Migrazione dati online, questa sconosciuta

Una ricerca di Softek su 250 medio-grandi aziende europee dice che le macro-operazioni di trasferimento dati sono ancora legate alla manualità e generano indisponibilità delle informazioni.

Softek ha effettuato uno studio a livello europeo, che ha coinvolto 250 aziende di grandi e medie dimensioni, teso a sviscerare le componenti che caratterizzano i processi di migrazione dei dati e che ha sancito che, attualmente, tale attività è condotta prevalentemente in maniera manuale con alte percentuali di rischio, legata a fattori di imprevedibilità e con un forte impatto sulla disponibilità delle applicazioni.


Il fornitore di software per la gestione dello storage in ambienti multi-vendor e multi-domain ha presentato lo studio al recente CeBit.


Le conclusioni chiave della ricerca indicano che le aziende considerano la migrazione dei dati un’attività molto rischiosa e con un forte impatto negativo sulla disponibilità dei dati.


Oltre l’80% degli intervistati ha affermato di aver avuto problemi nel corso di una migrazione e circa il 30% ha detto di aver rimandato gli acquisti di nuovi apparati di storage proprio per evitare i problemi migratori.


I principali problemi indicati dagli intervistati riguardano le interruzioni operative lunghe e inattese (46%), la compatibilità tecnica (39%), l’alterazione dei dati (32%), l’omissione o la perdita dei dati (27%) e le prestazioni delle applicazioni (27%).

Ciò che emerge, inoltre, è che sebbene la maggior parte dei data center esegue migrazioni dei dati con una certa frequenza, finora non esistevano studi sul loro impatto sulla disponibilità dei dati e delle applicazioni in occasione di aggiornamenti tecnologici, trasferimenti di server e storage e attività di bilanciamento dei carichi.


Pertanto lo studio di Softek ha voluto evidenziare che i tempi delle migrazioni sono imprevedibili.


Infatti la maggior parte degli intervistati ha affermato che quasi sempre queste attività superano i tempi di lavoro previsti (nell’83% dei casi), le interruzioni pianificate (61%) e il budget allocato (54%).


Inoltre le migrazioni dei dati non vengono eseguite nel normale orario di lavoro e richiedono lunghi periodi di pianificazione.


Circa il 40% delle aziende intervistate ha riferito che le migrazioni richiedono più di cinque persone e il 60% ha dichiarato che i dati vengono migrati settimanalmente, mensilmente o alla fine di un periodo di locazione.


L’89% delle imprese, poi, ha indicato che le migrazioni vengono effettuate dallo staff interno e l’82% ha spiegato che sono effettuate di notte o durante i fine settimana per evitare rischi, non incorrere in interruzioni operative e non inficiare la disponibilità delle applicazioni.


Oltre il 60% delle aziende, poi, ha riferito di impiegare almeno due settimane per pianificare una migrazione.


Tra gli elementi principali che inibiscono la migrazione, gli intervistati hanno indicato la limitazione delle risorse di staff (48%), il costo (37%), i problemi di compatibilità tecnica (30%) e l’impossibilità di mettere le applicazioni off-line (28%).


Oltre il 70% delle aziende ha inoltre evidenziato la necessità di apparati aggiuntivi e oltre la metà ha indicato anche il bisogno di nuovo software e di ore di lavoro straordinarie.


Altri elementi inclusi nel budget complessivo della migrazione dati sono l’ampiezza di banda della rete (32%) e i servizi esterni (24%).


Eppure per semplificare le cose basterebbe utilizzare tool di migrazione dati online, che garantiscono la continua disponibilità delle applicazioni…

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