Home Cloud Pat Gelsinger, VMware: preparatevi al 5G adesso

Pat Gelsinger, VMware: preparatevi al 5G adesso

La strada del 5G è già tracciata più di quanto di pensi. Ne è convinto, e lo ha espresso a chiare lettere durante un incontro stampa a Milano, il ceo di VMware, Pat Gelsinger.

Gelsinger viene in Europa «tre o quattro volte all’anno», ha spiegato, per parlare prevalentemente di infrastrutture. Stavolta lo ha fatto perché a Barcellona si è tenuto il Mobile World Congress.
E «l’Europa è la terra dei service provider. L’MWC si tiene qui, non altrove».

Provider che hanno davanti a sé un lavoro che circoscrivere alla gestione delle classiche comunicazioni cellulari sarebbe davvero riduttivo. Si deve parlare, invece, di costruire le reti con cui gli oggetti si scambieranno i dati, autonomamente.

«Quello dell’Internet of Things – ha detto Gelsinger – è un enorme mercato diversificato, dall’ automotive all’automazione di fabbrica. Noi di VMware abbiamo un ruolo, che è quello di rendere fluida e sicura l’infrastruttura. Teniamo presente che nel 2020 avremo più macchine connesse che persone connesse».
Di più: «ormai è chiaro che gni cosa andrà nel cloud, ma c’è spazio per fare un sano private cloud di fabbrica, automatizzato, con totale attenzione alla sicurezza».

Vmware sta facendo buone performance, superando anche gli obiettivi finanziari, come ha confermato Gelsinger.

E lo deve al fatto che il cloud e la virtualizzazione del datacenter sono diventati mainstream MWC ha confermato la bontà dell’indirizzo: «è stato un successo, quanto a soluzioni per industria e manifattura, aree per le quali il cloud diventa sempre più critico. il 5G sarà il tema chiave e a noi toccherà garantire il funzionamento dell’ambiente applicativo».

Il senso delle soluzioni presentate a MWC 2017

VMware ha presentato a Barcellona un portfolio di soluzioni completo per i CSP, communications service provider, che operano globalmente.

L’architettura unificata software-defined di VMware, basata su Network Functions Virtualization (NFV), mobility e Internet of Things (IoT), vuole dare ai provider la possibilità di beneficiare di una significativa riduzione dei costi, maggiore flessibilità e sicurezza, su una rete moderna 5G abilitata all’ IoT.

NFV, ha detto Gelsinger, «funziona perché sa superare i silos infrastrutturali. È la soluzione per i service provider, che oggi sono stretti dai costi dell’infrastruttura da una parte e dall’abbassamento delle tariffe ai consumatori dall’altra».

Nel mondo provider, ha ironizzato Gelsinger, «tutto è un acronimo. Con NFV, alla fine, stiamo parlando di fare un datacenter virtuale. Cloud 2.0 se volete. Ma il punto centrale è creare nuovi servizi sulle infrastrutture esistenti. Per questo è importante imposrtare la svolta a 5G nei prossimi due anni, facendo investimenti di lungo periodo, che consentiranno all’industria di cambiare passo».

In dettaglio, le novità riguardano vCloud NFV 2.0, per modernizzare e trasformare architetture e operazioni di rete per i provider (CSP) con un’erogazione dei servizi accelerata, efficienza operativa e minori costi di infrastruttura; AirWatch Managed Mobility Services, come servizio gestito, e la partnership con Harman per l’IoT per fornire soluzioni IoT semplificate e specializzate per i clienti enterprise nei mercati manufatturiero, di vendita al dettaglio, delle costruzioni, automotive e per l’efficienza energetica.

Provider e virtualizzazione

Ma tutto deve ruotare attorno ai service provider? «Ce ne sono 200 al mondo che contano. Alcuni sono grandi. e ci aspettiamo una concentrazione ulteriore. Ma vogliamo creare un ampio ecosistema che comnprenda anche i provider regionali, che fanno servizi alle aziende localmente».

E che ne è della virtualizzazione? «Parliamo workspace virtualization, piuttosto. Bisogna semplificare l’ambiente di lavoro per contemplare una serie di dispositivi diversi.
VMware ha inventato virtualizzazione, NFV è del 2004. È il principio della software defined technology, che poi si è ramificata in micro segmenti. Sappiamo di aver rivoluzionato le infrastrutture».

Pat Gelsinger 5G

La lezione dell’hardware guy

«Il fatto è, e lasciatevelo dire da me che sono un hardware guy (Gelsinger allude alla vita professionale trascorsa a progettare microchip per Intel, dagli 80286 agli Itanium), che il mercato hardware è piatto, mentre l’iperconvergenza galoppa con tassi del 25%. Motivo? Se hai un’applicazione legata a un hardware specifico sei destinato a fermarti».

Quindi spazio all’opensource, certo, senza posizioni religiose di alcun tipo, verso o contro Openstack: «Il punto è arrivare a fare una piattaforma scalabile enterprise. Perché Mondo cloud e mondo networking si integrano. E fare un’infrastruttura IOT gestibile, sicura, scalabile».

Per Gelsinger il pendolo della centralizzazione-decentralizzazione IT delineato da Gartner a metà degli anni 90 funziona ancora, è ciclico. «Anche noi abbiamo iniziato nello spazio client e ora ci muoviamo nel datacenter. Oggi sappiamo che in un private cloud idele il datacenter deve essere completamente automatizzato, 24×7. E non ci devono essere ticket».

Ed ecco, in chiusura, la visione: «oggi il fine della virtualizzazione è dare la libertà dall’hardware. Domani sarà dare quella dal cloud». In un mondo di servizi, liquidi, in cui l’infrastruttura sarà sempre più garante del lavoro.

 

 

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