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Perché Swift open source piace a IBM

Ora che Swift è stato effettivamente rilasciato in modalità open source, il mondo enterprise sembra soddisfatto.
Per lo meno lo è Ibm, interpellata sul tema da Business Insider.
Perché se è vero che rilasciare un linguaggio di sviluppo in modalità open source significa dare la libertà di scaricarlo, usarlo, scrivere tool e applicarvi modifiche, è altrettanto vero che questo comporta nuove libertà per le comunità degli sviluppatori.
Ai quali Swift piace, perché è considerato facile da imparare e veloce nelle fasi di creazioni di nuove app sicure.
John Ponzo, CTO di MobileFirst, la partnership congiunta tra Apple e Ibm, sostiene che aver aperto Swift al mondo Linux ha una implicazione immediata e diretta di massima rilevanza: spostare Swift dal solo ambito dei dispositivi e portarlo verso il data center.
Questo significa che Swift non è attrattivo solo per chi sviluppa giochi o applicazioni consumer, bensì per tutti quegli sviluppatori interessati a sviluppare applicazioni lato server.
Si guarda dunque al mondo degli sviluppatori di applicazioni enterprise, che hanno ora la possibilità di scrivere il codice che gira sia sui server in cloud sia sui dispositivi mobili, senza dover effettuare quei cambi di piattaforma e di tool di sviluppo prima indispensabili.
A livello di scenari di mercato, di nuovo, si tratta di introdurre un nuovo polo di attrazione oltre a C++, .Net, Java e tutte le loro derivazioni.
Per Ibm c’è una implicazione in più. La società, che in partnership con Apple ha già dato vita a un portafoglio di 100 applicazioni per il business, tutte realizzate con Swift e tutte appoggiate sul proprio cloud, la nuova apertura di Swift apre nuove opportunità di coinvolgimento delle community degli sviluppatori e delle imprese verso le proprie tecnologie, dal cloud a Watson. E non è certo un caso che Swift troverà ampio spazio anche sul sito DeveloperWorks, dedicato proprio a chi si occupa di sviluppo.

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