8 marzo tecnologico: quali sono le professioni Ict per le donne

Sono in tutto otto le professioni Ict identificate nella ricerca “Donne e digital transformation: binomio vincente” voluta da Ca Technologies per indagare i punti di forza e di fragilità dell’universo femminile nell’ambito delle professioni tecnico-scientifiche e scolastiche.

Obiettivo: portare all’attenzione delle più giovani le potenzialità di impiego e realizzazione offerte dal mondo dell’innovazione.

Professioni_1Ne esce un quadro netto, in cui a garantire migliori opportunità di lavoro in tutti i settori di mercato saranno otto figure professionali con riferimenti concreti alla digitalizzazione.

Parliamo di Data Protection Officer, Digital Information Officer, Cyber Security Expert, Big Data Engineer, Mobile Application Developer, Data Scientist, Esperto in Metodologie Agile e Internet of Things Expert.

Non proprio specializzazioni al femminile, visto l’attuale universo lavorativo italiano e mondiale, ma chiare indicazioni della direzione in cui sta andando la domanda di mercato, sempre più in cerca di skills e competenze tecniche di ultima generazione.
Vediamo insieme con quali evidenze.

1Il campione di indagine

Nelle aziende italiane la presenza di queste figure si rivela, infatti, ancora limitata e prevalentemente al maschile ma, stando alle rilevazioni condotte da NetConsulting Cube per conto di Ca Technologies un campione di Responsabili delle Risorse Umane (62% uomini e 38% donne) e Direttori dei Sistemi Informativi (94% uomini e 6% donne) di 60 aziende italiane e 225 studenti (43% ragazzi e 57% ragazze) equamente distribuiti tra Licei e Istituti Professionali, è destinata a crescere rapidamente nei prossimi anni a fronte del processo di trasformazione digitale che le imprese devono affrontare per competere e innovare.
La buona notizia è che di spazio per crescere ce n’è, considerato che, secondo le rilevazioni ai fini della ricerca, non superano il 25 per cento le donne impegnate in aziende italiane nel ruolo di Big Data Engineer e di Digital Information Officer, mentre non è per nulla ventilata, a oggi, la presenza femminile tra i Data Scientist.
A dire il vero, stando a quanto emerso dal campione di indagine, l’unico ruolo nel quale la presenza femminile raggiunge il 50 per cento è quello dell’Esperto in metodologie Agile, una delle professioni fiorite più di recente e legate alla capacità di sviluppare in modo rapido e veloce applicazioni software.

2Il futuro è nelle materie STEM

Da qui una prima evidenza della necessità di promuovere maggiori attività di informazione, sia da parte delle scuole che delle aziende, per consentire ai giovani di guardare a nuovi orizzonti e avere un’ampia visibilità sugli sbocchi professionali che la tecnologia può offrire in ogni settore.
La stessa che è possibile realizzare solo con una maggiore collaborazione tra il mondo della scuole, le aziende e il settore no profit per dar vita a programmi e iniziative concrete, come il programma europeo Deploy Your Talents e a iniziative come Programma il Futuro, che incoraggino ragazzi e ragazze ad avvicinarsi con interesse e senza preconcetti alle materie STEM, acronimo di Science, Technology, Engineering and Math.
Peccato che, intervistando gli studenti, sia emerso come pochi siano quelli che hanno sentito parlare delle nuove professioni citate, soprattutto nel caso delle ragazze che, nel 74 per cento dei casi, hanno sentito più spesso parlare di Esperto in Intelligenza Artificiale e Robotica e di Sviluppatore di Mobile App.

3Questione di attitudine? Anche

Di positivo, per l’universo femminile, ci sarebbe il dato secondo cui, i soft skill più richiesti per le professioni e i modelli lavorativi del futuro richiederebbero attitudini fondamentali più appannaggio del mondo femminile rispetto a quello maschile. Parliamo di apertura al cambiamento, collaborazione e teamworking, creatività, capacità di problem solving e orientamento al cliente, anche se non tutti i responsabili delle risorse umane interpellati nella ricerca sembrano convergere sulla comune opinione che queste caratteristiche contraddistingano in pieno le donne. Infatti, solo il 23 per cento le ritiene predisposte ai cambiamenti e solo il 26,3 per cento riconosce loro una dose sufficiente di creatività, riportando risultati al di sotto delle richieste anche in termini di attitudine al teamworking e orientamento al cliente.
Le donne superano invece le aspettative sui fronti del problem solving, al quarto posto tra gli skill richiesti, e del multitasking, caratteristica che non viene però ritenuta particolarmente importante ai fini delle performance lavorative secondo il 40 per cento del campione interpellato da NetConsulting Cube.

4Contano “vision” e apertura al cambiamento

Stando, poi, al punto di vista dei direttori dei sistemi informativi interpellati, tra le principali attitudini che abilitano i processi innovativi ci sarebbero capacità di visione a medio e lungo termine (riportata dall’85,4 per cento del campione) e l’apertura al cambiamento (indicata dall’84,6 per cento dei rispondenti), seguite da capacità manageriale/leadership, flessibilità, proattività e creatività e propensione al problem solving.
Ciò detto, a oggi si conferma scarsa la disponibilità di risorse “in rosa” di laureate in discipline STEM, mentre si confermerebbe il livello di interesse delle donne verso le professioni It aggravate, per giunta, dall’ammessa esistenza di resistenze culturali interne alle organizzazioni e di difficoltà organizzative per integrare le risorse femminili in ruoli tecnico-scientifici.

5AAA politiche aziendali a supporto cercansi

Come spesso accade nel nostro Paese, in aggiunta alla mancanza di modelli femminili di successo italiani in ambiti STEM, le principali cause della minore presenza femminile in questo genere di ruoli riguardano soprattutto la difficoltà a conciliare i tempi del lavoro con quelli familiari, gli stereotipi di genere associati a queste categorie di competenze le minori possibilità di fare carriera rispetto agli uomini e la scarsa applicabilità di soluzioni lavorative part-time e flessibili.
Ma se a detta di oltre il 79 per cento dei Cio interpellati, er una donna è più difficile fare carriera in ambito tecnologico rispetto a un uomo, è altrettanto vero che nelle strutture dedicate ai sistemi informativi delle aziende interpellate, le donne rappresentano mediamente il 28 per cento del totale, ma salgono a quota 31 per cento quando il Chief information officer è donna.

6Qualcosa si muove

Di positivo, stando ai risultati dell’indagine voluta da Ca, ci sarebbero le risposte delle aziende che, dimostrando di aver compreso l’esistenza di un significativo gender gap, hanno fatto sapere di aver già sviluppato una politica di pari opportunità di carriera (52,8%) e reso disponibili soluzioni lavorative a tempo parziale e flessibile (33,3%), nonché creato condizioni e strutture di lavoro più adeguate (27,8%) e promosso l’utilizzo di soluzioni di smart working (25%).
Molto resta, però, ancora da fare per incoraggiare i giovani a intraprendere percorsi STEM, soprattutto per quando riguarda gli indirizzi di ingegneria e informatica, visto che circa il 60 per cento delle studentesse intervistate è ancora orientato verso lauree socio-umanistiche e solo il 25 per cento è interessato alle lauree in informatica e il 30 per cento in ingegneria.

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