Ovum: l’open source non è un fenomeno transitorio

Interpellati gli utenti, che si dichiarano sempre meno reticenti all’adozione di nuove piattaforme. L’importante è il supporto

6 maggio 2003 Sono sempre meno gli ostacoli
all’adozione di software open source. Ne è convinta Ovum, che
pubblica i risultati di una ricerca recentemente condotta su un panel di utenti
It.
Il 65% degli interpellati avrebbe dichiarato di utilizzare
software open source
. Di questi, il 70% avrebbe motivato la scelta con
ragioni di ordine economico, consapevoli, però delle necessità
di prendere in considerazione non solo il costo di acquisto, ma quello
dell’intero ciclo di vita del prodotto, inclusi costi nascosti e
indotti.
Molti sottolineano come molti dei freni all’adozione siano di fatto
spariti dal momento che i principali vendor – Ibm in testa – hanno iniziato a
offrire supporto sistematico sulle piattaforme open.
Non
deve invece suonare strano il fatto che siano pochi gli utenti che dichiarano di
essere interessati alla disponibilità del codice sorgente, per poterlo
modificare in base ai loro specifici bisogni. Questo interesse riguarda nicchie
molto specifiche, quali ad esempio i sistemi embedded, mentre sta lentamente
facendosi largo in aree quali le applicazioni Erp e Crm.
In misura quasi
totalitaria, con open source gli interpellati intendono Linux,
che dunque sta erodendo quote tanto a Windows quanto a Unix.
Poca o nulla
preoccupazione destano i regimi di licenza anche se ne sono stati
identificati una trentina.

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