Privacy in bilico

La disponibilità dei dati, amplificata dall’era digitale, chiede la riscrittura delle regole. Il punto di equilibrio deve essere affidato al Garante per la Privacy e ai giudici

“Questa Relazione viene presentata in un momento importante della vita istituzionale”, ha commentato Gianfranco Fini, presidente della Camera dei Deputati, “ed è ormai chiaro che la tecnologia è autonoma rispetto ai contesti politici”. “La sicurezza non è un bene assoluto, bensì un servizio” da bilanciare con altre necessità quali informazione e privacy, e nonostante la difficoltà nel far leggi tempestive “solo il rispetto di leggi e procedure garantisce giustizia e libertà”.
Dopo la breve introduzione di Fini, è spettato a Francesco Pizzetti leggere la Relazione 2009, sul tredicesimo anno di questo organismo, il cui testo è già disponibile online[http://www.garanteprivacy.it/garante/document?ID=1730115]. Le 26 paginette sono, come di consueto, chiare e scorrevoli e danno un’ottima descrizione della corposa attività svolta da questa Autorità, che in primis riferisce e si riferisce al Parlamento.

Intercettazioni in equilibrio
Dal punto di vista del dibattito istituzionale il punto più importante è stato certamente l’approccio al problema delle intercettazioni. Qui Pizzetti è stato estremamente chiaro e come sempre rispettoso degli equilibri del suo ruolo, nonostante una parte della stampa abbia preso solo alcune parti del suo discorso. Due gli elementi centrali: “il rapporto tra libertà di stampa e riservatezza deve sempre essere valutato caso per caso” e “il presidio del punto di equilibrio rimane affidato al Garante e ai giudici in sede civile e penale”. Disporre per legge che le intercettazioni siano escluse da questo controllo “sposta oggettivamente il punto di equilibrio (…) tutto a favore della riservatezza”; analogamente, però, l’idea che “il giornalista ha il dovere di pubblicare ogni informazione di cui venga a conoscenza” è sbagliata, in quanto sposta il punto di equilibrio tutto a favore della libertà di stampa.

Linee-guida per la trasparenza
Parlando di tensione tra notorietà e riservatezza dei dati, un certo risalto è stato dato alle azioni del ministro Brunetta. “Con la così detta riforma Brunetta la trasparenza è diventata un principio cardine della PA”, ha detto il Presidente, “strutturalmente legato all’uso della rete e alla messa on line delle informazioni”. Ma neanche la trasparenza può essere considerata una finalità assoluta, altrimenti chiunque entri in contatto con la PA dovrebbe accettare la pubblicabilità delle informazioni che lo riguardano. L’autorità ritiene urgente redigere nuove linee guida sui rapporti tra trasparenza e riservatezza, e -in piena collaborazione con la Commissione Civit[http://www.civit.it/]- spera di renderle disponibili subito dopo il periodo estivo.
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Body scanner e Street View

Più in generale, gli interventi del Garante hanno riguardato molti ambiti, dalla sanità al marketing, dalle telecomunicazioni a giornalismo ed informazione, dal lavoro alla finanza. Tra i più rilevanti troviamo le questioni sul corpo umano, dalle banche dati del Dna ai body scanner; tra quelli più propagandati su internet la gestione dei dati raccolti da Google Street View, altre questioni sui motori di ricerca (che decontestualizzano le informazioni) e sui social network incluso Facebook e più recentemente le questioni riguardanti videosorveglianza, profilazione, geolocalizzazione ed Rfid. Tre i settori nei quali l’azione non è stata soddisfacente: dati giudiziari, polizia ed ospedali.
A proposito dell’approccio globale della tecnologia e soprattutto della Rete, la Relazione ha fatto esplicito riferimento ad una visione senza frontiere. La protezione dei dati, sancita come diritto fondamentale nel Trattato di Lisbona, esce dai confini nazionali e si estende alla politica estera e alla sicurezza comune. Essenziali le collaborazioni internazionali, dal gruppo di lavoro delle autorità europee (WP29) al gruppo polizia, sicurezza e giustizia (WPPJ), nell’ottica di regole comuni e transnazionali.

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