Per gli informatici creatività equivale a innovazione

Un’indagine campione ha misurato il tasso di “fantasia” delle persone che lavorano nell’Ict aziendale. Qualche indicatore positivo è emerso, ma la possibilità di esprimersi dipende dalle strategie decise a livello di management

Un po’ come i ragionieri, anche gli informatici non sono abitualmente associati al concetto di creatività, eccezion fatta, magari, per alcuni, come gli esperti di grafica tridimensionale o chi lavora a diretto contatto con il Web.


La società di consulenza Mast (Management, Society and Technology) ha provato a indagare su questo tema, realizzando un’apposita ricerca, con la collaborazione delle strutture Ict di alcune importanti aziende nazionali. Il progetto rientra nell’ambito delle attività del Copernico Working Group, un’organizzazione "virtuale" messa in piedi da manager aziendali e consulenti, per riflettere sull’evoluzione del settore e su alcuni aspetti, soprattutto di natura organizzativa e professionale, che lo stanno caratterizzando in questa particolare fase storica, ovviamente nel nostro Paese. L’indagine è stata svolta su un campione di 240 soggetti, che lavorano nelle strutture It di sei aziende. La selezione dei partecipanti è stata fatta su invito e, alla fine, hanno aderito realtà come Bticino, Osram, Kraft Foods, Ferrero, Nrg e Sia, che hanno composto un campione eterogeneo per tipologia di azienda, esperienza e ruolo degli individui partecipanti.

Le competenze chiave


Il responsabile del progetto, per Mast, Claudio Antonelli, ha sottolineato come il lavoro sia stato svolto con realtà perlopiù inclini al cambiamento e già proiettate in un contesto economico sempre più legato alla conoscenza, oltre che alla produttività. "Le competenze-chiave, oggi, sono l’intraprendenza, la creavità e la reattività. I sistemi informativi sono chiamati a svolgere un ruolo centrale nelle imprese che, per cercare un vantaggio competitivo, devono essere preparate a misurarsi su questi nuovi parametri", ha rilevato Antonelli.


Ma la creatività, in sé, è un fattore misurabile? Secondo Claudia Vigo, che ha curato l’elaborazione dei dati dell’indagine, la risposta è positiva: "Abbiamo individuato una metodologia basata su una serie di test, divisa in tre fasi e con tempi determinati per ognuna. Le prove sono state tutte basate su stimoli visivi, chiedendo ai partecipanti, che avevano la garanzia dell’anonimato sui test, di mettere in moto la propria fantasia, senza preoccuparsi dell’abilità grafica, non importante rispetto all’obiettivo finale della ricerca".


I fattori di creatività ritenuti fondamentali sono stati quattro. La fluidità, in particolare, è la capacità di un soggetto di fornire risposte multiple a una questione, mentre la flessibilità va oltre e arriva all’esposizione di risposte classificabili in categorie concettuali differenti. Sono state considerate, inoltre, l’originalità, ovvero la capacità di esprimere idee innovative, e l’elaborazione, che evidenzia la predisposizione dei soggetti a immaginare, producendo non solo un’idea, ma anche un risultato concreto.

Un’It reattiva e adattabile


Il campione misurato ha mostrato maggior propensione alla fluidità, con un valore medio di 61,3 su 100, seguita dalla flessibilità, con una media di 49,9. Più bassi i valori di originalità ed elaborazione, rispettivamente attestatisi a 33,5 e 36.


All’interno di questi dati medi, l’eterogeneità dei soggetti partecipanti è stata elevata, segno di una notevole differenziazione delle competenze che contribuiscono a formare la struttura informatica di un’azienda. "Le persone creative – ha commentato Antonelli – sono generalmente disponibili all’esplorazione, persistenti al di là degli insuccessi, pronti ad apprendere dagli errori e capaci di giocare con cose e idee. Nella nostra indagine, abbiamo rilevato come queste siano caratteristiche maggiormente proprie dei soggetti con una minore anzianità aziendale. Chi lavora da tempo nello stesso posto non presenta altrettanti stimoli a guardarsi intorno, innovare o sperimentare". La predominanza di fluidità e flessibilità indica che gli informatici sono maggiormente propensi alla reattività e alle capacità di adattamento, mentre appaiono carenti sul fronte della proattività e della tensione all’eccellenza.


I risultati, come già rilevato, sono stati estremamente variabili, segno che gli elementi presi in considerazione sono in realtà poco ricercati dalle aziende, che percepiscono l’informatica ancora perlopiù come un fattore abilitante e assai meno come la locomotiva delle attività di business. Inevitabilmente, in sede di commento, il concetto di creatività è stato associato a quello di innovazione, tema caldissimo di questi tempi per misurare il livello di competitività dell’industria italiana.

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