Obiettivo trenta dollari per la telefonia “emergente”

Per soddisfare la domanda di telefonia mobile nei Paesi in via di sviluppo servono cellulari nuovi ma low cost. E c’è chi ha capito come fare

Per i produttori di telefoni cellulari la nuova frontiera della telefonia
sembra oggi essere una frontiera geografica.
Rappresentata da tutte quelle economie in via di sviluppo
per le quali non si parla di mercato di sostituzione, ma di primo acquisto:
America Latina, Europa Orientale, Cina, Africa.

Paesi nei quali il problema non è rappresentato dai numeri,
ma dal prezzo.


Via dunque telecamere
megapixel
, via lettori Mp3, radio, grandi schermi. Si ritorna
all’essenziale, cercando di scendere quanto possibile con il listino. Una domanda guidata in primo luogo dagli stessi
operatori, come testimonia la società d ricerca statunitense iSuppli
che parla di gare per telefonini dal prezzo inferiore ai trenta dollari
l’unità.

Il punto, evidentemente, è quello di soddisfare l’offerta evitando però di immettere su questi mercati prodotti obsoleti.


Coniugare adeguamento ai
nuovi standard

tecnologici con nuovi criteri di una produzione a basso costo non è semplice.
A meno che non si decida di investire in una ricerca specifica.
Come ha fatto Texas
Instruments, che nel corso del 3Gsm World di Barcellona ha presentato il suo
ultimo processore destinato a questa specifica problematica.


Un unico chip, in grado di
gestire tutte

le funzionalità le
funzionalità del telefono, che dunque consentirebbe di abbassarne i costi fino
alla soglia dei 20-25 dollari. E che, concretamente, consentirebbe di
indirizzare un mercato potenziale valutato in decine di milioni di pezzi già nel
corso di quest’anno.
Magari soddisfando la richiesta di un cliente come
Motorola, che ha già vinto due importanti progetti per fornire gli operatori
attivi sui mercati emergenti con almeno 12 milioni di telefoni
“ultra-cheap”.

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