Parmalat rinasce con l’It

Il Cio della casa di Collecchio, Giovanni Hoz, ci parla del suo impegno in una realtà che sta recuperando efficienza.

Sotto la guida del Commissario Straordinario, Enrico Bondi, il Gruppo Parmalat è tornato in Borsa ai primi di ottobre. Per la società di Collecchio i mesi scorsi hanno rappresentato un surplus di lavoro su tutti i fronti, ivi compresa l’area It.


Giovanni Hoz, dal settembre 2004 nuovo Cio del Gruppo di Collecchio, ci racconta del suo impegno in una realtà che deve recuperare efficienza e redditività e che sta uscendo dalla difficile situazione in cui si è trovata alla fine del 2003, ma di cui in parte subisce ancora le conseguenze legate alle implicazioni e ai risvolti giuridici.


«Quando sono arrivato in Parmalat, anche l’area Information technology era da riorganizzare – ci spiega Hoz – in quanto dalla fine del 2003 era sostanzialmente ferma, per lo più con l’aggravante che veniva da una gestione che per molto tempo non aveva fatto significativi investimenti, in particolare dal punto di vista infrastrutturale, in quanto prima del crack aveva in programma di trasferirsi in una nuova sede, completamente cablata, cosa che poi non è accaduta». Inoltre, l’area It è ancora sotto pressione per la continua presenza della magistratura, degli avvocati e delle controparti, che continuano ad acquisire informazioni e dati.


«Oggi la mia direzione, per la parte che segue l’area Italia, è costituita da circa 35 persone, poche per tutto quello che dobbiamo fare ma, per fortuna, estremamente motivate e preparate – afferma il manager – in quanto siamo impegnati su più fronti. Infatti, oltre all’attività intrinseca legata al centro, dobbiamo esaudire anche le richieste di magistratura e avvocati, per cui abbiamo dovuto creare delle banche dati di supporto a tutte le attività di investigation e abbiamo realizzato un sistema sofisticato, che in pratica memorizza tutti i tipi di documenti ed e-mail rilevanti circolati in passato, in modo da renderli disponibili quando richiesti per gli atti giudiziari. Sul fronte prettamente tecnologico abbiamo iniziato un’attività di adeguamento del Ced, avviando tre progetti. Uno riguarda l’infrastruttura e la server consolidation, un altro l’analisi globale della sicurezza, che oggi a oltre 4 mesi dall’avvio, ha già raggiunto un livello soddisfacente, grazie anche al supporto di Spike Reply, società del gruppo Reply, che si occupa di sicurezza, mentre un terzo progetto prevede l’analisi di tutta la politica di back up, recovery e quant’altro. L’obiettivo è quello di realizzare un piano di disaster recovery o, in prospettiva, anche la business continuity. In quest’ambito stiamo ancora facendo un’analisi della situazione, con il contributo della divisione di Emc, Information Solution Consulting, creata in collaborazione con Accenture e poi sceglieremo il partner con il quale avviare il progetto».


Al suo arrivo in Parmalat, Hoz ammette di aver trovato una situazione di buona solidità delle informazioni, che però erano distribuite su una massa di prodotti eterogenei accumulatasi negli anni, in quanto spesso venivano semplicemente spostati in sede i sistemi e le soluzioni delle società che via via venivano accorpate, senza quindi procedere a un’integrazione nel sistema del Gruppo.


Oggi l’area It ha come obiettivo la server consolidation solo per quanto riguarda l’Italia, che va distinta dalle altre nazioni del Gruppo, caratterizzato da realtà con elevate autonomie. Infatti, nazioni come il Canada e l’Australia utilizzano come Erp solo Sap, mentre in Italia oltre a Sap, utilizzato per la parte amministrazione, finanza e controllo, è presente anche Bpcs di Ssa Global per produzione e manufacturing, un prodotto di cui Hoz si dichiara soddisfatto e che peraltro è presente come unico Erp nelle filiali del Sudafrica, Venezuela e Portogallo. L’ottica futura dell’azienda, tuttavia, come spiega Hoz, è quella di arrivare a un solo gestionale, sia per nazione che per Gruppo.


Dal momento che la capogruppo di Parmalat è italiana, uno degli incarichi attuali del Cio a livello internazionale è di attivarsi per gestire a livello centrale gli accordi mondiali con i grossi partner che hanno in comune tutte le country (Sap, Ssa, Oracle, Microsoft e via dicendo) in modo da ottenere maggiori vantaggi economici, per poi distribuire gli acquisti in base alle singole richieste.


«Devo però sottolineare – tiene a precisare Hoz – che per quanto riguarda lo sviluppo del software spesso è utopistico trovare delle soluzioni che vadano bene per tutti, perché di solito avviene localmente in base alle diverse specificità, e anche sull’hardware in parte vale lo stesso discorso, per cui per ora con l’estero tendiamo a stabilire delle regole generali e, senza entrare troppo nel merito di che cosa le country vogliono sviluppare, dove possiamo cerchiamo di coordinare e unificare. Nel frattempo cerchiamo anche di capire bene quali sono le strutture presenti, per procedere verso l’unificazione e l’evoluzione dei sistemi. Sul fronte del gestionale, il discorso è più delicato, perché, come già accennato, abbiamo la presenza di due soluzioni, entrambe valide e da tempo attive, per cui cerchiamo di fare delle best practice di Gruppo, per poterle condividere. Inoltre, non va trascurato che in alcune aree, un cambiamento drastico potrebbe creare non pochi problemi all’operatività degli utenti, abituati da tempo a usare soluzioni collaudate». In relazione alla quotazione in Borsa, in Italia Parmalat sta procedendo, dal punto di vista societario, e quindi anche dei sistemi, all’unificazione di 16 aziende di cui 4 sono produttive: Parmalat, Eurolat con sede a Roma, Lactis vicino a Bergamo e Panna Elena vicino a Cuneo.


«L’unificazione dei sistemi delle 4 principali società – spiega il Cio – è stata abbastanza indolore, anche perché Eurolat veniva già gestita da noi, per cui dal punto di vista dei sistemi entro ottobre saremo un’azienda unica, con Sap nella parte finanza e controllo, e Bpcs nella parte produzione, mentre stiamo facendo degli studi sulla parte logistica».

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