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La produttività nel cloud passa dal single sign on

Quando le applicazioni cloud funzionano insieme offrono i vantaggi di un’infrastruttura flessibile e scalabile. L’aspetto negativo è il grado di complessità: più app e dispositivi vengono usati, più difficile può essere trovare le giuste informazioni e restare concentrati sulle proprie occupazioni.

Secondo uno studio di Idc, i professionisti di oggi passano un sesto delle loro ore lavorative a cercare le informazioni di cui hanno bisogno e spesso finiscono per non trovarle.

La risposta al problema non può essere un ritorno al passato: secondo uno studio di Forrester Research dello scorso anno per il 68% dei professionisti è fondamentale accedere a file e app da ovunque e su qualsiasi dispositivo.

Il giusto approccio per i decision maker dell’IT, quindi, può essere quello di gestire in maniera ponderata la migrazione al cloud.

Quando le organizzazioni pianificano in anticipo e scelgono le app e i framework di lavoro giusti, è possibile contenere la complessità e aiutare chi lavora.

La vera domanda è: quanto facilmente queste applicazioni permettono davvero alle persone di eseguire il loro lavoro e concentrarsi sulla loro produttività?

Ci si potrebbe chiedere quanto si integreranno queste app in modo da non dover ripetere manualmente il lavoro, minimizzando così la possibilità di un errore umano e massimizzando l’eleganza dell’esperienza utente?.

Risponde alle questioni Mario Derba, vice president Western & Southern Europe di Citrix.

Google sostiene che già un quarto dei professionisti lavora su cloud e che ha ormai abbandonato il software desktop o on-premise, a favore di app distribuite su diverse piattaforme.

User experience in cloud

Questo cambiamento per Derba significa che le persone possono lavorare ovunque si trovino e adottare nuovi tool nel momento in cui ne hanno più bisogno.

Ma può accadere, di contro, che l’esperienza utente sia più frammentata e meno fluida, via via che si debbono utilizzare più account e password, e si finisca per cercare in diversi silos i dati di cui si ha bisogno, destreggiandosi tra una quantità enorme di notifiche e messaggi.

Oltre a tutto ciò, secondo Derba, chi lavora su cloud ha normalmente accesso a dispositivi e app user-friendly, quindi, se si trova sul posto di lavoro a essere appesantito da strumenti lenti o da pedanti applicazioni legacy è come se fosse obbligato a utilizzare un linguaggio a lui sconosciuto.

Una volta che si sono scelti gli strumenti giusti, però, l’ambiente di lavoro cloud può presto diventare molto familiare, con il risultato che i lavoratori si sentiranno facilmente a loro agio.

Per le organizzazioni che sperano di acquisire un’esperienza d’uso al medesimo livello di quelle consumer, una delle principali sfide è essere sicuri che tutti gli utenti abbiano facile accesso alle risorse di cui hanno bisogno.

Il log in fa la differenza

Oltrepassata una certa soglia, infatti, aggiungere più app software-as-a-service rende più difficile per gli utenti avere un’esperienza di buon livello: può accadere, per esempio, di non riuscire a loggarsi da determinate location o che l’app non funzioni dal proprio dispositivo.

Sempre secondo l’indagine Forrester dello scorso anno, in realtà per il 65% dei professionisti il single sign on ad account e applicazioni è molto importante o addirittura fondamentale.

Per facilitare i professionisti nel loro lavoro, quindi, le organizzazioni hanno bisogno di piattaforme che permettano di loggarsi un’unica volta ovunque essi si trovino e permettano l’accesso a qualsiasi app abbiano bisogno, basandosi sulle loro mansioni e sui loro ruoli.

E Citrix, fa notare Derba, ha realizzato proprio questa piattaforma: si chiama Workspace e funziona con dispositivi Windows, Mac, Linux, iOS, Chrome OS, e Android3.

Quando però per lavoro si utilizzano gli stessi dispositivi che si usano per la vita privata, possono esserci altri problemi come la perdita di produttività che si accumula con il dover continuare a passare da un task all’altro.

Secondo una ricerca del Dipartimento di Informatica della University of California di Irvine, una volta che un task è stato interrotto, occorre una media di 23 minuti e 15 secondi per tornare a lavorare su di esso.

Poi senza dubbio, Internet ha le sue tentazioni. In diversi workspace le app sono basate sul browser e ci vuole davvero poco a distrarsi aprendo una tab per guardare un video su YouTube: c’è una costante ricerca di equilibrio tra produttività e distrazione e questo è un argomento sempre attuale.

Per molte persone i social media sono strumenti di lavoro, sono essenziali per costruire la loro community, ma sono anche fatti in modo tale che favoriscono la distrazione.

C’è una tensione sotterranea tra il modello di business di alcuni software che utilizziamo per lavoro e che cosa poi effettivamente produca i risultati migliori.

Intelligenza artificiale contro la distrazione di massa

Citrix, spiega Derba, sta studiando un modo per utilizzare l’intelligenza artificiale che aiuti i professionisti a focalizzarsi sui propri compiti.

Uno dei benefici di una piattaforma come Citrix Workspace è che permette alle organizzazioni di costruire un modello di dati per ciascuno di essi, una fotografia di come, dove e quando il lavoratore esegue determinati task.

Questo permette alla piattaforma di aprire app specifiche o fornire proattivamente i dati di cui c’è bisogno. Se, per esempio, tutti i giorni a mezzogiorno entro in un’applicazione per approvare degli ordini, può essere utile offrire un’interfaccia che si apra automaticamente proprio a mezzogiorno, anziché farlo sempre manualmente.

I professionisti vogliono che i sistemi informativi siano facili da usare, flessibili e integrati come quelli che hanno sui loro smartphone, in macchina e a casa.

Oggi, osserva Derba, il nostro modello di comportamento è tale per cui se il fornitore di cellulare, la tv via cavo o la banca non piacciono, si possono cambiare, e questo tipo di atteggiamento si traduce sempre più anche nel lavoro: se le aspettative non vengono soddisfatte, si genera frustrazione.

Le organizzazioni devono razionalizzare la varietà di app che utilizzano e trovare il modo di farle lavorare insieme. Quando ciò accade, è più facile per le aziende attirare talenti, trattenerli e coinvolgerli.

Le lezioni che ci giungono dal mondo consumer ci aiutano a progredire nel raccogliere dati e nell’analizzarli attraverso l’Intelligenza artificiale. Ma spesso sono le cose più semplici, le app giuste che si trovano al momento giusto, a soddisfare I professionisti e a permettere loro di essere soddisfatti del proprio lavoro

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