Home Mercato Motori di ricerca e copyright tornano al centro delle attenzioni della Ue

Motori di ricerca e copyright tornano al centro delle attenzioni della Ue

A pochi giorni dall’approvazione del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, arriva la notizia che l’Unione sarebbe al lavoro su un nuovo tema che inevitabilmente finirà per impattare sull’operato delle multinazionali: la trasparenza dei motori di ricerca.
Lo ha confermato Andrus Ansip, vice presidente della Commissione Europea, secondo il quale servizi come Google o Bing dovrebbero essere più trasparenti rispetto alla presenza di contenuti pubblicitari all’interno dei risultati di una ricerca.
I lavori sono tuttora in corso e le prime comunicazioni sulle nuove regole che la Commissione vorrebbe introdurre non verranno rese pubbliche prima del mese di giugno.
Tuttavia, se da un lato Ansip mette la mani avanti e riconosce l’impossibilità di ricondurre la materia a un unico approccio orizzontale, dall’altro le aziende coinvolte, da da Alphabet a Microft, da Amazon a Facebook, esprimono i loro timori rispetto all’ipotesi che il tutto possa ridursi a misure di protezionismo anti-americane.
Ansip, dal canto suo, invoca una parola chiave: trasparenza. Trasparenza nella visualizzazione dei risultati, trasparenza nelle recensioni a pagamento.

Chi è Andrus Ansip
Già primo minestro estone, dal 2014 è Commissario europeo per il mercato unico digitale. E’ vicepresidente della Commissione Europea. Ha un blog, nel quale tratta le tematiche legate al suo mandato.

Attenzione anche ai contenuti

E chiede anche regole più chiare quando si tratta di protezione dei contenuti.
In questo caso, entra in un ulteriore ambito, quello della revisione della legge sulla tutela del copyright, prevista sempre nel corso di questo 2016.
La sua posizione è comunque rassicurante rispetto alle piattaforme di hosting.
Se da un lato Ansip ritiene ci voglia maggiore efficacia quando si chiede la rimozione di un contenuto pubblicato illegalmente, dall’altro esclude che i siti che lo ospitano possano essere ritenuti direttamente responsabili dell’illecito: a loro resta in capo la responsabilità del “take down” del contenuto una volta ricevuta la notifica.

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