N° 125 GENNAIO 2004

Donne manager allo specchio. Pensando sia di buon augurio abbiamo dato la parola a chi segue questo settore con estrema professionalità ed è… donna!

E lo chiamavano sesso debole. Poi, però, si è scoperto che sanno
far carriera, che hanno sia muscoli che cervello, tanto da poter arrivare a
ricoprire incarichi una volta ad appannaggio di completi gessati, colletti blu
e cravatte dal grande nodo. Loro si vestono, invece, con nonchalance. Mettono
tacchi alti e ci stanno comode anche se galoppano 10 ore al giorno. Come minimo.
Ma loro chi? Le women in business, ovviamente. Che sono molte e ovunque. Pure
in Italia. E pure nel nostro settore. Fatto di quel trade e di quella tecnologia
che tradizionalmente sa molto di maschio. Noi di Computer Dealer & Var ne
abbiamo intervistate quattro. Sono emersi i loro pensieri, il loro stile, le
loro emozioni. Crediamo possa essere utile anche ai signori uomini capire qualche
segreto soprattutto a proposito di gestione del personale. E poi crediamo che
sia di buon augurio iniziare un nuovo anno in rosa. Anche se forse non è
più questo il colore che le contraddistingue.


La velocità è donna
L’accento spagnolo non l’ha perso per strada e sarebbe proprio un peccato lo
facesse. Lei è, ovviamente, Yolanda Rios forse l’unica
colombiana che ha la più grande esperienza di canale informatico in Italia.
E questo bagaglio se l’è portato appresso anche in Autodesk dove da tre
anni ricopre la carica di amministratore delegato della filiale italiana.
Dopo anni e anni di lavoro "cuscinetto" presso i distributori dove
la Rios è arrivata a ricoprire incarichi da direttore commerciale, la
manager ha fatto degli uffici di Autodesk ad Assago, in provincia di Milano,
la sua seconda casa, senza però traslocare da Varese anche se la scelta
la costringe a essere pendolare. «Ma la cosa non mi crea nessun imbarazzo
– spiega – l’automobile mi permette di svolgere attività lavorative
di comunicazione»
. Ed è a forte velocità che la Rios
ha vissuto quest’ultimo anno di lavoro che lei stessa non stenta a definire
«un anno di sfide. Impegnativo, ma anche molto "veloce"
con cicli ridotti che non permettono di tornare indietro»
.
Così riflette la Rios, aggiungendo che «non si può più
improvvisare niente: questo è stato l’anno che ha dimostrato ed evidenziato
veramente chi è organizzato o meno»
. Il messaggio vale anche
per il canale e viene da una manager che di canale ne sa veramente molto. I
suoi anni di esperienza se li porta sulle spalle con estrema dimestichezza.

Così ricorda anche come nel passato non solo si è dovuta "difendere"
da chi era un po’ misogino, ma anche da chi non voleva avere a che fare con
stranieri. E a questo proposito rammenta un aneddoto bizzarro, ma non troppo.
«Lavoravo allora alla Computer 2000 e passando vicino una ragazza
del call center vedo che questa ha le lacrime agli occhi. Chiedo che succede
e questa ragazza molto giovane mi dice che c’è un cliente che si sta
fortemente lamentando. Le dico di comunicargli che lo metterà in contatto
con un responsabile. Quindi, prendo la telefonata e quell’altro mi dice: "Mi
hanno detto che mi passavano il responsabile, non la segretaria del responsabile,
che è per giunta straniera": non ci ho visto più e credo
che quel signore ancora oggi si ricordi la mia sfuriata»
.

Fermezza, ma anche dolcezza. Sono queste le caratteristiche che ritroviamo in
tutte le manager intervistate. E spesso si nota anche una forte sensibilità
materna. Che ricade senza dubbio sul personale che gestiscono. E proprio sulle
mamme che lavorano con lei, la Rios si sente di dire: «Sono molto
efficienti e non sprecano mai tempo»
. Non è di parte lei.
Ma si sente di difendere una categoria che trova nel lavoro una motivazione
che va al di là dell’esistenziale. Così come questa manager che
dopo essere nata e vissuta in America Latina, essere cresciuta professionalmente
in Italia e aver girato il mondo e soprattutto l’Europa, si sente molto "americana".
La cosa va spiegata in questo modo: «Non amo le etichette e sono molto
diretta nelle comunicazioni tant’è che se devo chiamare una persona lo
faccio personalmente senza dover passare a tutti i costi dalla mia assistente»
.
E ancora: «Per me è molto importante il lavoro di gruppo».
E le sue 40 persone lo sanno. Quindi, conclude: «Essere una donna
in un settore maschile? È bello e non rinuncerei mai alla mia sensibilità
o a chiedere all’altro sesso di trattarmi senza i dovuti riguardi del bon ton»
.


Una donna e una multinazionale
Il connubio è quasi perfetto. Tutto sta ad aver voglia di viaggiare in
continuazione e soprattutto a riuscire a ritagliarsi la propria indipendenza
operativa, dimostrata da una buona conoscenza del mercato e dalle capacità
di gestione operativa.
Clara Covini, tutto questo in Oracle (azienda a concentrazione
altamente femminile) lo ha dimostrato da anni. E ora, quale direttore dei canali
indiretti, si ritaglia una buona dose di autonomia. Anche a livello di programmi,
«che sono sicuramente a ombrello su tutte le country, ma poi vengono
localizzati e personalizzati»
. E qui è la verve femminile
che conta. Mentre spiega alcuni dettagli con l’aiuto della sua Mont Blanc che
schematizza su fogli i vari passaggi, Clara Covini fa emergere alcuni caratteri
salienti della sua personalità: concretezza, conoscenza approfondita
di questo settore, fermezza. Ma anche e soprattutto volontà di far crescere
i propri partner. E questa è una nota interessante: tutti i manager di
canale hanno l’input di convivere e di collaborare con le proprie terze parti.
Ma quando è una donna a sottolineare le politiche di crescita, si intuisce
un senso e uno spirito di collaborazione che va oltre la teoria e supera i trattati
letterari in materia. Esempio ne è il coinvolgimento che questa manager
ha preso nei confronti degli operatori italiani per poter facilitare relazioni
all’estero.
«Oracle ha un programma che ha come obiettivo il supporto delle attività
dei propri partner all’estero. Qui in Italia finora non è stato recepito,
ma mi sento di garantire e favorire contatti con operatori affini per diffondere
progetti e soluzioni di operatori italiani al di fuori dei confini nazionali»
.
Questo è un atteggiamento che non stenterei a definire "materno".
Ma lei è più oggettiva e spiega: «Su questo canale c’è
il problema di esprimere valore. E io lavorerò proprio per cercare di
farlo emergere»
. Così come si sente in dovere di lavorare
per facilitare sempre di più i rapporti tra la sua casa madre e gli operatori:
«È vero, i nostri contratti sono complessi, macchinosi, forse
perché stratificati. Ma dovremmo impostare il rapporto più per
business model. E poi a questi attenerci. Alcuni partner italiani, invece, pretendono
di "fare di tutto"…»
.
Paladina di questo canale, la Covini lo è anche quando deve spiegare
la numerica effettiva degli operatori ai suoi colleghi all’estero: «Si
stupiscono di come queste realtà siano in grado di sopravvivere e come
siano anche molto poco portati al cambiamento»
.
Allora spazio alla creatività che in ultima analisi, per fortuna, è
"donna". E il 2004 pare, anche in questo senso, abbia proprio bisogno
delle donne: «C’è una bassissima tendenza alla proposizione
– riflette la Covini, e noi ci sentiamo di darle perfettamente ragione -.
I vendor "inventano" poco e c’è, a livello di programmi, una
corsa al replicare modalità operative basic»
.
E lei, intanto, ha favorito la nomina in azienda di una persona dedicata alla
"demand generation" per aiutare a "suscitare nuove opportunità
di comarketing". E guarda caso è una donna.


Il bagaglio di chi torna
È tornata in Italia da qualche mese dopo sei anni a Grenoble dove Hp
l’aveva nominata direttore small & medium business per l’Emea. Lei è
Alessandra Brambilla, responsabile dei canali di Hp Psg, che
ha preso il posto di Agostino Santoni. E così è rientrata alla
sede di Cernusco sul Naviglio dove aveva già lavorato nel team di Maurizio
De Berardinis e dove aveva avuto modo di conoscere bene il substrato degli operatori
del settore. E, mentre è impegnatissima a sbrigare tutte le pratiche
del "rientro" in Italia, «una burocrazia complicata cui
mi posso dedicare solo in parte perché sono già operativa sul
canale»
, la incontriamo per chiederle il suo personalissimo parere,
interessante perché supera i confini del nostro Paese, su questo 2003
appena conclusosi.
«Lo definirei "intenso" – ci racconta -. È
stato l’anno dell’operatività del nostro merger e noi abbiamo dovuto
lavorare per integrare anche le logiche di canale che hanno dovuto fare i conti
con una market share di operatori grandiosa»
. Tranquilla e pacata,
ma con due occhi a spillo profondi, Alessandra Brambilla veste volentieri giacche
di tweed mitteleuropee e pantaloni classici. Ed è ingegnere. Per cui
è più che abituata a frequentare, sin dai tempi della sua formazione,
culture tendenzialmente maschili. Senza però essere venuta meno a quello
che lei riconosce come vantaggi femminili: riassumibile in un «approccio
cooperativo e meno di scontro»
. Il che faciliterebbe anche il lavoro
sul canale, visto che «gli imprenditori sono portati a favorire relazioni
che abbiamo alla base il confronto, la lealtà e la trasparenza»
.
Ciò però non vuol dire non essere amante della competizione, «mai
a scapito del teamwork
– riflette – ma amo la competizione. La considero
una componente positiva che aiuta a migliorare»
.
Da qui alla concorrenza il passo è breve e lei il tema lo affronta così:
«La osservo con interesse, anche se da qualche tempo sento molto il
peso della leadership di Hp»
. Così come leader, la Brambilla
si augura diventino i suoi partner di canale.

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