Pa, le normative a sostegno del codice aperto

Quali leggi nazionali e comunitarie sostengono la diffusione dell’open source nella Pa.

La storia del software nella politica italiana inizia nel 2000, con la prima norma sul riuso di software scritto per la Pa. A questa segue la direttiva del ministro per l’Innovazione e le Tecnologie del 19 dicembre 2003, che impone una valutazione comparativa tra la scelta di una soluzione proprietaria e l’Oss e obbliga all’adozione di uno standard aperto e interoperabile.

La Finanziaria 2007 ha approvato un emendamento che prevede, nella distribuzione di risorse finanziarie a sostegno della società dell’informazione, la priorità ai progetti che utilizzano applicativi open source. La Finanziaria programma, inoltre, la realizzazione di un vero e proprio “marketplace delle soluzioni informatiche delle Pa”, in grado di favorire l’incontro tra la domanda pubblica e l’offerta delle imprese italiane che sviluppano codice aperto.

A livello europeo è stato avviato, nel 2003, l’Open Source Observatory (Oso) Ida (Interchange of Data between Administrations), per studiare e incoraggiare l’adozione dell’Oss nelle pubbliche amministrazioni comunitarie. La seconda fase del progetto, avviata nel gennaio 2007 con il nome di IdaBc, integra ed estende i servizi dell’Oso costituendo l’Open Source Observatory and Repository (Osor), un archivio online di tutte le best practice europee sul software libero, per rendere possibile lo scambio e la condivisione di esperienze e soluzioni in grado di migliorare l’offerta di servizi di e-gov delle Pa europee.

Tra gli obiettivi dell’Osor c’è la creazione di una piattaforma per scaricare e aggiornare i software open source prodotte da e per le pubbliche amministrazioni. Su questa sorta di grande portale verrà anche attivata una collaborazione cross border, per fornire assistenza tecnica, organizzativa e legale.

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