle riserve di dati del settore privato. Finché Google, Apple e Meta si rifiuteranno di criptare i dati degli utenti, afferma Proton, i cittadini statunitensi rimarranno a rischio.
Ulteriori informazioni su questa ricerca sono disponibili sul blog di Proton.









